Il numero stimato a livello mondiale di pazienti affetti da ipertensione arteriosa nel 2015 è stato di 1,13 miliardi e si prevede che aumenterà del 15-20 % nel 2025 raggiun- gendo un numero prossimo a 1,5 miliardi di persone (17). Mentre la prevalenza dell’iper- tensione arteriosa nella popolazione adulta oscilla tra il 30 ed il 45%, nei soggetti di età superiore ai 60 anni il dato supera il 60% (17).
Almeno 10 milioni di morti ed oltre 200 milioni di anni di vita persi, corretti per la disa- bilità, nel 2015 sono ascrivibili a complicanze dell’ipertensione arteriosa, tanto che l’aumento dei valori pressori anche in un ambito che non configura un vero stato ipertensivo, è ritenuto il principale responsabile di mortalità precoce su scala planetaria (17). Le enormi dimensioni epidemiologiche del problema rendono inverosimile la possibilità di trattare farmacologi- camente anche soggetti non diagnosticabili come ipertesi, pur se con livelli tensivi non ot- timali, e suggeriscono l’importanza di implementare strategie finalizzate a migliorare il controllo della pressione arteriosa nella popolazione, attraverso la correzione dello stile di vita e delle abitudini alimentari.
In questo contesto si può collocare anche l’uso di alcuni nutraceutici di cui è stata di- mostrata la capacità di ridurre i valori pressori, sia in normotesi che in soggetti con valori pres- sori normali-alti: in particolare, numerosi studi clinici hanno supportato l’uso dei flavonoidi del cacao, del succo di barbabietole, degli acidi grassi polinsaturi, degli isoflavoni, dei lactotri- peptidi e dei peptidi del pesce; altri studi hanno dimostrato l’efficacia antipertensiva della L-arginina, del potassio, del magnesio chelato, del calcio, della vitamina C, e del coenzima Q10; ulteriori promettenti risultati sono stati ottenuti valutando gli effetti sulla pressione ar- teriosa del licopene, del resveratrolo, del picnogenolo, della melatonina a rilascio controllato, dell’estratto di aglio invecchiato, dei probiotici, dell’ortosiphon o te di Giava (11, 18-20).
Il loro impiego potrebbe essere particolarmente giustificato in soggetti con valori pressori nell’intervallo normale-alto (130-139/85-89 mmHg), allo scopo di prevenire l’in- sorgenza del danno d’organo, che, non solo contribuisce ad aumentare sensibilmente il ri- schio cardiovascolare globale, ma potrebbe, se non contrastato, rendere più problematico il controllo futuro della pressione arteriosa e più difficilmente riducibile a livelli accettabili l’elevato rischio cardiovascolare (17).
L’uso dei nutraceutici è da considerare in ogni caso complementare alle “tradizionali” modifiche dello stile di vita che si sono dimostrate in grado di ridurre i valori pressori e la cui importanza è stata ribadita dalle linee guida del 2018 per la Diagnosi ed il Trattamento dell’Ipertensione Arteriosa della Società Europea dell’Ipertensione Arteriosa (ESH) e della Società Europea di Cardiologia (ESC) (17) (Tabella 1).
In tabella: BMI, indice di massa corporea.
Vari sono i meccanismi con cui alcuni nutraceutici possono ridurre i valori pressori. In al- cuni casi tali meccanismi sono assimilabili a quelli dei farmaci antipertensivi. Per esempio, ad un’azione ACE inibitoria sembra riconducibile l’effetto ipotensivo di alcuni peptidi di origine ittica, del picnogenolo, e probabilmente dei lactotripeptidi, di alcuni probiotici e dell’estratto d’aglio invecchiato. Quest’ultimo avrebbe anche un’azione “simil calcio-antagonista”, così come il magnesio chelato (11, 21). La maggior parte dei nutraceutici, inoltre, possiede attività antiossidanti di cui sembrano essere particolarmente dotati i polifenoli del cacao (21, 22).
Molti dati indicano che i polifenoli del cacao possono migliorare la biodisponibilità di monossido d’azoto (NO) e, quindi, migliorare la funzione endoteliale (21). Inoltre, il cioccolato nero ricco in flavanoli si è rivelato capace di ridurre la pressione arteriosa in studi clinici con- trollati condotti sia nel soggetto sano che in pazienti ipertesi con e senza ulteriori fattori di rischio cardiovascolare. Una meta-analisi di 20 studi clinici randomizzati controllati e in dop- pio cieco, che includevano circa 856 partecipanti sani, ha rivelato un effetto di riduzione della pressione arteriosa (PA) statisticamente significativo per quanto riguarda i prodotti al cacao ricco di flavanoli rispetto ai controlli: differenza media della PA sistolica -2,77 (CI 95%: -4,72,-0,82) mmHg; differenza media della PA diastolica -2,20 (CI 95%: -3.46, 0.93) mmHg (11).
