Le piastrine servono a regolare, insieme ad altri meccanismi, la coagulazione del sangue. Per il loro corretto funzionamento, necessitano di essere attivate e ciò avviene attraverso l’interazione di agenti attivanti (es. trombina, collagene o adenosina difosfato (ADP)) con uno specifico recettore posto sulla superficie della loro membrana. Lo stress ossidativo può portare ad un incremento della reattività delle piastrine, contribuendo allo sviluppo di processi patologici del sistema cardiovascolare.
E’ noto come una dieta ricca di frutta, verdura e di certe piante, fonti naturali di antiossidanti come i polifenoli, possa avere molti effetti benefici per la salute, specialmente per il corretto funzionamento della circolazione sanguigna. Il tarassaco (Taraxacum officinale L.) ha una lunga storia d’uso come pianta medicinale ed era raccomandata per il trattamento di disturbi al fegato, alla cistifellea e ai reni, problemi digestivi e, grazie al suo effetto depurativo, per malattie artritiche e reumatiche.
Uno studio più recente ne ha rivelato inoltre un ruolo protettivo nei confronti dei radicali liberi. Ricercatori polacchi hanno condotto uno studio in vitro per valutare l’attività anti-piastrinica (anti- adesiva ed anti-aggregante) di cinque differenti frazioni estratte dalla radice di tarassaco (tabella) sulla perossidazione lipidica non enzimatica nelle piastrine a riposo e sulla perossidazione lipidica enzimatica (metabolismo dell’acido arachidonico) in piastrine stimolate dalla trombina attraverso la misurazione dei livelli delle sostanze reattive all’acido tiobarbiturico (TBARS).
L’effetto protettivo delle 5 frazioni nei confronti dell’ossidazione delle piastrine è stata misurata attraverso l’utilizzo di vari biomarcatori di stress ossidativo, quali la generazione dell’anione superossido sia nelle piastrine a riposo che in quelle attivate dalla trombina, la carbonilazione e l’ossidazione dei gruppi tiolici delle proteine nelle piastrine trattate con il donatore di radicali ossidrili H2O2/Fe.
Di seguito, i risultati ottenuti nello studio:
- L’adesione al collagene delle piastrine a riposo è stata inibita in modo significativo dopo preincubazione con tutte le frazioni di tarassaco testate (10 e 50 mg/ml), mentre nel caso delle piastrine attivate dalla trombina solo le frazioni fenoliche (C, D ed E) hanno causato inibizione.
- L’adesione al fibrinogeno delle piastrine attivate dalla trombina è stata inibita dalla frazione D a entrambe le dosi testate (10 e 50 μg/ml), mentre con le frazioni B, C ed E l’inibizione è avvenuta solo alla concentrazione più alta. Nel caso invece delle piastrine attivate da ADP, l’inibizione si è avuta con la frazione E ad entrambe le dosi, mentre per le frazioni A, C e D solo alla concentrazione più alta.
- Alla dose di 50 μg/ml, nessuna delle frazioni della radice di tarassaco ha mostrato attività anti-aggregante nei confronti delle piastrine stimolate dal collagene, mentre con le frazioni A, B e C si è osservata una riduzione dell’aggregazione delle piastrine stimolate da ADP.
- Non è stata rilevata alcuna variazione dei livelli di TBARS nelle piastrine a riposo e in quelle attivate dalla trombina con alcuna delle frazioni di radice di tarassaco testate. Le stesse hanno invece prodotto una significativa inibizione della perossidazione lipidica piastrinica indotta da H2O2/Fe ad entrambe le concentrazioni.
- Inibizione della carbonilazione proteica nelle piastrine trattate con H2O2/Fe: osservata con le frazioni C (10 e 50 μg/ml), A (50 μg/ml) e D (10 μg/mL).
- Il numero dei gruppi tiolici nelle proteine piastriniche non è aumentato in modo significativo, rispetto al controllo, con le frazioni A, C, D ed E. Solo con la frazione B, alla concentrazione di 50 μg/ml, è stato registrato un incremento dei gruppi tiolici, mentre l’ossidazione dei gruppi tiolici proteici nelle piastrine trattate con H2O2/Fe ha subito una riduzione solo con le frazioni A ed E.
- Produzione dell’anione superossido in piastrine a riposo e attivate dalla trombina: nelle piastrine a riposo la riduzione dell’anione si è osservata solo alla concentrazione più bassa della frazione A, mentre nelle piastrine attivate dalla trombina le frazioni A, B e C non hanno portato ad alcuna variazione significativa dei livelli di anione superossido.
Questi risultati suggeriscono che è la frazione C ricca in esteri dell’idrossifenilacetato inositolo a possedere le più elevate proprietà anti-piastriniche (anti-adesive ed anti-aggreganti). Questa frazione insieme alla A, più ricca in lattoni sesquiterpenici, sono in grado di esercitare, rispetto alle altre tre frazioni testate, una più potente attività antiossidante (inibizione della perossidazione lipidica e della carbonilazione delle proteine nelle piastrine trattate con H2O2/Fe). Il meccanismo attraverso cui gli esteri dell’idrossifenilacetato inositolo eserciterebbero la loro attività anti-piastrinica non è stato ancora del tutto chiarito. Si ipotizza un ruolo importante della parte zuccherina della molecola, ossia l’inositolo, assente in altri costituenti fenolici, come gli acidi idrossicinnamici delle frazioni D ed E, che hanno invece mostrato un’attività anti-piastrinica più debole. E’ necessario, quindi, approfondire ulteriormente questo aspetto e svolgere ulteriori studi in modelli in vitro e in vivo per avvalorare tali risultati e il ruolo che particolari estratti della radice di tarassaco potrebbero avere nella prevenzione e nel trattamento delle malattie cardiovascolari