I semi di chia (Salvia hispanica L.), cibo utilizzato in Sud America dalla civiltà Azteca più di 500 anni fa, è una fonte importante di fibra, acido -linolenico, magnesio, calcio e ferro, e proteine.
Poco conosciuti nell’UE fino a pochi decenni fa, nel 2009, con la decisione 2009/827/CE, la Commissione europea ha autorizzato l’uso dei semi di chia come nuovi ingredienti alimentari ai sensi del Reg. (CE) 258/97 nei prodotti di panetteria con un tenore massimo del 5%. Successivamente, con la Decisione 2013/50/UE è stato concesso di estendere l’uso dei semi di questa pianta in prodotti da forno, cereali per la prima colazione e frutta, noci e miscele di semi, ed è stata inoltre ammessa la vendita dei semi tal quali al consumatore finale in forma preconfezionata (non più di 15 g al giorno).
Di recente, con la decisione di esecuzione (UE) 2017/2354, la Commissione ha esteso l’uso dei semi interi di Chia agli yogurt con un tenore massimo di 1,3 g per 100 g o 4,3 g per una porzione di 330 g di yogurt.
Studi precedenti hanno dimostrato che integrare una dieta isocalorica con 37 g/die di semi di Chia aiuta a ridurre i fattori di rischio cardiovascolari in soggetti affetti da diabete mellito di tipo 2 (DM2). La Chia è inoltre in grado di abbassare la glicemia postprandiale e di prolungare il senso di sazietà.
Ricercatori canadesi hanno condotto uno studio in doppio cieco randomizzato, controllato, per valutare gli effetti dell’integrare una dieta ipocalorica con i semi di una particolare varietà di Chia (Salba-chia) sul controllo del peso in soggetti con DM2 in sovrappeso o obesi.1
I partecipanti allo studio avevano le seguenti caratteristiche: età 35-75 anni, DM2 da più di un anno, emoglobina glicata HbA1c 6,5-8,0% e peso corporeo stabile. Ad essi è stato chiesto di aggiungere ad una dieta ipocalorica, tutti i giorni per un periodo di 6 mesi, o 30 g/1000 kcal di semi di Chia sotto forma di pane integrale o come polvere da cospargere sugli alimenti, o 36 g/1000 kcal di crusca di avena (gruppo controllo). A concludere lo studio sono stati 54 soggetti dei 77 reclutati.
Dopo 6 mesi, i soggetti in trattamento con i semi di Chia, hanno subito una diminuzione maggiormente significativa del peso corporeo (- 1,9 0,5 kg) rispetto al gruppo trattato con crusca di avena (- 0,3 0,5 kg). La perdita di peso è stata accompagnata da una importante riduzione della circonferenza vita, mentre nessuna differenza significativa tra i due gruppi è stata rilevata nella circonferenza media dell’anca e nella percentuale di grasso corporeo. Nei soggetti trattati con la Chia si è osservata una maggior riduzione dell’obesità androide (deposito di grasso nella regione addominale) e ginoide (accumulo di adipe nella metà inferiore dell’addome, nelle regioni glutee e femorali), non registrata invece nei controlli.
Al termine del trattamento non si sono osservate differenze rilevanti tra i due gruppi nei livelli di emoglobina glicata e nella glicemia a digiuno. Rispetto all’avena, l’assunzione di Chia ha portato ad una riduzione più significativa di hs-CRP (proteina C-reattiva: aumenta in caso di processi infiammatori in corso) e ad un aumento importante dei livelli ematici di adiponectina (ormone che riduce il senso di fame).
Il consumo di Chia è stato inoltre correlato ad una concentrazione plasmatica di acido -linolenico due volte superiore a quella rilevata nei soggetti controllo.
I risultati di questo studio dimostrano che l’integrazione di una dieta ipocalorica con semi di Chia porta ad una significativa riduzione della perdita di peso in soggetti con DM2 in sovrappeso o obesi, paragonabile a quella ottenuta con terapia farmacologica. La diminuzione dell’obesità viscerale, il cui incremento è correlato a complicanze cardiovascolari e metaboliche, rappresenta un altro risultato clinicamente importante di questa ricerca. Questo fenomeno porta ad un aumento della secrezione di adiponectina e riduce il rilascio di fattori infiammatori come hs-CRP, eventi entrambi registrati durante il trattamento con la Chia.
Il verificarsi di tali effetti dovrebbe essere sostenuto su periodi di tempo più lunghi. Studi più approfonditi dovrebbero essere condotti per capire il meccanismo d’azione, ancora sconosciuto, attraverso cui la Chia favorisce la perdita di peso e migliora i fattori di rischio correlati all’obesità.
