Alla fine di settembre 2017 è stata pubblicata la seconda parte della norma ISO 16128 concernente le “Linee guida per la definizione ed i criteri relativi a ingredienti e prodotti cosmetici naturali e biologici” ovvero quel che dovrebbe costituire un riferimento internazionale nel settore dei cosmetici naturali e biologici.
L’ISO (Organizzazione internazionale per la standardizzazione) è un’organizzazione internazionale indipendente non governativa a cui aderiscono 162 organismi nazionali di normalizzazione che sviluppa documenti di normalizzazione internazionali volontari, pertinenti ai diversi settori di specifico interesse.
L’ISO produce attraverso i suoi comitati diverse tipologie di documenti anche se è maggiormente conosciuta per i suoi standard internazionali. Applicabile al settore cosmetico è un’altra Linea guida, la ISO 22716 in materia di Buone pratiche di lavorazione, mentre si tratta di uno standard ISO ai fini della certificazione in materia di sistemi di gestione ambientale, l’ISO 14001. Le Linee guida ISO infatti non possono essere oggetto di certificazione al contrario delle Norme ISO.
Lo scopo di queste linee guida dedicate a ingredienti e prodotti cosmetici in particolare, si ricorda nella premessa, sarebbe quello di costituire un riferimento per i produttori che alle stesse vorranno conformare i loro prodotti e di favorire la scelta di una più ampia varietà di ingredienti naturali e biologici nella formulazione delle diverse categorie di prodotti cosmetici, al fine di incoraggiare l’innovazione.
Questo standard troverebbe motivazione nell’intento di stabilire una base unica per definire quali sono gli ingredienti e i prodotti cosmetici naturali e biologici. Fino ad ora i riferimenti in tale contesto sono infatti recati dai vari standard e marchi di certificazione elaborati da privati, che non hanno né forza di legge né riconoscimento internazionale.
La domanda che in molti si pongono una volta verificati i contenuti del suddetto standard è se l’intento sia realmente quello di stabilire una base unica di carattere tecnico per definire quali sono gli ingredienti e i prodotti cosmetici naturali e biologici o non invece quello, decisamente politico, di far si che anche un cosmetico “convenzionale” possa essere considerato naturale quando non addirittura biologico. Una sorta di elegante alibi per quanti vogliono investire in questo promettente mercato senza porsi più di tanti problemi formulativi e senza investire in quella ricerca e innovazione su naturale e ingredienti naturali che, almeno nell’enunciato, la norma ISO intenderebbe favorire.
Sempre in teoria quanti hanno partecipato alla realizzazione di questo standard sono tutti i rappresentanti del mondo cosmetico, dal convenzionale a quello del “naturale e biologico”. Nella realtà quanto espresso nella norma ISO riflette soltanto la volontà di quanti intendono millantare come naturali tutti i cosmetici, soprattutto quelli non naturali o bio.
Da una buona idea, con una gestazione lunghissima, i risultati ottenuti sono ben al di sotto di ogni aspettativa e soprattutto molto lontani rispetto all’obiettivo, non meno significativo, di tutelare la buona fede dei consumatori a livello mondiale.
La giustificazione è che nel caso di una norma ISO, che ha quindi una valenza internazionale, l’obiettivo armonizzazione non può non tener conto delle diverse esigenze ed opinioni espresse dalla complessa realtà di riferimento e da tutti gli attori coinvolti, nonché delle normative esistenti nei diversi paesi del mondo. È questo il caso degli OGM, vietati soli in Europa ed ammessi in altri paesi extraeuropei, che la norma ISO ammette come ingredienti naturali.
Lo standard ISO 16128 è stato diviso in due parti. La prima parte, pubblicata nel 2016, è dedicata alla definizione degli ingredienti ed ai criteri tecnici che danno la possibilità di considerare un ingrediente “biologico”, “derivato biologico”, “naturale” e “derivato naturale”.
La seconda parte, pubblicata a settembre 2017, fornisce i metodi di calcolo per stabilire gli indici di naturale e/o biologico degli ingredienti, da cui derivano le percentuali di prodotto naturale e biologico di un prodotto finito.
