Il mercato nutraceutico è in fermento, così come dimostrano i recenti sviluppi, anche internazionali, del settore. Secondo i dati KPMG, le vendite del mercato dei prodotti “nutraceutici” raggiungeranno globalmente $250 mld nel 2018, circa 5 volte il valore dello stesso mercato ad inizio anni 2001.
La nutraceutica infatti, che interessa sia l’industria alimentare che quella farmaceutica, è sostenuta da una forte crescita dovuta sicuramente al fatto che gli integratori alimentari, a differenza di alimenti o farmaci, intervengono in una grande varietà di condizioni di salute, che vanno dall’ambito delle difese immunitarie a quello dello sport, dal controllo del peso al diabete, ma anche nel supporto al trattamento di patologie cardiovascolari, osteoarticolari e gastrointestinali.
Ma sono due i fenomeni ulteriori che determinano lo sviluppo del settore. Da un lato, la consapevolezza del consumatore, che spinto da una continua ricerca di salute e benessere – dovuta a ragioni quali l’invecchiamento della popolazione, l’aumento del focus sulla prevenzione, la crescente consapevolezza della connessione tra cibo e salute, e l’abitudine all’integrazione alimentare come parte della nutrizione carente – ha un approccio nuovo e informato nei confronti della categoria. Dall’altro, l’interesse delle industrie, sia “Big Food” che “Big Pharma”, ad investire in un mercato che presenta alto tasso di crescita e aumento dei canali di distribuzione di massa.
Attestato che la filiera italiana dell’integratore alimentare rappresenta un’eccellenza a livello mondiale interessata da una fase di forte sviluppo, la sfida del settore è oggi quella di caratterizzarsi per standard di qualità riconosciuti e riconoscibili, tramite un percorso che sia finalizzato all’incontro di una filiera di produzione di qualità, nella quale i prodotti siano differenziati in maniera sostenibile, con la qualità percepita dal consumatore, per il tramite di azioni di marketing mirate. L’obiettivo è quello del riconoscimento istituzionale degli standard qualitativi della filiera.
In questa direzione, sicuramente assume un grande rilievo l’interesse costante del Ministero della Salute alla tutela degli standard produttivi di eccellenza alimentare. Per quel che riguarda il settore della nutraceutica, il Ministero ha proposto una bozza di “Norme di Buona Fabbricazione di Integratori alimentari”. Il documento, ancora nella fase preliminare, traccia le linee guida per la corretta fabbricazione degli integratori. Nello specifico, per ogni prodotto, si suggerisce di compilare un “Dossier master di prodotto” e un “Dossier master di fabbricazione”. Il primo dovrà contenere tutti i dettagli circa le caratteristiche di composizione del prodotto finito, come ad esempio la denominazione dell’integratore e l’elenco delle materie prime utilizzate con le relative specifiche tecniche; mentre il secondo raccoglierà tutte le informazioni circa le attività di produzione del lotto, come ad esempio il numero di lotto, le date e gli orari delle operazioni di produzione, gli identificativi del personale, delle apparecchiature e delle linee di lavorazione utilizzate nella produzione.
Nel nostro Paese, tuttavia, a differenza di quanto accade per i prodotti farmaceutici e cosmetici, non è ancora possibile accedere ad una certificazione ufficialmente riconosciuta delle GMP – Good Manifacturing Practice per gli integratori alimentari.
Le GMP, che rappresentano un insieme di regole, procedure e linee guida in base alle quali vengono prodotti i medicinali, consentono di minimizzare i rischi per il loro uso, tutelando in tal modo la salute pubblica, ma permettono anche di migliorare l’efficienza operativa, promuovere l’immagine delle aziende e mantenere la fiducia del consumatore, assicurando peraltro l’accesso a tutti i mercati europei e mondiali.
Fonte:federsalus.it