L’osteoartrite è la forma più comune di artrite, caratterizzata dalla degenerazione della cartilagine articolare, tessuto che garantisce una certa elasticità alle parti dello scheletro sottoposte a continui traumi, come le articolazioni. Ogni articolazione può esserne colpita, ma l’osteoartrite si manifesta soprattutto alle ginocchia, alla colonna vertebrale, all’anca, al collo e alle dita delle mani e dei piedi. Due i principali fattori che contribuiscono all’aumentata incidenza di osteoartriti: l’aumento dell’età media e l’obesità (1). Il fatto di vivere più a lungo può portare, nel tempo, ad una fisiologica degenerazione delle articolazioni, che può peggiorare in presenza di un eventuale sovrappeso per un incrementato sovraccarico sulle articolazioni. L’osteoartrite è una patologia cronica, progressiva e spesso debilitante, la cui prevalenza aumenta in modo drammatico con il progredire dell’età. Altri fattori che possono innalzare il rischio di sviluppare osteoartrite sono: il genere (le donne ne soffrono statisticamente di più), le carenze nutrizionali, l’obesità e precedenti danni a carico delle articolazioni. Sembra, inoltre, esservi implicata una componente genetica, anche se non sono stati ancora identificati i geni responsabili (1). L’osteoartrite è una condizione patologica frustante per i soggetti che ne sono colpiti, in quanto può ostacolare in modo significativo uno stile di vita attivo. I sintomi più comuni di questa patologia sono dolore, rigidità, gonfiore delle articolazioni e rumori di crepitazione. Teoricamente, all’esordio della malattia, quando i sintomi sono ancora lievi, è possibile intervenire sul processo infiammatorio con trattamenti non farmacologici. Attività fisica e perdita di peso, fisioterapia e dispositivi ortopedici possono essere un valido supporto. L’approccio farmacologico rappresenta la fase successiva nel trattamento dei sintomi da moderati a gravi.
ANALGESICI E ANTINFIAMMATORI
Il paracetamolo è considerato il farmaco d’elezione per il trattamento del dolore, da lieve a moderato, associato all’osteoartrite. Gli antinfiammatori non steroidei (FANS: ibuprofene, naproxene) possono essere impiegati contemporaneamente o in sostituzione al paracetamolo, se quest’ultimo non permette un adeguato controllo dei sintomi. Benché l’osteoartrite non sia una condizione infiammatoria, alcuni soggetti sembrano trarre benefici dal trattamento con i FANS. Gli inibitori selettivi COX-2 sono generalmente prescritti ai soggetti che non tollerano i FANS o in quelli con elevato rischio di emorragia gastro-intestinale. Durante l’assunzione di questi farmaci, i pazienti spesso segnalano solo un modesto miglioramento del dolore e, in taluni casi, tale trattamento non è efficace nel rallentare la progressione della malattia. Alcuni soggetti sono inoltre preoccupati dei potenziali effetti collaterali associati all’assunzione di questi farmaci, in particolare per quanto riguarda gli eventi avversi dei COX-2 a carico dell’apparato cardiocircolatorio. Di conseguenza, molti soggetti affetti da osteoartrite si rivolgono ai rimedi naturali con l’obiettivo di controllare il dolore, migliorare la propria condizione e rallentare la progressione della malattia, senza incorrere in particolari o gravi effetti collaterali.1
Il peperoncino (Capsicum spp.), noto anche come pepe di Cayenna, è uno dei rimedi naturali più utilizzati in questo ambito, oltre ad essere tra i prodotti naturali ad azione analgesica ad avere le maggiori evidenze scientifiche a supporto della sua efficacia. L’ingrediente attivo del peperoncino è la capsaicina, il composto che conferisce al peperoncino la tipica nota piccante. Prodotti per il trattamento sintomatico del dolore, anche per uso topico, a base di capsaicina sono stati approvati dalla FDA statunitense e in Canada sia come farmaci da banco che su prescrizione. La capsaicina per uso topico si è dimostrata efficace nel lenire il dolore associato ad osteoartrite o ad altre condizioni, ma l’effetto è temporaneo (2, 3). E’ un potente irritante che, a contatto con la cute, determina lo sviluppo di una sensazione di calore e bruciore. Quando applicata ripetutamente, la capsaicina è in grado di interferire con la sintesi e l’accumulo nelle terminazioni nervose della sostanza P, una sostanza che alcuni ricercatori ritengono sia correlata alla trasmissione del dolore in molte condizioni patologiche, compresa l’osteoartrite (3-5). Per ottenere un significativo effetto “antidolorifico”, è necessario che le preparazioni a base di peperoncino siano applicate più volte al giorno per almeno 3 giorni consecutivi. Un uso così frequente può tuttavia causare in alcuni soggetti particolarmente sensibili irritazione cutanea.