Praticamente dentro un prodotto che potrebbe essere considerato naturale o bio è possibile inserire tutti gli ingredienti. Qualche esempio: i siliconi possono essere considerati ingredienti naturali; un olio di silicone, infatti, prodotto con sabbia naturale al 70% può essere accreditato con un indice naturale 0,7.
L’alcool denaturato con ftalato di dietile è considerato naturale. Sono ragioni fiscali quelle che impongono la denaturazione; l’alcool, pagando le dovute accise, può anche non essere denaturato, costa di più, ma il risultato è ben diverso.
In tabella è riportato a solo titolo di esempio come è disciplinato l’impiego di alcuni ingredienti critici nelle linee guida ISO raffrontato ad alcuni standard privati.
L’altro aspetto di criticità riguarda la mancanza di una soglia (concentrazione minima) di ingredienti naturali e bio per definire naturale o bio un prodotto cosmetico. Questo legittimerà le creatività dei marketing mondiali che potranno impunemente definire pseudo “naturali” e falsamente “biologici” quasi tutti i prodotti.
Lo scopo di uno standard, e di questo in particolare, si legge nelle premesse dell’ISO 16128-2, è quello di descrivere gli approcci per calcolare gli indici naturale, origine naturale, biologico e origine biologica, che si applicano alle categorie di ingredienti definiti nell’ISO 16128-1. Il documento offre anche uno schema per determinare contenuto di naturale, origine naturale, biologico e origine biologica di prodotti basati sulla caratterizzazione degli ingredienti.
I due documenti non coprono e non sono indirizzati alla comunicazione dei prodotti (Rivendicazioni e etichettatura), sicurezza dell’uomo e dell’ambiente, considerazioni socio economiche (es. commercio equo e solidale), caratteristiche dei materiali di imballaggio o requisiti regolamentari applicabili ai cosmetici.
Lo scopo non è quindi quello di pronunciarsi in merito alle rivendicazioni dei prodotti, né di essere un’etichetta, perché non è destinato a specificare le condizioni alle quali un cosmetico può essere descritto come naturale o biologico.
Solo in Francia le autorità nazionali preposte alla vigilanza in tema di comunicazione pubblicitaria hanno fissato criteri specifici e soglie minime di ingredienti naturali e certificati bio per la dichiarazione di naturale e biologico riferibili ad un cosmetico, ma si tratta di un eccezione, l’unico esempio nel panorama mondiale.
Anche prescindendo dalla questione della soglia minima di ingredienti naturali/bio, esiste la possibilità con questo standard di utilizzare ogni tipo di ingrediente, conservanti controversi, profumi sintetici, solventi petrolchimici, ingredienti “inquinanti” in cosmetici che saranno poi presentati come naturali o biologici. Perché un cosmetico “naturale” o “Biologico” dovrebbe infatti contenere olefine o siliconi?
Tra gli aspetti controversi la mancanza di chiarezza e trasparenza a scapito di una corretta informazione dei consumatori. La ISO 16128, come nel caso di tutti gli standard ISO, è disponibile solo con accesso limitatissimo ed a pagamento. Questo è indubbiamente un ostacolo alla trasparenza ed alla corretta informazione del consumatore che dovrebbe poter consultare il testo originale per giudicarne i contenuti al pari di quanto accade con gli standard privati come Natrue o Cosmos per citarne alcuni.
I calcoli degli indici, per quanto riguarda in particolare gli ingredienti biologici, non sono chiari, e mancano e ad oggi i due documenti tecnici oltre allo standard che dovrebbero spiegare i metodi di calcolo, uno sugli idrolati, l’altro sulle operazioni successive di concentrazione e diluizione.
Per quanto riguarda gli estratti vegetali, in particolare gli estratti acquosi, i criteri sono particolarmente complessi e per niente chiari ai fini del calcolo della reale quantità di materiale biologico presente. Il risultato è che i valori che si ottengono sono molto diversi da quelli ottenuti da calcoli fatti con la stessa finalità in relazione agli standard privati. Valori che cambiano notevolmente anche in relazione al computo o meno dell’acqua, lasciato come scelta al formulatore.
