Il 1° luglio ha segnato l’entrata in vigore delle nuove “direttive” applicabili ai Claims dei cosmetici. Alcune dichiarazioni quali “senza parabeni, fenossietanolo, ftalati” che si sono moltiplicate in questi anni sull’imballaggio e la pubblicità dei cosmetici, dovrebbero scomparire quando non giustificate da reali benefici al consumatore.
Questo quanto previsto dal Documento tecnico della Commissione europea sulle indicazioni cosmetiche che vieta l’uso della maggior parte delle indicazioni “Free from (senza)… “ e prevede criteri molto rigidi per l’uso del termine “Ipoallergenico”. Questo dovrebbe permettere una migliore informazione dei consumatori poiché consente loro di sapere cosa c’è nel prodotto cosmetico che acquistano e non quello che nel prodotto non è contenuto. Ma non tutti sono d’accordo su questa maggiore trasparenza dei prodotti e soprattutto le suddette “direttive” non hanno la forza di legge e non sono vincolanti.
Qualche cenno storico Nel 2016, ai sensi dell’articolo 20 del regolamento sui cosmetici, la Commissione europea presenta una relazione al Parlamento e al Consiglio che valuta l’applicazione dei criteri comuni per la giustificazione delle indicazioni utilizzate sui prodotti cosmetici. Conclusione: il 90% delle dichiarazioni è giudicato conforme, ma sono identificate criticità per la presenza delle affermazioni “Free from … ” e “Ipoallergenico”. Nel 2017, il sottogruppo della Commissione europea, istituito per sviluppare l’argomento, pubblica un documento tecnico sulle dichiarazioni dei cosmetici. Adotta le Linee guida per l’applicazione dei criteri comuni del 2013 ed alle stesse aggiunge due allegati, uno su “Free-from … ” e l’altro su “Ipoallergenico”. Tutto questo però in assenza di un esplicito mandato conferito alla Commissione, ragione per la quale questo documento non ha forza di legge. Pertanto non è vincolante per le società né per le autorità di vigilanza.
Cosa prevedono queste nuove direttive? L’affermazione “Free from … ” riguarda la presenza di specifici ingredienti e non è consentita quando si riferisce a:
1. ingredienti proibiti nei cosmetici. Esempio: “Senza corticosteroidi”.
2. ingredienti specifici che potrebbero essere presenti nel prodotto o rilasciati nello stesso. Esempio: “Senza formaldeide” se il prodotto contiene ad esempio una sostanza che libera formaldeide.
3. ingredienti che in genere non vengono utilizzati nella tipologia di prodotto in questione. Esempio: “Senza conservanti” per un profumo che non contiene mai conservanti, data la sua alta gradazione alcolica.
4. uno o più ingredienti la cui assenza non può essere garantita. Esempio: “Senza allergeni” poiché non è possibile garantire una completa assenza di rischio di reazione allergica.
5. particolari gruppi funzionali se il prodotto contiene ingredienti con funzioni multiple, inclusa la funzione di cui si asserisce l’assenza. Esempio: “Senza conservanti” se il prodotto contiene alcol.
6. ingredienti per i quali il “Senza… ” costituisce un messaggio denigratorio, basato su una presunta percezione negativa della sicurezza dell’ingrediente. Esempio: “Free-from parabeni”, “Free-from fenossietanolo”, “Free-from triclosan”. E’ invece ammessa quando consente ad un gruppo target specifico di utenti di effettuare una scelta informata. Esempi:
“Senza alcool” per prodotti da risciacquo che possono essere usati da tutta la famiglia;
“Senza ingredienti derivati da animali” per vegani;
“Senza acetone” per gli utenti che vogliono evitare il suo odore.
Claim “ipoallergenico” Può essere utilizzato solo quando il prodotto è stato progettato per ridurre al minimo il suo potenziale allergenico e questo può essere dimostrato. Se un prodotto cosmetico rivendica di essere ipoallergenico, la presenza di allergeni noti o precursori di allergeni dovrebbe essere evitata completamente, in particolare nel caso di sostanze o miscele: –
individuate come sensibilizzanti da parte di SCCS o Comitati precedenti che valutano la sicurezza di ingredienti cosmetici;
– identificate come sensibilizzanti cutanei da altri comitati ufficiali di valutazione dei rischi;
– che rientrano nella classificazione dei sensibilizzanti cutanei della categoria 1, sottocategoria 1A o sottocategoria 1B, sulla base di nuovi criteri stabiliti dal regolamento CLP1;
– identificate dalla società sulla base di valutazioni fatte su denunce dei consumatori; – generalmente riconosciute come sensibilizzanti nella letteratura scientifica;
– per i quali mancano dati rilevanti sul loro potenziale sensibilizzante.
L’uso del claim “ipoallergenico” non garantisce infatti una completa assenza di rischio di una reazione allergica ed il prodotto non dovrebbero dare tale impressione.
In conclusione le affermazioni “Free from …” Potrebbero rimanere ancora a lungo sulle etichette dei cosmetici, sia perché come detto si tratta di disposizioni prive di carattere vincolante per le imprese e di conseguenza prive di interesse per le autorità di controllo, ma anche perché continuano a piacere ai consumatori ed ai produttori del naturale/biologico fai da te per i quali questo tipo di indicazione rappresenta l’unico strumento promozionale dei loro prodotti.