Un altro rimedio molto popolare per il trattamento dell’osteoartrite è lo zenzero (Zingiber officinale Rosc.). Nella maggior parte dei casi, le evidenze sull’efficacia di questa pianta si riferiscono ai risultati di studi condotti su specifici prodotti presenti sul mercato. In un trial clinico condotto in doppio cieco con il controllo del placebo, sviluppato attorno ad un particolare estratto di zenzero, assunto alla dose di 250 mg, 4 volte al giorno, per 3 mesi, da un gruppo di soggetti con osteoartrite al ginocchio, si è registrata una maggior efficacia del prodotto sperimentale, rispetto al placebo, in termini di riduzione del dolore (6). In un altro studio clinico, l’assunzione di 255 mg di un prodotto a base di zenzero e galanga (Alpinia galanga (L.) Willd.), assunto 2 volte al giorno per 6 settimane, ha mostrato, rispetto al placebo, un effetto significativamente maggiore nel ridurre il dolore e la rigidità causati dallo stare a lungo in posizione eretta o dopo aver camminato (7). Alcuni trial clinici hanno comparato gli effetti dello zenzero con il trattamento con farmaci convenzionali, come l’ibuprofene. In uno di questi studi, l’assunzione orale per 3 settimane di uno specifico estratto di zenzero alla dose di 170 mg, 3 volte al giorno, si è dimostrata significativamente meno efficace nel ridurre il dolore rispetto all’ibuprofene assunto alla dose di 400 mg, 3 volte/die. Se paragonato al placebo, con l’estratto di zenzero si è registrata solo una modesta riduzione del dolore (8). Questi risultati poco confortanti in relazione all’efficacia dello zenzero nel trattamento del dolore da osteoartrite, potrebbero essere dovuti al fatto che tale rimedio deve essere assunto per un periodo di tempo sufficientemente adeguato prima che inizino a manifestarsi gli effetti benefici, mentre nel suddetto studio, l’estratto è stato assunto solo per 3 settimane. Un altro studio clinico condotto su soggetti con osteoartrite all’anca o al ginocchio, ha confrontato gli effetti di un estratto di zenzero assunto alla dose di 500 mg 2 volte/die per un mese, con quelli derivanti da terapia farmacologica (400 mg di ibuprofene 3 volte al giorno). Entrambi i trattamenti hanno permesso di ottenere, rispetto al placebo, una significativa riduzione del dolore. I risultati non hanno tuttavia evidenziato differenze significative tra zenzero e ibuprofene (9). Alcuni ricercatori sono dell’opinione che gli effetti antinfiammatori dello zenzero possano essere correlati alla capacità di alcune sostanze in esso contenute di inibire l’attività degli enzimi ciclossigenasi e lipossigenasi(10).
L’Artiglio del gatto (Uncaria guianensis (Aubl.) J.F.Gmel.) è un altro rimedio naturale conosciuto e usato per i suoi effetti antinfiammatori, che si esplicherebbero attraverso l’inibizione della prostaglandina E2 e del TNFa. Evidenze scientifiche preliminari indicano che assumere 100 mg al giorno di un estratto liofilizzato di artiglio del gatto sia in grado di ridurre il dolore al ginocchio causato da attività fisica in pazienti affetti da osteoartrite (11).
Altro rimedio naturale noto per le sue proprietà antinfiammatorie è l’artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens DC.). Esso contiene glicosidi iridoidi, in particolare l’arpagoside, ai quali viene attribuito un effetto antiflogistico dovuto all’inibizione della ciclossigenasi e della lipossigenasi. Diverse evidenze dal mondo scientifico suggeriscono l’efficacia di estratti di questa pianta, standardizzati in composti iridoidi, nel ridurre il dolore associato all’osteoartrite (12-15). Tali effetti sono stati registrati con dosi di glicosidi iridoidi pari a 87 mg e di 57 mg per l’arpagoside. Sebbene confortanti, come per l’artiglio del gatto, questi dati devono essere supportati da ulteriori evidenze scientifiche.