La parte 2 delle linee guida fornisce, come detto, i metodi di calcolo per determinare il contenuto di ingredienti naturali o organici; l’ISO 16128-2 si limita ad autenticare che il calcolo è stato effettuato correttamente, in quanto la linea guida non indica parametri di riferimento per stabilire a quale percentuale il contenuto può essere rivendicato o considerato naturale o organico, perché non rientrano nell’ambito di applicazione della norma ISO 16128 e rimangono di competenza del formulatore.
Formulatore che potrà liberamente scegliere come indicare e se indicare in etichetta questi valori, nulla è infatti previsto dallo standard a tal riguardo non coprendo gli aspetti dell’etichettatura dei prodotti finiti. In mancanza infine di una certificazione e quindi di un controllo da parte di un organismo terzo, nessuno potrà verificare la veridicità delle percentuali riportate in etichetta di ingredienti naturali e bio e non è improbabile che prolifereranno etichette che riporteranno percentuali tanto alte quanto improbabili e non verificabili di ingredienti naturali e bio ai sensi della norma ISO 16128, sempre con buona pace del consumatore.
La ISO 16128 non è sicuramente lo strumento idoneo a disciplinare la giungla di marchi e di certificazioni vere e fai da te già esistenti, né tanto meno a favorire la scelta di una più ampia varietà di ingredienti naturali e biologici nella formulazione delle diverse categorie di prodotti cosmetici, al fine di incoraggiare l’innovazione. Una Linea guida che è ampiamente meno rigorosa degli standard privati esistenti non solo non cambia lo status quo, ma anzi rischia di lasciare ampio spazio ai produttori che saranno dalla stessa in qualche modo legittimati a continuare nel loro greenwashing di facciata.
Dato il trend positivo dei prodotti naturali e bio anche nei cosmetici, il mercato rischia quindi di essere sommerso da prodotti “legittimati“ dalla ISO 16128, ma di fatto solamente “ispirati alla natura”, generando quindi ulteriore confusione tra i consumatori, frammentazione del mercato e creando una scorretta competizione con quanti nel naturale e bio autentico hanno creduto come valore ed hanno investito in questi anni.
COSA POSSO TROVARE IN UN PRODOTTO CERTIFICATO |
CCPB |
NATRUE |
ISO1628 |
DERIVATI DEL PETROLIO |
No |
No |
Si** |
OGM |
Non ammessi* |
Non ammessi |
Ammessi |
SILICONI |
No |
No |
Si*** |
ALCOL DENATURATO |
Solo denaturante per uso alimentare |
Solo denaturante naturale |
Con qualsiasi denaturante (ftalati compresi) |
CONSERVANTI |
Ristretti ad un allegato |
Ristretti ad un allegato e solo se presenti in natura |
Nessuna indicazione |
MINERALI |
Ristretti ad un allegato |
Ristretti ad un allegato e solo se presenti in natura |
Presenti in un allegato informativo ma non esclusivo |
ORIGINE ANIMALE |
Ristretti ad un allegato |
Ristretti a quelli che non comportano la soppressione dell’animale |
Nessuna indicazione |
NON NATURALI |
Ristretti ad un allegato e comunque < 5% |
Non ammessi |
Ammessi senza indicazioni specifiche |
BIOLOGICI |
Ammessi se certificati in base al reg 834 o standard equivalenti |
Ammessi se certificati in base a reg 834 o appartenenti a IFOAM |
Ammessi se certificati in base alla legislazione nazionale o a standard internazionali equivalenti, o da raccolta spontanea |
NATURALI |
Ammessi se derivati da reazioni fisiche specificate |
Ammessi se derivati da reazioni fisiche specificate |
Ammessi se derivati da reazioni fisiche non specificate |
DERIVAZIONE NATURALE |
Ammessi se derivati da reazioni chimiche specificate |
Ammessi se derivati da reazioni chimiche specificate e comunque che simulano i processi fisiologici |
Ammessi se derivati da reazioni chimiche (allegato informativo a scopo indicativo) |
DERIVAZIONE BIOLOGICA |
Non esiste la definizione |
Non esiste la definizione |
Ammessi e definiti come un ingrediente bio che ha subito un processo chimico o fisico |
* in conformità al regolamento 834
** i derivati del petrolio sono ammessi fino al <50% in peso all’interno di un ingrediente di derivazione naturale!
*** considerati non-natural (molecole non esistenti in natura)