TRATTAMENTO DELLA DISLIPIDEMIA E MIGLIORAMENTO DEL QUADRO GLUCIDICO NEI PAZIENTI DIABETICI INTOLLERANTI ALLE STATINE
La statina è il farmaco più impiegato al mondo per ridurre l’ipercolesterolemia e nella maggior parte dei casi esercita un controllo della lipidemia ottimale. In alcuni casi, tuttavia, la sua …
La statina è il farmaco più impiegato al mondo per ridurre l’ipercolesterolemia e nella maggior parte dei casi esercita un controllo della lipidemia ottimale. In alcuni casi, tuttavia, la sua iatrogenicità (sofferenza muscolare, aumento delle CPK e/o delle transaminasi epatiche) conduce ad abbandono della terapia o, in altri casi, impone una riduzione del dosaggio a causa degli importanti effetti collaterali. La riduzione della dose comporta spesso, però, il mancato raggiungimento del target lipidico e della riduzione del rischio cardiovascolare.
A causa di queste considerazioni, è importante la ricerca di ingredienti attivi diversi dalle statine, da impiegarsi nei pazienti intolleranti a questi farmaci.
Una possibile alternativa è rappresentata dall’ezetimibe, principio attivo ipocolesterolemizzante particolarmente utile in add-on therapy al fine di ridurre il dosaggio di statina nel paziente intollerante. Il suo impiego in monoterapia rischia purtroppo, però, di essere insufficiente per garantire una riduzione adeguata di colesterolo; da qui l’ulteriore necessità di alternative farmacologiche, in particolar modo quando il paziente è talmente intollerante alle statine da non sopportarne nemmeno bassi dosaggi.
Nel panorama nutraceutico, la berberina è certamente una delle alternative più interessanti. È un alcaloide che svolge la sua attività ipocolesterolemizzante con un meccanismo d’azione diverso dalle statine: aumenta l’espressione del recettore delle LDL-C e down-modula una proteasi nota come PCSK9 (proprotein convertasi subtilisina/kexin tipo 9), coinvolta nella distruzione dei recettori delle LDL-C. La berberina quindi, da un punto di vista molecolare, agisce sul PCSK9 in modo opposto alle statine.
La berberina quindi offre un’interessante opportunità terapeutica, in particolare nei pazienti sensibili alle statine: può essere aggiunta al trattamento con queste ultime in individui che possono tollerarne solo basse dosi e può essere aggiunta ad ezetimibe in individui completamente intolleranti alle statine per potenziarne l’efficacia.
È stato pubblicato di recente un nuovo lavoro dal titolo ‘Clinical role of a fixed combination of standardized Berberis aristata and Silybum marianum extracts in diabetic and hypercholesterolemic patients intolerant to statins’: si tratta di uno studio pilota, durato 12 mesi, che ha arruolato 45 pazienti con diagnosi di diabete di tipo 2 e ipercolesterolemia, caratterizzati da una chiara intolleranza alle statine, al fine di valutare l’efficacia di associazione berberina-silimarina dove la presenza di quest’ultima incrementa la biodisponibilità orale della berberina stessa, di suo molto scarsa in add-on therapy, sia a statine a basso dosaggio, sia ad ezetimibe.
Il controllo lipidico dei partecipanti all’arruolamento non era ottimale, così come il controllo glicemico, nonostante la prescrizione di una dieta, esercizio fisico e/o di farmaci ipoglicemizzanti.
Dei 45 soggetti arruolati nello studio, 15 hanno costituito il gruppo controllo e non sono stati trattati con farmaci ipolipemizzanti, in quanto avevano una diagnosi di ipercolesterolemia recente non troppo gravosa e presentavano una comprovata intolleranza alle statine; 15 sono stati trattati con ezetimibe (10 mg/die) per intolleranza anche a bassi dosaggi di statina, diagnosticata nel corso dell’anno precedente; 15 sono stati trattati con basse dosi di statine per intolleranza ad alti dosaggi. A tutti sono state somministrate due compresse di berberina-silimarina come terapia aggiuntiva.