L’ortica (Urtica dioica L.) è meglio conosciuta per la sua efficacia nel trattamento della rinite allergica. Tuttavia, alcuni medici stanno provando ad associarla agli antinfiammatori non steroidei nel trattamento dell’osteoartrite, in quanto risultati di alcuni studi clinici hanno dimostrato che un estratto di ortica assunto per via orale o applicato topicamente, è in grado di lenire il dolore associato ad osteoartrite (16, 17). Tali dati, preliminari, dovranno essere tuttavia, confermati da ulteriori studi, prima di dimostrare la reale efficace di estratti di ortica nel trattamento dell’osteoartrite.
Nessuna evidenza scientifica è disponibile invece sull’efficacia degli estratti di sughero dell’Amur (Phellodendron amurense Rupr) nel trattamento dell’osteoartrite in alternativa agli inibitori della COX-2, sebbene fonti non ufficiali sostengano che la berberina, sostanza contenuta in questa pianta, funga da inibitore dell’enzima COX-2.
Uno dei rimedi naturali comunemente utilizzati nel trattamento sintomatico dell’osteoartrite è l’incenso (Boswellia serrata Roxb.). L’attività antinfiammatoria di questa pianta è probabilmente associata all’acido boswellico, sostanza con effetti inibitori sulla lipossigenasi e sulla sintesi dei leucotrieni. Uno studio clinico ha valutato l’efficacia nel ridurre il dolore da osteoartrite di un particolare estratto di boswellia standardizzato e arricchito in acido acetil-11-cheto-beta boswellico (30%), che assunto per via orale alle dosi giornaliere di 100 o 250 mg, ha portato ad un significativo miglioramento del dolore già dopo una settimana di trattamento. Dopo 3 mesi di assunzione, i soggetti hanno riportato una riduzione del dolore dal 32% al 65% rispetto all’intensità del sintomo ad inizio trattamento. (18) In un secondo trial clinico, con l’assunzione, per 3 mesi, di 100 mg al giorno di un estratto di incenso standardizzato e arricchito in 20% di acido acetil-11-cheto-beta boswellico, si è ottenuta una diminuzione media della sensibilità al dolore pari al 47%. Al pari di altri studi, il miglioramento dei sintomi ha cominciato ad essere percepito dopo solo una settimana di trattamento(19). Anche questi risultati necessitano di essere supportati da altre evidenze scientifiche.
Tra gli integratori alimentari a base di piante più utilizzati nel trattamento sintomatico dell’osteoartrite vi sono quelli a base di curcuma (Curcuma longa L.). Gli effetti benefici sono probabilmente dovuti alla curcumina, ossia la sostanza che conferisce alla spezia il suo caratteristico colore, che molti studi hanno evidenziato inibire la COX-2, le prostaglandine e i leucotrieni (20-23). Un recente studio clinico ha dimostrato gli effetti significativi nel ridurre il dolore e migliorare la funzionalità delle articolazioni in pazienti con osteoartrite al ginocchio, di uno specifico estratto di curcuma assunto alla dose di 500 mg 2 volte/die per un periodo di 8 settimane. L’estratto era standardizzato al 20% in curcuminoidi (di cui 75% curcumina) complessati con fosfatidilcolina per facilitarne l’assorbimento. Al termine del trattamento, nei pazienti si è inoltre registrata una significativa riduzione del ricorso ad analgesici convenzionali e ai FANS (24). In uno studio clinico, gli effetti nel ridurre il dolore al ginocchio di un estratto di curcuma, non ancora presente sul mercato, e assunto alla dose di 500 mg 4 volte al giorno per 6 settimane, sono stati confrontati con quelli derivanti dall’assunzione per lo stesso periodo di tempo di 400 mg di ibuprofene 2 volte/die (25). Sebbene preliminari, i risultati di questo studio dimostrato come la curcuma possa essere, in alcuni casi, una valida alternativa alla terapia convenzionale.
