Il rosmarino (Rosmarinus officinalis) è una delle piante i cui effetti si studiano anche nella malattia di Alzheimer. Fra i composti più importanti isolati nel rosmarino ci sono i diterpeni abietanici che si ritengono essere i principali responsabili delle attività antiossidanti.
Recentemente è stato dimostrato che i diterpeni del rosmarino possono inibire la morte neuronale indotta da diversi agenti, sia in vitro che in vivo. Questa revisione ha come obiettivo la definizione del potenziale terapeutico di questi composti nella malattia di Alzheimer (AD), con particolare attenzione alla chimica dei composti e ai relativi target AD correlati. Complessivamente sono considerati 21 principi attivi, molti dei quali risultano ancora poco indagati ma essere, strutturalmente, particolarmente interessanti. È stato dimostrato che i diterpeni del rosmarino possono avere effetti ansiolitici, antidepressivi e migliorativi sulla memoria; le ricerche hanno evidenziato che l’acido carnosico ha effetti neuroprotettivi, il carnosolo protegge da neurotossicità indotta da rotenone e l’1,8-cineolo può migliorare le funzioni cognitive. Gli estratti di rosmarino hanno anche effetti antiossidanti; sperimentazioni in vitro hanno evidenziato che i diterpeni del rosmarino proteggono i lipidi da perossidazione e le cellule da stress ossidativo. L’acido carnosico protegge i neuroni da danno ischemico con azione scavenging su ROS. Inoltre, gli estratti inducono gli enzimi di disintossicazione di fase II. I meccanismi coinvolti nell’azione antiossidante del rosmarino e dei suoi costituenti sono stati ampiamente studiati e sono dettagliatamente descritti in questa revisione. Nelle placche amiloidi sono state rinvenute elevate quantità di ioni metallici che possono giocare un ruolo critico nella neurotossicità Aβ- indotta; l’acido carnosolico e il carnosolo hanno azione chelante sui metalli.
Diverse ricerche hanno evidenziato che la presenza di elevati livelli di citochine infiammatorie gioca un ruolo critico nella malattia di Alzheimer. L’olio essenziale di rosmarino e il carnosolo hanno attività antinfiammatoria (inibizione di TNF-α, soppressione ICAM-1 e altro). In un modello in vitro di infiammazione cerebrale l’acido carnosolico ha inibito il rilascio (indotto) di citochine proinfiammatorie (IL-1β e IL-6). Relativamente all’azione specifica sugli aggregati Aβ, è noto che Aβ sono formati da APP (Amyloid Precursor Protein), una glicoproteina transmembrana (100-130 kDa). Sono stati identificati numerosi agenti che possono inibire il processamento APP. Diversi fitoterapici (curcumina, morina, quercetina…) si sono rivelati attivi nel contrastare la formazione Aβ; fra questi anche l’acido carnosico che è risultato attivo su Aβ42 e Aβ43 (in vitro) e su Aβ(1–40) in un modello in vivo.
Si ritiene che le attività chelanti e scavenging su ROS siano quelle primariamente coinvolte nel contrasto della tossicità e polimerizzazione di Aβ. Infine, i deficit cognitivi e mnemonici che si osservano nella malattia di Alzheimer sono risultati associati alla perdita di neuroni colinergici nella corteccia; circostanza associata a una attività ACh subnormale che ha suggerito di minimizzare la degradazione dell’acetilcolina (ACh) dovuta al suo enzima acetilcolinesterasi (AChE). Purtroppo, questi tentativi hanno evidenziato importanti effetti collaterali. Uno studio ha indagato gli effetti di 35 composti fenolici su AChE, evidenziando che l’acido carnosico è risultato essere il più potente, con profili di attività competitivi rispetto a molecole farmacologiche. Un’altra ricerca su modello animale (modello AD con demenza indotta da scopolamina) ha evidenziato che gli effetti migliorativi sulla memoria dell’estratto di rosmarino (200 mg/kg per via orale) erano correlati con un effetto diretto sull’attività AChE.
Pharmacognosy Research Laboratories & Herbal Analysis Services UK, Chatham-Maritime, UK. Habtemariam, Solomon. “The Therapeutic Potential of Rosemary (Rosmarinus Officinalis) Diterpenes for Alzheimer’s Disease.” Evid Based Complement Alterna Med. 2016;2016:2680409 24