Nel 2014, nell’ambito del progetto PlantLIBRA (PLANT food supplements: Levels of Intake, Benefit and Risk Assessment)1 sono stati pubblicati i risultati dell’indagine sulle stime di consumo degli integratori alimentari a base botanicals (PFS: plant food supplements) in Europa.
L’indagine, guidata e coordinata dai ricercatori dell’Investigación Fundación Nutricional, centro di ricerca spagnolo sulla nutrizione, con la collaborazione di altri gruppi interessati al progetto, tra cui l’Università di Milano, ha coinvolto, tra maggio 2011 ed agosto 2012, 2.359 consumatori di 6 paesi UE (Finlandia, Germania, Italia, Romania, Spagna e Regno Unito) (si veda Notiziario SISTE, n. 3, marzo 2014).
Di recente è stato pubblicato un altro studio i cui obiettivi, partendo dall’analisi più approfondita delle risposte fornite dai soli consumatori italiani all’indagine di cui sopra, sono stati: valutare il comportamento della popolazione italiana in riferimento all’uso dei PFS rispetto agli altri 5 paesi coinvolti nella ricerca, identificare le differenti abitudini nelle quattro città selezionate e raccogliere informazioni indipendenti sull’attuale uso degli integratori a base botanicals e sul comportamento dei consumatori.
In Italia, sono stati intervistati 378 soggetti di cui 187 maschi e 191 femmine. Per città i partecipanti all’indagine sono stati così suddivisi: 96 Milano, 90 Venezia, 96 Roma e 96 Catania. Il 75,1% delle persone cadevano nella fascia d’età 18-59 anni, mentre i restanti erano consumatori over 60.
Di seguito altre caratteristiche del campione intervistato:
Livello di scolarità: il 58,7% degli intervistati (vs 65,7% del campione europeo) ha il diploma di scuola superiore, mentre il 19,1% (vs 10,6% degli altri paesi) ha frequentato solo la scuola primaria. Catania è stata la città con il più alto livello di laureati (36,5%) tra gli intervistati.
Tipologia di soggetti: la maggior parte degli intervistati ha una occupazione (58,5% vs 57,5% campione europeo); rispetto a quello europeo, il campione italiano includeva un minor numero di
pensionati (13,2% vs 21,1%) ed un maggior numero di studenti e casalinghe.
I principali risultati emersi dall’indagine sono:
Numero di prodotti usati: come per gli altri paesi UE che hanno partecipato all’indagine, il 90% degli Italiani assumono un solo PFS e solo lo 0,8% più di due prodotti. Il numero di
consumatori che assume un solo prodotto è più alto nel centro-sud d’Italia (Roma 97,7% e Catania 93,8%), mentre nessun utente ha dichiarato di assumere più di due PFS. Gli integratori più consumati nel nostro paese sono in forma solida (capsule, pillole, compresse, tavolette), mentre il consumo dei prodotti liquidi è minore, tranne a Venezia dove si registra una tendenza inversa (33,7% vs 31,7%).
Frequenza d’uso: il 70% degli utenti italiani ha dichiarato di usare PFS solo periodicamente o quando il loro stato di salute peggiora. La risposta “ogni qualvolta/sporadicamente” è stata citata abbastanza frequentemente dai Milanesi (30,2%) e raramente dai Romani (2%). La percentuale di consumatori che usano PFS tutto l’anno è piuttosto bassa (2,6% vs 4,4% degli altri paesi UE), ma il profilo varia in funzione del periodo dell’anno. Mentre negli altri paesi UE l’uso degli integratori durante l’anno è abbastanza costante, gli Italiani, soprattutto i maschi, ne incrementano l’assunzione in primavera e la riducono d’estate.
Ragioni d’uso: le tre principali motivazioni per le quali gli Italiani usano integratori alimentari sono: 1) stomaco e funzione digestiva; 2) energia ed effetti tonici; e 3) rilassamento. Negli altri paesi UE che hanno partecipato all’indagine, la terza
motivazione è sostituita da “potenziare il sistema immunitario”. Le risposte di Romani e Catanesi coincidono con quelle di tutti gli Italiani. Discordanze sono emerse nelle interviste a Milano (1) funzione digestiva; 2) sistema immunitario; e 3) capelli/pelle) e a Venezia (1) funzione digestiva; 2) energia/tonici; e 3) controllo del peso corporeo.
Luogo di acquisto e fonti di informazione: sia in Italia che negli altri 5 paesi UE dell’indagine, i maggiori canali di vendita degli integratori alimentari sono, in ordine decrescente: erboristerie, farmacie e supermercati/negozi di generi alimentari. I supermercati sono poco citati dagli Italiani nelle interviste (7.9% vs 13.2% del campione europeo), soprattutto a Milano (solo 3 volte). Le fonti di raccomandazione per l’uso degli integratori più frequentemente segnalate in Italia sono, nell’ordine: erborista, amici e parenti, e nessuno/me stesso. A confronto con il resto dei consumatori UE intervistati, gli Italiani hanno citato più spesso l’erborista (39,7% vs 15,3%). La fiducia nelle competenze di questi professionisti è probabilmente legata al fatto che molti di loro sono laureati in “Scienze e tecnologie erboristiche”, corso triennale della Facoltà di Farmacia. A Roma e a Catania, il terzo elemento elencato era, rispettivamente, “farmacista” e “Internet/gruppi sociali”.