Prodotti consigliati per il trattamento dell’osteoartrite sono anche quelli a base di salice (Salix spp.). Questa pianta contiene salicina, una sostanza che nell’organismo si trasforma in acido salicilico, il principio attivo dell’aspirina. Alcuni studi hanno mostrato che gli estratti di salice hanno meccanismi di azione e proprietà simili all’aspirina, come inibizione dell’enzima ciclossigenasi, effetti “analgesici” e antiaggregganti piastrinici (26, 27). Tuttavia, i risultati dei trial clinici sviluppati per valutare l’efficacia di estratti di salice nel ridurre il dolore da osteoartrite, sono contrastanti (28, 29).
Per il trattamento sintomatico dell’osteoartrite, si sta testando un nuovo rimedio naturale a base di una miscela di flavonoidi da scutellaria orientale (Scutellaria baicalensis Georgi) e acacia catechu (Acacia catechu (L.F.) Willd.). Non esiste tuttavia alcuna evidenza scientifica che confermi l’efficacia di questo prodotto nel ridurre il dolore attraverso l’inibizione di COX-2 e della lipossigenasi.
SOSTANZE MODIFICANTI LA STRUTTURA
Sostanze in grado di modificare la struttura delle articolazioni, ripristinandone la normale funzionalità e ricreando, pertanto, una condizione di benessere, sono considerate un rimedio ideale nel trattamento dell’osteoartrite, ma, ad oggi, non esistono farmaci in grado di agire a questo livello.
Alcuni ricercatori ritengono che la glucosamina possa avere un ruolo benefico in tal senso, sebbene i risultati degli studi clinici siano contrastanti e spesso confusi. La glucosamina è un amino zucchero che entra come componente principale di una serie di composti, tra cui i glicosaminoglicani e i mucopolisaccaridi. Questa molecola è contenuta anche nell’acido ialuronico, il principale mucopolisaccaride presente nel liquido sinoviale che, con la sua azione lubrificante, protegge le superfici delle articolazioni. L’elevata carica elettronica e la natura acida dei glicosaminoglicani, li rende altamente igroscopici. L’acqua assorbita porta alla formazione di una matrice simile a gel, ritenuta fondamentale per il benessere delle articolazioni, in quanto in grado di conferire al tessuto connettivo e alle articolazioni stesse resistenza dopo compressione. Riduce inoltre la forza d’attrito tra ossa, tendini e cartilagine. Nell’osteoartrite, dolore, infiammazione e ridotta mobilità articolare sono dovute o alla ridotta sintesi o all’aumentata degradazione di questo gel. Si è tenuti a credere che l’integrazione con glucosamina possa portare o ad una maggior disponibilità di precursori dei mucopolisaccaridi con conseguente aumento della produzione di liquido sinoviale, che permette la riparazione del tessuto connettivo eroso, o a stimolare la neosintesi di cartilagine. Per valutare gli effetti benefici della glucosamina sull’osteoartrite sono stati condotti, ad oggi, oltre 20 studi clinici della durata fino a 3 anni con un coinvolgimento di più di 2.500 pazienti. La maggior parte degli studi condotti per valutare gli effetti benefici della glucosamina nel trattamento dell’osteoartrite, in particolare al ginocchio, hanno testato tale sostanza nella forma “solfato”. In particolare, gran parte della ricerca si è fondata sull’uso di uno specifico prodotto commerciale a base di glucosamina solfato che, dall’analisi di tutti i risultati ottenuti, si è mostrato efficace nel ridurre la sintomatologia associata all’osteoartrite, mentre, considerando altre formulazioni a base della stessa sostanza, l’efficacia sembra ridursi (30). In generale, confrontando i risultati di questi studi, si è desunto che l’efficacia della glucosamina nel ridurre il dolore sia aumentata dal 28% al 41%, mentre il miglioramento della funzionalità è passata dal 21% al 46% (30, 31). In alcuni casi, gli effetti della glucosamina sono stati confrontati con quelli di analgesici convenzionali. L’assunzione di 1.500 mg al giorno di glucosamina solfato per il trattamento sintomatico dell’osteoartrite, ha mostrato un’efficacia paragonabile a 1.200 mg/die di ibuprofene (32, 33), 20 mg/die piroxicam (34), e 1000 mg 3 volte al giorno di acetaminofene (35). Gli effetti della glucosamina durano più a lungo rispetto a quelli degli analgesici più comuni; quest’ultimi tuttavia entrano in azione più rapidamente. Alcuni ricercatori hanno speculato per anni sulle potenzialità