Benefici dell’olio di pesce sulle funzioni cognitive negli anziani
Le evidenze osservazionali che si sono accumulate negli ultimi anni hanno confermato il ruolo essenziale degli omega-3 a lunga catena di origine marina, e specificamente del DHA, nello sviluppo e nel mantenimento della funzione cognitiva, suggerendo come l’apporto con l’alimentazione di questi acidi grassi, la cui sintesi endogena è generalmente modesta, sia cruciale per le cellule del sistema nervoso a tutte le età. L’olio di pesce è la fonte più generosa di omega-3 in particolare di acido eicosapentaenoico (EPA) e di acido docosaesaenoico (DHA), l’olio di pesce risulta quindi essenziale, in particolare negli anziani per l’integrazione di omega-tre e il mantenimento delle funzioni cognitive.
Le evidenze osservazionali che si sono accumulate negli ultimi anni hanno confermato il ruolo essenziale degli omega-3 a lunga catena di origine marina, e specificamente del DHA, nello sviluppo e nel mantenimento della funzione cognitiva, suggerendo come l’apporto con l’alimentazione di questi acidi grassi, la cui sintesi endogena è generalmente modesta, sia cruciale per le cellule del sistema nervoso a tutte le età. L’olio di pesce è la fonte più generosa di omega-3 in particolare di acido eicosapentaenoico (EPA) e di acido docosaesaenoico (DHA), l’olio di pesce risulta quindi essenziale, in particolare negli anziani per l’integrazione di omega-tre e il mantenimento delle funzioni cognitive.
Gli omega-tre, contenuti nell’olio di pesce, svolgono un ruolo importante nella struttura e nella funzione del cervello; infatti, tali nutrienti sono fondamentali nel contrastare i disturbi legati alle funzioni cognitive negli anziani.
Lo studio
Nuove conferme della relazione tra livelli di assunzione di omega-3 di origine marina e benefici a livello cerebrale emergono dall’elaborazione dei dati raccolti nell’ampia coorte dello studio prospettico UK Biobank, e precisamente nel 60% degli oltre 200.000 partecipanti allo studio con età compresa tra 60 e 73 anni al reclutamento, che ha riportato di consumare abitualmente integratori a base di olio di pesce, tra i prodotti tipicamente più ricchi di omega-3 a lunga catena. Nel corso di un follow up medio di circa 8 anni è stata registrata una minore incidenza (-13%) di diagnosi di demenza per tutte le cause (ma non di specifici sottotipi) tra i soggetti che avevano assunto regolarmente olio di pesce, indipendentemente dai diversi fattori confondenti, compresa la composizione della dieta, dal tempo intercorso tra l’inizio dell’osservazione e il momento della diagnosi e in parte anche dalla predisposizione genetica individuale al declino cognitivo. Tuttavia, la tendenza protettiva era statisticamente significativa tra i partecipanti con un profilo genetico di rischio nella norma (genotipo ApoE ε2/ε4 o ε3/ε3), ma non nei soggetti con genotipo a basso rischio (portatori degli alleli ε2/ε2 o ε2/ε3), e nemmeno in quelli a rischio elevato (portatori degli alleli ε3/ε4 or ε4/ε4).
Le informazioni raccolte in questo studio, e quindi in una popolazione ben selezionata, non permettono né di estrapolare i risultati alla popolazione generale, né tantomeno di definire con precisione il meccanismo d’azione con il quale i componenti dell’olio di pesce potrebbero modulare le funzioni cognitive. Tuttavia, sulla base della correlazione evidenziata tra supplementazione e profilo lipoproteico complessivo (con livelli più bassi di colesterolo totale e LDL, ApoB, e più alti di colesterolo HDL e ApoA-1 nei soggetti che avevano integrato la dieta) gli autori ipotizzano che il metabolismo lipidico possa svolgere un ruolo nella protezione della funzione cognitiva dell’anziano.
Si dovrebbe, quindi, considerare di assumere un integratore di olio di pesce per l’integrazione di omega-tre e il mantenimento delle funzioni cognitive.