Percezione del consumatore e comportamento: gli Italiani intervistati ritengono che l’uso di PFS abbia avuto effetti benefici sulla loro salute “sempre” (31%) o “qualche volta” (57%), con una tendenza diametralmente opposta rispetto agli altri paesi dell’indagine (57% “sempre”, 31% “a volte”). Una certa percentuale di consumatori (9,4%) ha dichiarato invece di non essere soddisfatta dell’efficacia rispondendo “raramente” o “affatto”. Venezia e Catania hanno mostrato, rispettivamente, il più basso e il più alto numero di consumatori scettici.
La maggior parte dei consumatori italiani non aveva informato il medico di famiglia (73,6%) o il farmacista (63,5%) sul fatto che stesse assumendo PFS, nonostante più del 50% degli intervistati ha dichiarato di non sentirsi sufficientemente informato. Ad informare più spesso il medico di famiglia (37,3%) o il farmacista (48%) i consumatori di Catania. Solo 5 consumatori (1,2%) hanno riportato effetti avversi (2 di Milano, 1 di Roma e 2 di Catania):
1. Consumatore con una storia di reazioni allergiche ha avuto difficoltà di deglutizione dopo aver assunto un PFS a base di finocchio (Foeniculum vulgare Mill.);
2. Consumatore con una storia di cardiopatia ha riportato capogiri in seguito all’assunzione di un PFS a base di guaranà (Paullinia cupana Kunth)
3. Consumatore ha riportato un effetto avverso non specificato dopo l’assunzione di un integratore contenente aloe (Aloe barbadensis Mill.) e artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens (Burch.) DC.).
4. Consumatore ha manifestato tachicardia dopo assunzione di un PFS a base di ginseng (Panax ginseng C.A. Mey.).
5. Consumatore ha riportato disagio (principalmente nausea) associato ad un PFS contenente guar (Cyamopsis tetragonoloba (L.) Taub.).
Prodotti più utilizzati: tra i PFS di maggior interesse in Italia vi sono al primo posto quelli a base di aloe vera, seguiti da finocchio e valeriana, che a livello europeo si posizionano invece tra il 4° ed il 6° posto. Lievi differenze sono state rilevate tra le diverse città: l’aloe è sempre in prima posizione, seguita dal finocchio, tranne a Catania dove il secondo posto è occupato dalla valeriana. Al terzo posto, per Milano vi sono ginseng e passiflora (Passiflora incarnata L.), per Venezia e Roma il mirtillo (Vaccinium myrtillus L.), mentre per Catania il ginseng.
Le preferenze dei consumatori per età e sesso svelano invece curiosi particolari:
1. Le predilezioni delle donne sono le stesse nell’intero campione italiano, fatta eccezione per il mirtillo che sostituisce la valeriana in terza posizione.
2. Gli uomini preferiscono PFS a base di, nell’ordine, aloe, ginseng e melissa (Melissa officinalis L.).
3. Per i consumatori più giovani e per quelli over 60, al terzo posto sono posizionati, rispettivamente, gli integratori alimentari a base di ginseng e di passiflora.
Da questo studio emerge che in Italia vi è un forte interesse per i PFS dal momento che il 22,7% degli intervistati, quindi all’incirca uno su quattro Italiani, assume almeno un integratore alimentare a base botanicals durante l’anno (periodicamente o quando si avverte un peggioramento dello stato di salute). Il numero di prodotti usati, almeno una volta, dai 387 utenti intervistati è pari a 289. Confrontando le risposte degli utenti nelle 4 città italiane prese a campione, sono state riscontrate alcune differenze riguardanti il periodo dell’anno in cui l’uso dei PFS è più frequente, le ragioni per le quali tali prodotti sono assunti ed i punti vendita ai quali più spesso ci si rivolge per l’acquisto. Significative differenze nelle risposte tra città, donne e uomini e diversi gruppi di età, sono state invece rilevate in relazione alle piante che maggiormente caratterizzano i prodotti usati.
1 PlantLIBRA (Plant Food Supplements: Level of Intake, Benefit and Risk Assessment): progetto, finanziato dall’Unione europea nell’ambito del 7° Programma quadro (2007-2013), nasce con la finalità di produrre dati scientifici a sostegno della sicurezza di integratori alimentari a base di piante e derivati (PFS: Plant Food Supplements), al fine di supportare il compito decisionale delle autorità regolatorie e di tutti gli operatori della catena alimentare, in special modo le PMI (piccole e medie imprese). Il progetto, iniziato nel 2010 e conclusosi nel 2014, è stato coordinato dall’Università di Milano (Prof.ssa Patrizia Restani), coinvolgendo 25 partners tra gruppi di ricerca accademici, pubblici, PMI e organizzazioni no profit, inclusa SISTE.
2 Garcia-Alvarez, B. Egan, S. de Klein, L. Dima, F. Maggi, M. Isoniemi, L. Ribas-Barba, M.M. Raats, E.M. Meissner, M. Badea, F. Bruno, M. Salmenhaara, R. Milà-Villarroel, V. Knaze, C. Hodgkins, A. Marculescu, L. Uusitalo, P. Restani, L. Serra-Majem. Usage of Plant Food Supplements across Six European Countries: Findings from the PlantLIBRA Consumer Survey. PLOS ONE, 2014; 9 (3): e92265.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3958487/pdf/pone.0092265.pdf