della glucosamina di modificare la struttura delle articolazioni e di rallentare la progressione della malattia. Nel 2001, uno studio pubblicato su Lancet ha dimostrato che la glucosamina potrebbe realmente avere tale effetto (36). Al termine dello studio, durato 3 anni, non è stato rilevato nei pazienti un ulteriore restringimento dello spazio articolare, a suggerire un ruolo attivo della glucosamina nel rallentare o bloccare la progressione della malattia. Nel 2002, i risultati di un trial clinico simile al precedente, della durata triennale, pubblicato su Archives of Internal Medicine, hanno portato alle stesse conclusioni (37). I dati estrapolati da una meta-analisi hanno suggerito che assumere 1.500 mg al giorno di glucosamina solfato permette di ridurre del 54% il rischio di far progredire la malattia (31). I risultati di uno studio retrospettivo su pazienti che hanno assunto tale sostanza per un periodo da 1 a 3 anni, hanno invece stimato per i pazienti una riduzione del 57% del rischio di sottoporsi ad intervento chirurgico di protesi totale del ginocchio (38). A fronte di risultati confortanti sull’efficacia della glucosamina solfato nel ridurre la progressione dell’osteoartrosi, alcuni studi hanno invece prodotto dati negativi (30, 39, 40). Queste discrepanze potrebbero essere dovute alle differenti metodologie utilizzate per valutare i miglioramenti, alle diverse formulazioni dei prodotti testati e al campione di soggetti reclutati per gli studi. In alcuni studi è stata invece valutata l’efficacia della glucosamina cloridrato, la forma chimica con cui tale sostanza è maggiormente presente nel prodotti in commercio. I risultati delle ricerche condotte utilizzando questo composto sono tuttavia estremamente incongruenti. I dati ottenuti da 2 trial clinici in cui è stato testato un prodotto a base unicamente di glucosamina cloridrato dimostrano un effetto benefico modesto di questo composto quando usato nel trattamento dell’osteoartrite al ginocchio (41, 42).
Efficacia maggiore si è invece osservata con una combinazione specifica tra glucosamina cloridrato e condroitin solfato (43, 44). Similmente alla glucosamina, anche la condroitina è un utile substrato nella formazione della struttura delle articolazioni. Alcuni studi hanno dimostrato che il condroitin solfato è efficace nel migliorare i sintomi associati all’osteoartrite, quando usato come supporto della terapia convenzionale con analgesici (45-55). Risultati preliminari suggeriscono inoltre che tale composto possa rallentare il processo di restringimento dello spazio articolare (47, 53). I risultati di queste ricerche sono in contrasto con le conclusioni tratte da un studio pubblicato nel 2006 su New England Journal of Medicine in cui glucosamina cloridrato e condroitin solfato somministrate sia da sole che in combinazione, si sono dimostrate inefficaci nell’alleviare i sintomi dell’osteoartrite, eccetto in un sottogruppo di pazienti dove è stato registrato un modesto miglioramento solo con il prodotto combinato (56). Non sono state inoltre rilevate in termini di efficacia rispetto al placebo, differenze significative con glucosamina somministrata da sola, la combinazione dei due composti o con un inibitore selettivo COX-2, usato come controllo positivo. Lo studio, tuttavia, non ha messo a confronto l’efficacia di tale associazione con quella della glucosamina solfato, i cui effetti benefici nel trattamento sintomatico dell’osteoartrite sono supportati da numerose evidenze scientifiche. Il protocollo sperimentale di tale studio mostra inoltre molti limiti metodologici che rendono ancor più difficoltosa l’interpretazione dei risultati.
SOSTANZE AD AZIONE ANTIOSSIDANTE
La superossido dismutasi (SOD), enzima presente in tutte le cellule viventi, deve la sua importanza al fatto che catalizza la conversione del superossido, tossico, a ossigeno e perossido di idrogeno. In questo modo previene i tessuti, compresi quelli delle articolazioni, dai danni provocati dai processi ossidativi (57). Gli integratori a base di SOD non sono tuttavia efficaci nel trattamento dell’osteoartrite in quanto, quando assunto per via orale, tale enzima si degrada rapidamente nell’intestino. Effetti positivi sono stati osservati solo quando la sostanza-farmaco è iniettata direttamente nell’articolazione (58, 59).
