La kellina, può essere utilizzata tramite applicazioni topiche, nel trattamento della vitiligine. Infatti, assieme all’irradiazione UV, è in grado di stimolare l’attività dei melanociti
L’Amni visnaga è dotata di attività spasmolitica a livello cardiaco, bronchiale, gastroenterico e urinario. I suoi metaboliti secondari svolgono questa attività elettivamente sulla muscolatura liscia e, a livello cardiaco, tale attività si concentra principalmente a livello coronario.
L’effetto, lento ma duraturo, della vasodilatazione può essere efficacemente sfruttato in casi di angina pectoris, mentre, negli altri distretti, può avere utilità nel trattamento dell’urolitiasi, del broncospasmo o dei crampi intestinali. Tradizionalmente, la pianta era conosciuta come “erba cura denti”, in quanto i raggi dell’infiorescenza erano utilizzati come stuzzicadenti.
La khellina (o kellina), la visnagina (furanocromoni), la samidina e la visandina (piroanocumarina) sono solo alcuni dei metaboliti secondari che si ricavano dai semi e dalle foglie della pianta, ma sono evidenziati come i possibili responsabili delle attività della pianta.
Proprio alla luce degli effetti coronarici, negli scorsi anni si è partiti alla ricerca di analoghi della kellina con minor tossicità orale e maggior efficacia, arrivando a sintetizzare l’amiodarone.
Ma quello che più ci interessa in questa sede non sono gli effetti di questa sostanza a livello sistemico, ma quello che può fare una volta applicata localmente.
La kellina, infatti, può essere utilizzata tramite applicazioni topiche, nel trattamento della vitiligine. Infatti, assieme all’irradiazione UV, è in grado di stimolare l’attività dei melanociti. La kellina, al buio, forma un complesso molecolare con il DNA. La successiva irradiazione fa coniugare la molecola con il DNA, anche se questo photobinding è di lieve entità così come la formazione di inter e cross-link tra DNA e kellina. L’attività fotobiologica rimane comunque molto minore rispetto ai psoraleni, e la fotosensibilizzazione cutanea è bassa. Questi effetti spiegano la bassa genotossicità e di fototossicità della molecola.La kellina è stata applicata assieme ad un trattamento con luce a 308-nm, che è una lunghezza d’onda che induce l’apopotosi dei linfociti T e stimola la proliferazione dei melanoici.
Dopo 1 anno di trattamento, nel quale I pazienti applicavano un gel di kellina 45 minuti prima dell’irradiazione (2 volte a settimane),il 45% ha ottenuto un’eccellente ripigmentazione (oltre il 75%), e il 25% una buona ripigmentazione (tra il 25 e il 50%). Il miglior risultato si è ottenuto quado si sono trattate faccia, collo, mani e addome, con risultati che si sono mantenuti fino a 6 mesi dopo il trattamento.
Dermatology.1992;184(2):120-3.
Dermatol Ther (Heidelb).2017 Dec 27. doi: 10.1007/s13555-017-0218-x.