BETAINA, ACIDO FOLICO, VITAMINA B6 E B12 IN SOGGETTI ANZIANI CON IPEROMOCISTEINEMIA
Essendo l’omocisteina un componente ‘pericoloso’ in quando forte pro-ossidante, nel sangue e nei tessuti viene generalmente metabolizzata nell’aminoacido cisteina, grazie ad una reazione (transulfurazione) che impiega la vitamina B6come co-enzima, oppure viene convertita nuovamente in metionina (tramite rimetilazione) grazie all’assunzione di un nuovo gruppo metilico che viene aggiunto all’omocisteina attraverso uno dei tre percorsi possibili. Il primo è quello della vitamina B12 o cianocobalamina, la quale dona un gruppo metile in una reazione catalizzata dall’enzima metionina-sintasi; la seconda è quella legata all’acido folico, la cui donazione di metile è legata alla funzionalità del metil-tetraidro-folato (MTHF); la terza possibilità è legata invece al ruolo della betaina, la quale dona un metile all’omocisteina grazie all’azione dell’enzima betaina-omocisteina-metil-transferasi (BHMT).
La betaina somministrata oralmente viene rapidamente assorbita e distribuita in tutti i tessuti dell’organismo, con un picco di concentrazione plasmatica che viene raggiunto in meno di un’ora dalla somministrazione. L’emivita della betaina è di 14 ore dopo somministrazione singola e di circa 41 ore quando la somministrazione viene ripetuta per cinque giorni.
L’iperomocisteinemia (eccesso di omocisteina nel sangue) è stata inserita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) tra i fattori di rischio cardiovascolari, cerebrovascolari e vascolari periferici “addizionali”. Un suo coinvolgimento potrebbe essere chiamato in causa per comprendere quegli eventi cardio-vascolari che si manifestano in soggetti in cui i fattori di rischio primari (colesterolemia, trigliceridemia, diabete, ipertensione, etc.) sarebbero da ritenersi all’interno di un range di valori definibili come ‘normali’.
Valori elevati di omocisteina nel sangue possono condurre quindi ad un aumento del rischio per coronaropatia, ictus ischemico, trombo-embolia e demenza senile.
Recenti pubblicazioni indicherebbero che l’iperomocisteinemia potrebbe anche essere causa di innalzamento del rischio per aborto spontaneo, malformazioni fetali (spina bifida), ritardo o diminuzione dell’intelligenza nei bambini in età scolare. Ci sarebbero anche indicazioni che metterebbero in correlazione l’iperomocisteinemia con il rischio di sviluppare osteoporosi e diabete.
Da un’analisi dei dati clinici pubblicati si evince come la somministrazione di betaina sia efficace nel ridurre i livelli di omocisteina, e quindi, teoricamente, del rischio cardio-vascolare, in quei soggetti che non avevano invece risposto alla somministrazione della triade di composti più spesso usata in passato per contrastare l’iperomocisteinemia: vitamina B6 vitamina B12 e acido folico.
Lo studio
A questo proposito è stato svolto uno studio clinico non controllato, a carattere osservazionale, presso le ASL 2 e 3 di Torino, al fine di verificare l’andamento, a 3 e 6 mesi, del parametro omocisteina in soggetti anziani con diagnosi di iperomocisteinemia, a seguito della somministrazione di un preparato in compresse contenente betaina, acido folico, vitamina B6 e vitamina B12 ad un dosaggio in accordo con le norme vigenti in Italia. Il preparato oggetto dello studio è formulato in compresse a rilascio controllato tempo-dipendente a 8 ore e contenente betaina (250 mg), acido folico (0.4 mg), vitamina B6 (3 mg) e vitamina B12 (3.75 μg).
Sono stati arruolati 33 soggetti ambosessi (27 maschi e 6 femmine), tra 62 e 82 anni di età (valore medio 71 ± 7), con alterazione (> 12 μg/L) del valore dell’omocisteina plasmatica.
Le valutazioni ematochimiche eseguite al momento dell’arruolamento, e dopo 12 e, in alcuni casi, 24 settimane, comprendevano analisi di omocisteina plasmatica, GOT, GPT e g-GT (controllo della funzione epatica); colesterolo totale, HDL, LDL e trigliceridi (controllo del quadro lipidico); valutazione della glicemia a digiuno e dell’emoglobina glicata.
Obiettivo principale dello studio era la verifica dell’andamento del parametro omocisteina.
Obiettivo secondario dello studio erano compliance, tollerabilità e comparsa di eventi avversi.
A tutti i volontari è stato chiesto di assumere 1 compressa di prodotto in esame pochi minuti prima di pranzo per tutta la durata dello studio.
Risultati
Dei 33 soggetti arruolati con diagnosi di iperomocisteinemia, 25 si sono ripresentati ad almeno uno dei due controlli stabiliti (T=90 e T=180), e quindi sono stati ritenuti validi al fine dell’interpretazione dei risultati. 19 soggetti su 25 hanno risposto clinicamente bene alla terapia proposta. 6 soggetti si sono dimostrati non responder, uno dei quali partiva da valori di omocisteina di quasi 50 µg/L.
A 90 giorni la riduzione del valore dell’omocisteinemia rispetto all’arruolamento è risultata del 23% circa; a 180 giorni la riduzione è diventata quasi del 30%.
Per quanto riguarda la comparsa di effetti collaterali, la tollerabilità e la compliance osservate sui volontari, questi parametri dipingevano tutti un quadro di safety piuttosto elevato per il prodotto in studio.
Considerazioni
Lo studio mirava a dimostrare che i 4 principi attivi insieme fossero in grado di determinare delle sinergie tali da configurare vantaggi clinici simili a quelli che normalmente si ottenevano ricorrendo alla sola betaina o alla sola triade di vitamine del gruppo B impiegate, però, a dosaggio ben più elevato. Lo studio è riuscito a dimostrare questa ipotesi. La somministrazione dell’integratore ha infatti condotto, a 90 giorni, ad una riduzione del 23% circa dell’omocisteinemia, mentre a 180 giorni la riduzione del parametro era quasi del 30%. Tali valori si discostano di poco dal 35% riportato in letteratura ed ottenibile somministrando un quantitativo di acido folico 25 volte superiore, associato ad un quantitativo di vitamina B6 33.3 volte superiore e di B12 266.6 volte superiore. Anche confrontandosi con il quadro offerto dai trattamenti con sola betaina, la valutazione non si discosta di moltoda quella precedente. E’ infatti vero che nei soggetti con iperomocisteinemia la somministrazione di un dosaggio di 6 g/die produce una riduzione anche del 50% del valore, ma è anche vero che nel preparato la betaina risulta dosata 24 volte meno.
Oltre all’aver dimostrato un’evidente efficacia clinica, paragonabile in parte a quella ottenuta con gli ingredienti separati, ma a dosaggi d’impiego molto più alti, il prodotto in studio si è dimostrato anche ben tollerato e non in grado di determinare scarsi effetti collaterali.
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