Altre sostanze antiossidanti come vitamina C, vitamina E e beta-carotene, non sembrano essere coinvolte nell’insorgenza dell’osteoartrite. Esistono invece prove a supporto di una correlazione positiva tra un’aumentata assunzione di vitamina C e beta-carotene attraverso la dieta e la rallentata progressione della patologia (60). Non esistono evidenze scientifiche sugli effetti benefici di tali sostanze sull’osteoartrite se assunte in forma di integratori alimentari.
VARIE
Altro rimedio, la cui efficacia nel trattamento sintomatico dell’osteoartrite è supportata da molteplici evidenze scientifiche, è la s-adenosilmetionina (SAMe), più nota per le sue proprietà antidepressive. Anche la duloxetina, altro principio attivo comunemente utilizzato nel trattamento farmacologico della depressione, è stata approvata nel 2010 per la cura dell’osteoartrite. Normalmente, sono considerati farmaci di seconda scelta, nel momento in cui con gli analgesici non si ottengono i risultati sperati. SAMe è una molecola endogena prodotta dal fegato a partire dall’amminoacido metionina. Questa sostanza ricopre un ruolo essenziale in molte reazioni biochimiche del nostro organismo compresi sintesi e metabolismo di ormoni, neurotrasmettitori e fosfolipidi. Si ritiene che sia inoltre in grado di stimolare la crescita della cartilagine ed il suo riparo attraverso l’incremento del numero di cellule cartilaginee, i cosiddetti condrociti. Alcuni studi in vitro hanno mostrato la capacità di SAMe di aumentare la sintesi e la secrezione dei proteoglicani nei condrociti e lo spessore della cartilagine (61, 62), e di ridurre il danno cellulare provocato da processi infiammatori attraverso la riduzione del TNFa (62). SAMe è risultata inoltre significativamente più efficace del placebo, o quanto i FANS, incluso lo specifico inibitore selettivo COX-2 “celecoxib”, nel migliorare i sintomi associati all’osteoartrite (61, 63-70, 71-74). Si tratta di una sostanza normalmente ben tollerata; pochi gli eventi avversi importanti segnalati. Come la glucosamina e la condroitina, anche SAMe ha tempi di azione non molto rapidi; pertanto, per raggiungere un significativo miglioramento è necessario aspettare da diversi giorni a molte settimane. Poiché SAMe ha effetti serotoninergici, se ne sconsiglia l’assunzione da parte di soggetti con disturbi bipolari, che possono passare dalla fase depressiva a quella maniacale (75). L’interazione con farmaci antidepressivi serotoninergici può portare, inoltre, all’insorgenza di effetti collaterali quali agitazione, ansietà, palpitazioni, sudorazione, diarrea, etc (76, 77). Due i fattori a svantaggio dei prodotti a base di SAMe presenti in commercio: la qualità dei prodotti e il costo elevato. Tale sostanza è presente sul mercato in diverse forme chimiche: quella con la più elevata biodisponibilità (5%) e maggior stabilità è il sale del butandisolfonato, mentre il composto tosilato è meno disponibile (1%) e chimicamente più instabile (78-82).
Si parla molto anche degli effetti benefici che potrebbe avere il metilsulfonilmetano (MSM) nel trattamento dell’osteoartrite. A questa molecola, che è un metabolita del dimetil sulfossido (DMSO), si attribuiscono proprietà antinfiammatorie e “analgesiche” simili a quelle del suo precursore, senza tuttavia avere lo stesso odore di pesce. I risultati di studi preliminari suggeriscono che tale sostanza potrebbe essere efficace nel trattamento sintomatico dell’osteoartrite, sebbene ulteriori evidenze scientifiche siano necessarie a dimostrarne l’efficacia e la sicurezza a lungo termine (83, 84).