Il ruolo antiossidante associato ai flavonoidi sembra essere legato soprattutto all’anello aromatico B, che, essendo deidrossilato, accetta facilmente gli elettroni donati da agenti os- sidanti. Questi composti vengono suddivisi in base allo stato di ossidazione dell’anello C in:
- Flavonoli (quercetina, miricetina)
- Flavoni (apigenina, luteolina)
- Flavanoni (naringenina, esperidina)
- Flavanoli o flavan-3-oli (catechine, epicatechine, gallocatechine e loro oligomeri)
- Isoflavoni (genisteina, daidzeina)
- Antocianidine (cianidina, pelargonidina). (21)
I flavanoli sono presenti in concentrazioni molto elevate in alcuni alimenti di origine vegetale come tè, cacao e vino rosso. Sono ritenuti i principali mediatori dei benefici car- diovascolari attribuiti al cacao. Il seme di cacao non trattato o al limite soltanto delicata- mente tostato, così come il cioccolato fondente ricco in “massa di cacao” e non processato industrialmente in modo da alterarne le caratteristiche organolettiche originarie, conten- gono una quantità di flavonoidi nettamente superiore rispetto a quella del vino rosso, del tè sia nero che verde e dei vegetali in generale. Al contrario, la grande maggioranza dei preparati commerciali contiene molte calorie, ma ben pochi flavonoidi (21, 22).
Gli effetti favorevoli dei flavanoli del cacao sulla funzione endoteliale (Figura 1) sono legati ad aumento della biodisponibilità di ossido nitrico (NO), per stimolazione della NO sintasi endoteliale (eNOS), prevenzione della formazione di L-NAME (nitroarginina metil estere) e riduzione della formazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS). Stimolano, inol- tre, il rilasciamento mediato dal fattore iperpolarizzante di derivazione endoteliale (EDHF), inibiscono, l’endotelina-1 (ET-1) e riducono l’attività dell’enzima di conversione dell’angio- tensina (ACE). (21,22)
Meritano di essere ricordati, inoltre, gli effetti ipotensivi dei composti fenolici conte- nuti nelle foglie dell’olivo (oleuropeosidi, flavoni, flavonoli, flavan-3-oli, fenoli sostituiti), la cui azione sembrerebbe essere di tipo essenzialmente periferico e consiste in una spiccata vasodilatazione dovuta al rilassamento della muscolatura liscia dei vasi arteriosi, per un’azione diretta sulle cellule muscolari lisce della parete vasale. Questo effetto è legato, almeno in parte, ad un’azione di tipo calcio antagonista, anche se l’olivo sembra interferire anche con l’attività dell’ACE riducendola, in particolare a livello renale (18, 19). Non è da trascurare il fatto che spesso questo trattamento determina anche riduzione della glicemia, dell’uricemia e del colesterolo, senza manifestare effetti tossici.
Le caratteristiche di altri nutraceutici e/o integratori in grado di ridurre la pressione arteriosa sono presentate sinteticamente nella tabella seguente (Tabella 2).
L’impiego di nutraceutici dotati di azione antipertensiva può essere considerato, uni- tamente ad una dieta equilibrata ed all’adozione di uno stile di vita sano, parte integrante di una strategia di prevenzione degli eventi cardiovascolari in soggetti con valori pressori nel range normale-alto, purché non concomitino altri determinanti del rischio cardiovasco- lare globale tali da configurare una condizione di rischio CV elevato o molto elevato, che rende mandatorio l’inizio di una terapia farmacologica. Il loro utilizzo può essere suggerito anche come utile adiuvante al trattamento farmacologico nei pazienti ipertesi, specie in pre- senza di effetti collaterali non tollerati nei confronti delle varie classi di farmaci antipertensivi.
Il cioccolato fondente (con almeno l’80% di cacao) e il succo di barbabietola sem- brano in atto essere i due nutraceutici con le più convincenti prove di efficacia.
Necessitano, tuttavia, ulteriori studi finalizzati a stabilire la sicurezza a lungo termine dei nutraceutici descritti ed a valutare quali tra questi presentino il più favorevole rapporto costo-efficacia, in modo da non considerarli presidi di élite e da consentirne un più ampio uso nella popolazione.
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