Questo allele è presente nel 20% della popolazione generale ma in circa il 50% dei pazienti con Ad» spiegano i ricercatori, i quali hanno cercato su PubMed articoli originali, revisioni sistematiche e meta-analisi di studi condotti con omega-3 nell’Ad, pubblicati prima del 30 agosto 2016. Sono stati selezionati studi preclinici, trasversali, longitudinali di coorte e clinici randomizzati (RCT). Gli studi preclinici danno risultati abbastanza chiari sull’efficacia degli omega-3 nel prevenire l’Ad, così come positivi riscontri si hanno in vari studi osservazionali sull’uomo. Yassine e colleghi citano poi una meta-analisi cha ha analizzato 21 studi per un totale di 181.580 partecipanti con 4.438 casi di demenza identificati a un follow-up compreso da 2,1 a 21 anni: l’elaborazione dei dati dimostra che, a confronto dei soggetti che non mangiano pesce, il consumo di una porzione di pesce una volta alla settimana si associa a un rischio significativamente inferiore di Ad (rischio relativo: 0,93; P=0,003). Interessante notare, dicono gli autori, che il consumo di due, tre o più porzioni di pesce non determina una grande differenza. Yassine e colleghi hanno anche esaminato 14 studi randomizzati per capire se i supplementi di olio di pesce sono efficaci nell’AD, concludendo che sono inefficaci nel recuperare il fenomeno neurodegenerativo una volta innescato. Al contrario gli integratori possono avere un certo impatto in soggetti cognitivamente normali. Il quadro appare comunque diverso nelle persone con ApoE4 che non hanno ancora progredito verso l’Ad. In alcuni studi epidemiologici e studi clinici, c’è una tendenza tra i portatori ApoE4 cognitivamente sani a beneficiare dell’assunzione di integratori di olio di pesce per un periodo di tempo prolungato. Un’ulteriore conferma deriva al “Rush memory and aging project”, in cui i partecipanti liberi da demenza sono stati sottoposti a valutazioni cliniche neurologiche annuali e autopsia cerebrale al momento della morte: dopo un follow-up medio di 8 anni, lo studio ha dimostrato che i portatori di ApoE4 che avevano consumato almeno un pasto di pesce alla settimana avevano meno cambiamenti neuropatologici tipici di Ad rispetto a chi aveva assunto meno pesce.
«Diversi possibili meccanismi potrebbero creare un collegamento tra l’ApoE4 il metabolismo del Dha» fanno notare i ricercatori. «Tra questi l’accelerato catabolismo epatico di Dha, il difettoso trasferimento di Dha attraverso la barriera emato-encefalica e un ridotto numero di particelle ApoE4, con conseguente minore efficienza del metabolismo cerebrale del Dha. Le evidenze supportano la tesi secondo cui questi meccanismi operano prima dell’inizio della neurodegenerazione» scrivono gli autori, i quali sperano che questa nuova revisione delle attuali prove di efficacia susciti un rinnovato interesse per il finanziamento della ricerca sul Dha nei portatori di ApoE4.
Jama Neurol, 2017 Jan 17. [Epub ahead of print]
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28114437