Nuove ricerche nel campo dell’osteoartrite si stanno indirizzando verso rimedi naturali quali l’avocado (Persea americana Mill.) e l’olio di soia (Glycine max (L.) Merr.). Studi in vitro hanno evidenziato il potenziale ruolo di uno specifico estratto ottenuto dalle frazioni insaponificabili degli oli di avocado e soia, di impedire la rottura della cartilagine e di promuoverne la ricostruzione (85). I risultati di uno studio clinico hanno mostrato che l’assunzione di 300 mg di tale estratto, per 6 mesi, porta ad una significativa diminuzione del dolore e ad una migliorata funzionalità dell’articolazione in pazienti con osteoartrite al ginocchio (86). Tali evidenze necessitano comunque di ulteriori conferme.
Gli acidi grassi cetilati, come il cetil miristoleato, rappresentano l’altra nuova frontiera nel trattamento dell’osteoartrite. Questi acidi grassi, avendo effetti tensioattivi simili, si ritiene possano avere un’azione lubrificante sulle articolazioni, migliorandone la flessibilità. I risultati di due studi clinici suggeriscono inoltre che gli acidi grassi acetilati possiedono proprietà di modulazione della funzione immunitaria e riducono l’infiammazione (87, 88). L’assunzione per via orale di uno specifico prodotto commerciale a base di acidi grassi acetilati 6 volte/die, ha mostrato effetti benefici nel ridurre il dolore e nel migliorare la funzionalità articolare in pazienti con osteoartrite al ginocchio (87). Effetti simili si sono osservati con l’applicazione topica dello stesso composto, 2 volte al giorno (88-90).
CONCLUSIONI
I pazienti affetti da osteoartrite, che non traggono sufficiente beneficio dalle terapie convenzionali (FANS; inibitori selettivi COX-2), spesso si orientano verso rimedi di origine naturale. I dati riassunti in questo articolo tuttavia non forniscono evidenze scientifiche sufficientemente forti a sostegno dell’efficacia di qualche specifico prodotto da usare in alternativa ai farmaci. Diverse sono le voci a sostegno degli effetti benefici della glucosamina nell’alleviare il dolore associato all’osteoartrite, nel migliorare la funzionalità articolare e nel rallentare la progressione della malattia. Queste conclusioni, confortanti, derivano tuttavia da studi effettuati su uno specifico prodotto a base di glucosamina solfato presente sul mercato, in pazienti affetti da osteoartrite al ginocchio. Non è dato sapere se tale composto è efficace anche quando sono altre le articolazioni interessate da questa patologia infiammatoria. Altre forme chimiche con cui tale sostanza si trova in commercio, come la glucosamina cloridrato, non sono risultate altrettanto efficaci. Cospicue sono anche le evidenze scientifiche a sostegno dell’efficacia della s-adenosilmetionina (SAMe) nel trattamento dell’osteoartrite. A svantaggio dell’uso di questa sostanza vi sono tuttavia i costi elevati e la qualità non eccellente dei prodotti in commercio. Promettenti sono anche i risultati sugli effetti benefici di estratti ottenuti da piante quali artiglio del gatto, artiglio del diavolo, zenzero, incenso, ortica e curcuma. I dati sull’efficacia e sulla sicurezza di tali preparazioni dovranno tuttavia essere confermati da studi clinici a più lungo termine. Tra i rimedi di origine naturale, sono gli estratti di zenzero a mostrare un più cospicuo numero di evidenze scientifiche a supporto della loro efficacia nell’alleviare il dolore da osteoartrite e nel migliorare la funzionalità articolare, tuttavia i primi effetti benefici iniziano a manifestarsi solo dopo un lungo periodo di assunzione. Nuovi rimedi naturali allo studio per il trattamento dell’osteoartrite, che stanno dando risultati interessanti, seppur ancora prematuri, sono un prodotto a base di frazioni insaponificabili degli oli di avocado e soia e gli acidi grassi cetilati. Evidenze scientifiche a supporto degli effetti benefici sull’osteoartrite di vitamina C, vitamina E e betacarotene quando assunti in forma di integratori alimentari non sono disponibili, tuttavia considerata la correlazione positiva tra l’aumentata assunzione di vitamine antiossidanti attraverso la dieta e la rallentata progressione della patologia, ai pazienti affetti da osteoartrite si raccomanda un elevato consumo di frutta e verdura, alimenti notoriamente ricchi di queste sostanze.
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