Dopo un anno, i soggetti dei tre gruppi, grazie all’impiego di Bernerina-silimarina, hanno conseguito i seguenti risultati:
• il colesterolo totale, dopo 6 e 12 mesi di trattamento, si è ridotto di circa l’8% e il 16% rispettivamente, nel gruppo statina; di circa il 13% e il 20% nel gruppo ezetimibe; nel gruppo di controllo trattato con il solo Bernerina-silimarina la riduzione di TC è stata pari a circa l’11% e il 17%, rispettivamente;
• le LDL-C nel gruppo statina si sono ridotte di circa il 15% e il 28% dopo 6 e 12 mesi di trattamento; nel gruppo ezetimibe, questa riduzione è aumentata a circa il 20% e il 33%; nel gruppo di controllo, in cui solo Bernerina-silimarina è stato somministrato, la riduzione è stata pari a circa il 17% e il 26%
Il trattamento ipolipemizzante di pazienti sensibili alle statine è certamente un problema che richiede una soluzione urgente anche nel caso di diabete di tipo 2. Gli individui con diabete spesso mostrano un assetto lipidico alterato e una buona percentuale di essi sono purtroppo sensibili alle statine a vari livelli. Da questo punto di vista, ricorrere alla berberina diventa utile anche per le sue proprietà ipoglicemizzanti, come ampiamente descritto in letteratura. Questo è evidente dai risultati del lavoro in cui la somministrazione di Bernerina-silimarina ha prodotto:
• significativi miglioramenti del profilo glicemico in tutti i gruppi di trattamento: la glicemia al basale è migliorata di circa il 10% in tutti i gruppi;
• l’HbA1c si è ridotta del 2.9% nel gruppo statina e di più del 5% negli altri due gruppi
Questi risultati sono di particolare importanza se si considera che tutti i pazienti erano già sottoposti a politerapia volta a controllare il diabete.
Sulla base di questo studio preliminare, viene confermato che l’uso di una combinazione fissa di silimarina da S. marianum e berberina da B. aristata, somministrata come terapia aggiuntiva (Bernerina-silimarina ), consente di ridurre il dosaggio di statina così come di potenziare l’efficacia di un farmaco alternativo, l’ezetimibe. Bernerina-silimarina risulta utile anche in monoterapia laddove non vi sia una grave ipercolesterolemia di partenza. L’impiego di Bernerina-silimarina può costituire un valido strumento qualora sia necessario migliorare il profilo lipidico e glicemico in pazienti diabetici con intolleranza alle statine.
A causa di queste considerazioni, è importante la ricerca di ingredienti attivi diversi dalle statine, da impiegarsi nei pazienti intolleranti a questi farmaci.
Una possibile alternativa è rappresentata dall’ezetimibe, principio attivo ipocolesterolemizzante particolarmente utile in add-on therapy al fine di ridurre il dosaggio di statina nel paziente intollerante. Il suo impiego in monoterapia rischia purtroppo, però, di essere insufficiente per garantire una riduzione adeguata di colesterolo; da qui l’ulteriore necessità di alternative farmacologiche, in particolar modo quando il paziente è talmente intollerante alle statine da non sopportarne nemmeno bassi dosaggi.
Nel panorama nutraceutico, la berberina è certamente una delle alternative più interessanti. È un alcaloide che svolge la sua attività ipocolesterolemizzante con un meccanismo d’azione diverso dalle statine: aumenta l’espressione del recettore delle LDL-C e down-modula una proteasi nota come PCSK9 (proprotein convertasi subtilisina/kexin tipo 9), coinvolta nella distruzione dei recettori delle LDL-C. La berberina quindi, da un punto di vista molecolare, agisce sul PCSK9 in modo opposto alle statine.
La berberina quindi offre un’interessante opportunità terapeutica, in particolare nei pazienti sensibili alle statine: può essere aggiunta al trattamento con queste ultime in individui che possono tollerarne solo basse dosi e può essere aggiunta ad ezetimibe in individui completamente intolleranti alle statine per potenziarne l’efficacia.
