Probiotici nell’esofago di Barrett: Potenziali benefici nella prevenzione e trattamento dell’adenocarcinoma esofageo
Se sottovalutato, il reflusso gastroesofageo può indurre un esofago di Barrett che è una condizione complessa precancerogena, una metaplasia, a livello della giunzione gastroesofagea in cui il normale epitelio squamoso viene modificato (epitelio colonnare) e può portare a sviluppo di adenocarcinoma esofageo. La patogenesi molecolare della malattia non è stata ancora del tutto chiarita, ma una serie di dati sperimentali ha mostrato che la somministrazione di specifici probiotici può determinare effetti positivi.
Se sottovalutato, il reflusso gastroesofageo può indurre un esofago di Barrett che è una condizione complessa precancerogena, una metaplasia, a livello della giunzione gastroesofagea in cui il normale epitelio squamoso viene modificato (epitelio colonnare) e può portare a sviluppo di adenocarcinoma esofageo.
La patogenesi molecolare della malattia non è stata ancora del tutto chiarita, ma una serie di dati sperimentali ha mostrato che la somministrazione di specifici probiotici può determinare effetti positivi.
Questo studio è stato condotto con lo scopo di valutare l’effetto inibitorio dei probiotici sull’espressione di specifici marcatori in un modello in vitro. Due diverse linee di cellule esofagee di Barrett sono state selezionate per co-coltura con B. longum e Lactobacillus acidophilusallo allo scopo di misurare l’espressione genica di CDX1 (caudal type homeobox 1) e di IL-18, TNFα, p53 (soppressore tumorale) e ciclossigenasi 2.
Sono stati inoltre esaminati i risultati in termini di effetti profilattici e terapeutici. Gli effetti sono stati valutati su linee cellulari pre- neoplastiche di esofago di Barrett caratterizzate da metaplasia non displastica (CP-A) e su linee cellulari con diplasia a elevato grado (CP-D), praticamente lo stadio antecedente l’adenocarcinoma. I risultati (a 3 ore) ottenuti su linee cellulari CP-A hanno evidenziato che questi microrganismi possono interferire i biomarcatori presi in considerazione in termini quasi sempre statisticamente significativi: P53 (p=0,035 per B. longus e p=0,032 per L. acidophilus), IL-18 (p=0,014 e p<0,001), TNFα (p<0,0001 e p=0,107), CDX1 (p<0,0001 per ambedue) e COX2 (p<0,05 e p<0,0001). In co-colture con cellule CP-D i risultati sono stati ancora quasi sempre significativi: P53 (p=0,037 per B. longus e p=0,063 per L. acidophilus), IL- 18 (p<0,01 per ambedue), TNFα (p<0,01 e p<0,0001), CDX1 (p<0,0001 per ambedue) e COX2 (p<0,001 e p<0,01).
La maggiore efficacia è stata riscontrata nei test terapeutici rispetto a quelli profilattici. Secondo gli autori i risultati ottenuti indicano che il trattamento con probiotici ha delle potenzialità nella prevenzione dell’esofago di Barret e nella sua degenerazione in adenocarcinoma.
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Fonte: Department of Microbiology of Pathobiology, School of Public Health, Tehran University of Medical Sciences, International Campus (TUMS-IC), Tehran, Iran. Mozaffari namin B, Daryani NE, Mirshafiey A, Yazdi MK, Dallal MM. Effect of probiotics on the expression of barrett’s oesophagus biomarkers. J Med Microbiol 2015, Apr;64(Pt 4):348-54