Sono quindi indispensabili per combattere l’istaurarsi di uno stato di malnutrizione per difetto in quei pazienti in cui non è possibile impostare un corretto trattamento dietetico semplicemente modificando la normale dieta, né impiegando altri prodotti quali gli integratori. Nonostante gli Afsm debbano essere notificati al Ministero della Salute e richiedano di essere usati sotto stretto controllo medico, non rientrano nella categoria dei prodotti detraibili. Oggi l’Art. 15 del Testo unico delle Imposte sui redditi stabilisce che il 19% delle spese sostenute per cure mediche e per l’assistenza sanitaria possa essere detratto ai fini dell’Irpef. La proposta di legge lo modificherebbe prevedendo la detraibilità anche per gli alimenti a fini medici speciali, inseriti nella sezione A1 del Registro Nazionale (art. 7 del DM 8 giugno 2001), con l’esclusione di quelli destinati ai lattanti», con un onere per l’erario pari a 6,6 milioni di euro per tre anni, compensati dal risparmio in termini di costi sociali e dai benefici per i malati di tumore o con disturbi neurologici o ictus, malattie respiratorie, demenza. In Europa sono 33 milioni gli adulti a rischio di malnutrizione per difetto, con un costo sociale di 120 milioni di euro. «Gran parte dei fabbisogni metabolico-nutrizionali dei malati cronici non sono soddisfatti e questo ha un impatto negativo sulla spesa sanitaria perché la malnutrizione per difetto causa riduzione delle difese immunitarie e numerosi altri problemi» ha sottolineato Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC, Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo.
Particolarmente esposti sono gli anziani oltre i 65 anni, ma anche i malati oncologici: alcuni studi hanno messo in evidenza che se malnutriti possono avere effetti collaterali più marcati quando sottoposti a chemioterapia, arrivando anche a dover sospendere i trattamenti antitumorali. Appoggia la proposta anche il Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, per voce del coordinatore nazionale Tonino Aceti: «Sarebbe meglio che tali prestazioni fossero garantite all’interno dei Lea, ma riconosciamo nella proposta un primo passo importante per alleviare il peso sui redditi delle famiglie». «Una battaglia di civiltà – conclude D’Incecco, che si rende tanto più necessaria se si guarda da un lato alla crescente de-ospedalizzazione per numerose categorie di pazienti e dall’altro all’ingente peso che il loro acquisto ha sulle famiglie».