È stato pubblicato di recente un nuovo lavoro dal titolo ‘Clinical role of a fixed combination of standardized Berberis aristata and Silybum marianum extracts in diabetic and hypercholesterolemic patients intolerant to statins’: si tratta di uno studio pilota, durato 12 mesi, che ha arruolato 45 pazienti con diagnosi di diabete di tipo 2 e ipercolesterolemia, caratterizzati da una chiara intolleranza alle statine, al fine di valutare l’efficacia di associazione berberina-silimarina dove la presenza di quest’ultima incrementa la biodisponibilità orale della berberina stessa, di suo molto scarsa in add-on therapy, sia a statine a basso dosaggio, sia ad ezetimibe.
Il controllo lipidico dei partecipanti all’arruolamento non era ottimale, così come il controllo glicemico, nonostante la prescrizione di una dieta, esercizio fisico e/o di farmaci ipoglicemizzanti.
Dei 45 soggetti arruolati nello studio, 15 hanno costituito il gruppo controllo e non sono stati trattati con farmaci ipolipemizzanti, in quanto avevano una diagnosi di ipercolesterolemia recente non troppo gravosa e presentavano una comprovata intolleranza alle statine; 15 sono stati trattati con ezetimibe (10 mg/die) per intolleranza anche a bassi dosaggi di statina, diagnosticata nel corso dell’anno precedente; 15 sono stati trattati con basse dosi di statine per intolleranza ad alti dosaggi. A tutti sono state somministrate due compresse di berberina-silimarina come terapia aggiuntiva.
Dopo un anno, i soggetti dei tre gruppi, grazie all’impiego di Bernerina-silimarina, hanno conseguito i seguenti risultati:
• il colesterolo totale, dopo 6 e 12 mesi di trattamento, si è ridotto di circa l’8% e il 16% rispettivamente, nel gruppo statina; di circa il 13% e il 20% nel gruppo ezetimibe; nel gruppo di controllo trattato con il solo Bernerina-silimarina la riduzione di TC è stata pari a circa l’11% e il 17%, rispettivamente;
• le LDL-C nel gruppo statina si sono ridotte di circa il 15% e il 28% dopo 6 e 12 mesi di trattamento; nel gruppo ezetimibe, questa riduzione è aumentata a circa il 20% e il 33%; nel gruppo di controllo, in cui solo Bernerina-silimarina è stato somministrato, la riduzione è stata pari a circa il 17% e il 26%
Il trattamento ipolipemizzante di pazienti sensibili alle statine è certamente un problema che richiede una soluzione urgente anche nel caso di diabete di tipo 2. Gli individui con diabete spesso mostrano un assetto lipidico alterato e una buona percentuale di essi sono purtroppo sensibili alle statine a vari livelli. Da questo punto di vista, ricorrere alla berberina diventa utile anche per le sue proprietà ipoglicemizzanti, come ampiamente descritto in letteratura. Questo è evidente dai risultati del lavoro in cui la somministrazione di Bernerina-silimarina ha prodotto:
• significativi miglioramenti del profilo glicemico in tutti i gruppi di trattamento: la glicemia al basale è migliorata di circa il 10% in tutti i gruppi;
• l’HbA1c si è ridotta del 2.9% nel gruppo statina e di più del 5% negli altri due gruppi
Questi risultati sono di particolare importanza se si considera che tutti i pazienti erano già sottoposti a politerapia volta a controllare il diabete.
Sulla base di questo studio preliminare, viene confermato che l’uso di una combinazione fissa di silimarina da S. marianum e berberina da B. aristata, somministrata come terapia aggiuntiva (Bernerina-silimarina ), consente di ridurre il dosaggio di statina così come di potenziare l’efficacia di un farmaco alternativo, l’ezetimibe. Bernerina-silimarina risulta utile anche in monoterapia laddove non vi sia una grave ipercolesterolemia di partenza. L’impiego di Bernerina-silimarina può costituire un valido strumento qualora sia necessario migliorare il profilo lipidico e glicemico in pazienti diabetici con intolleranza alle statine.
Fonte: www.ncbi.nlm.nih.gov