La dieta può aiutare i pazienti con artrite reumatoide a gestire meglio la propria malattia, secondo quanto conclude un articolo di revisione della letteratura pubblicato su Frontiers in Nutrition, che elenca una serie di prodotti alimentari con comprovati effetti benefici sulla progressione e sui sintomi della patologia. «Gli interventi sulla dieta non solo sono semplici e accessibili, ma sono anche confortati da evidenze scientifiche che dimostrano notevoli benefici nella riduzione dei sintomi quali dolore, rigidità articolare, gonfiore, dolenzia e disabilità associata con la progressione della malattia» esordisce la coautrice Bhawna Gupta, della KIIT University, in India. «Il consumo di fibre specifiche, verdure, frutta e spezie, così come l’eliminazione di alimenti causa di infiammazione, possono aiutare i pazienti a gestire gli effetti dell’artrite reumatoide» afferma la ricercatrice, ricordando che la prevalenza della malattia nel Sud Europa è minore rispetto all’Europa settentrionale e al Nord America.
Inoltre, in queste popolazioni la malattia sembra essere meno aggressiva con manifestazioni radiologiche ed extra-articolari meno evidenti. «Differenze attribuite, almeno in parte, a fattori dietetici quali il più ampio consumo di olio di oliva e di pesce, così come a una maggiore aderenza alla dieta mediterranea» osservano gli autori, precisando che anche i probiotici, in particolare Lactobacillus e Bifidobacteria, mostrano un effetto positivo sullo stato infiammatorio dell’artrite reumatoide. «I pazienti con artrite reumatoide dovrebbero rinunciare ad essere onnivori, a fumare e a bere alcool seguendo invece una dieta mediterranea, oppure vegana o di eliminazione» riprende la ricercatrice, che elenca sia gli alimenti in grado di indurre beneficio nella gestione della patologia e il loro possibile meccanismo d’azione, sia quelli potenzialmente aggravanti la malattia. «Basandosi su queste informazioni le aziende farmaceutiche potrebbero formulare appositi nutraceutici, che rispetto ai consueti farmaci non danno effetti collaterali, provengono da fonti naturali e sono anche meno costosi» conclude Gupta.