I potenziali effetti benefici dei semi di Chia sulla sazietà e sull’apporto calorico sono stati invece indagati in uno studio condotto su 24 donne di età compresa tra i 19 e i 25 anni, sane, con un peso medio di 56.71 ± 7.11 kg, un indice di massa corporea di 21.53 ± 2.31 kg/m2 (normo peso) ed una circonferenza vita di 74.06 ± 7.94 cm.2
Il protocollo di studio prevedeva che le partecipanti si sottoponessero al test per tre volte con intervalli di una settimana. La cena, la sera precedente all’esperimento, consisteva in una zuppa di pomodoro (200 ml), carne alla griglia (60 g), insalata (200 g) e pane bianco (50 g), per un totale di 602 kcal, mentre la colazione, servita dopo 12 ore di digiuno (ore 8,30), era composta da due fette di pane bianco (50 g), una fetta di formaggio (30 g) ed una tazza di tè (totale 250 kcal). A metà mattina (ore 11), alle partecipanti era offerto uno spuntino a base di 180 g di yogurt bianco senza semi di Chia, o 140 g di yogurt con 7 g di semi di Chia, oppure 100 g di yogurt con 14 g di semi di Chia. Dopo 2 ore veniva servito il pranzo (uguale per tutte), durante il quale le partecipanti potevano accedere alle pietanze fino a quando lo desideravano.
Obiettivo principale dello studio era quindi verificare se i semi di Chia aggiunti ad uno yogurt, assunto come spuntino a metà mattina, sono in grado di influenzare la sazietà e di modificare l’apporto calorico durante i pasti successivi.
Il senso di fame e di sazietà, il consumo prospettico di cibo, la quantità di alimenti che si potrebbero ingerire e il desiderio di assumere alimenti dolci, sono stati misurati da prima della colazione fino alla fine dello studio (per un totale di 23 volte) con la scala analogico visiva, in cui si esprime a parole le sensazioni provate rispetto ad una particolare condizione (es. per la fame: “Non ho affatto fame”/”Non sono mai stato più affamato”).
I soggetti che a metà mattina assumevano 7 o 14 g di semi di Chia con lo yogurt si sentivano, rispetto al consumo di yogurt bianco puro, più sazi, con meno appetito e meno desiderosi di mangiare dolci. Queste differenze si accentuavano maggiormente dopo 3 ore e mezzo dalla colazione, quindi dopo aver assunto i semi di Chia. Nelle donne che hanno mangiato lo yogurt con i semi di Chia, l’apporto calorico durante il pranzo si è ridotto rispettivamente del 25,4% (con 7 g di semi) e del 24,8% (14 g di semi), se confrontato con il consumo di yogurt tal quale. Tra le due differenti dosi di semi di Chia non si sono osservate differenze significative.
Il gruppo di ricerca ha voluto inoltre capire se, come osservato per altri snacks, il consumo di yogurt con semi di Chia è in grado di modificare in meglio l’umore delle persone. Il metodo POMS (profile of mood states), comunemente utilizzato per identificare e quantificare stati affettivi particolari, non ha rilevato variazioni particolari dello stato d’animo nelle persone che hanno assunto i semi di Chia.
Il minor fabbisogno calorico calcolato durante il pasto successivo allo spuntino dimostra come 7 g di semi di Chia assunti con uno yogurt siano in grado di aumentare la sazietà e ridurre l’appetito in soggetti normopeso. Questi effetti sono probabilmente dovuti in parte all’elevato contenuto di fibre di questi semi, in parte alla presenza abbondante di acidi grassi omega-3 che, secondo alcune ricerche, rivestirebbero un ruolo importante nel modulare l’assunzione di cibo.
Lo studio presenta tuttavia alcune limitazioni: è stato condotto solo su donne per eliminare qualsiasi fattore confondente sui comportamenti alimentari dovuti alle differenze di genere; i test sul consumo di cibo, avvenendo all’interno di un laboratorio nutrizionale, possono essere alterati dalle differenze con l’ambiente domestico e dalle abitudini alimentari di ciascuno; allo studio hanno partecipato donne normopeso.
Per confermare i risultati ottenuti, nuovi studi dovrebbero essere condotti in ambienti più affini ai partecipanti, anche su individui di sesso maschile e in diversi gruppi clinici, compresi i soggetti in sovrappeso o obesi nei quali i comportamenti alimentari possono essere alterati dai differenti impulsi motivazionali ed emotivi associati all’assunzione di cibo. Ulteriori studi dovrebbero inoltre servire ad identificare i meccanismi esatti che spiegano gli effetti sazianti di semi di Chia.
__________________
1 Fonte: Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Diseases. Pubblicato on line prima della stampa DOI 10.1016/j.numecd.2016.11.124. Salba-chia (Salvia hispanica L.) in the treatment of overweight and obese patients with type 2 diabetes: A double-blind randomized controlled trial. Autori: V. Vuksan, A.L. Jenkins, C. Brissette, L. Choleva, E. Jovanovski, A.L. Gibbs, R.P. Bazinet, F. Au-Yeung, A. Zurbau, H.V.T. Ho, L. Duvnjak, J.L. Sievenpiper, R.G. Josse, A. Hanna
2 Fonte: Nutrition Research and Practice. Pubblicato on line prima della stampa DOI 10.4162/nrp.2017.11.5.412. Chia seed (Salvia Hispanica L.) added yogurt reduces short-term food intake and increases satiety: randomised controlled trial. Autori: A. Ayaz, A. Akyol, E. Inan-Eroglu, A. Kabasakal Cetin, G. Samur, F. Akbiyik