Lo Jasminum officinalis, d’origine persiana, era noto in Italia già in epoca Roamana, benché venga coltivato per la prima volta in territorio nazionale solo Cosimo I de Medici. Questa pianta rampicante, che fiorisce a fine inverno con fiori piccoli e bianchi, da cui si ricava un olio essenziale che può essere impiegato in aromaterapia. Uno studio del 2010, ha voluto approfondire gli effetti del massaggio con questo olio essenziale su numerosi parametri: dalla pressione sanguinea alla saturazione del sangue, dalla frequenza respiratoria alla temperatura corporea. L’applicazione sull’addome dell’olio di gelsomino ha aumentato tutti i parametri inerenti l’eccitazione autonomica, con degli effetti anche a livello emozionale. Infatti, I partecipanti si sentivano più “vigorosi” e più recettivi rispetto ai soggetti che avevano effettuato un massaggio con olio di mandorle dolci (placebo). Benché uno studio piccolo, che necessità di ulteriori conferme, ci fa intuire che forse i persiani non avevano sbagliato poi di tanto.
L’olio di gelsomino veniva offerto dai persiani durante i loro banchetti dove lo esaltavano per le sue potenzialità terapeutiche legate alla sessualità. E la moderna fitoterapia ci può aiutare a sostenere tale ipotesi. Infatti, nell’olio essenziale di gelsomino si trova un estere pentaciclico, chiamato hedione che dona le note caratteristiche all’essenza della pianta. Il nome derivadalla parola greca “Hedone”, che significa per l’appunto “piacevole”. Non solo per il suo profumo, fresco, citrato e “verde”, ma anche per gli effetti che ha nei rapporti interpersonali. Appartiene infatti alla classe di composti conosciuti come feromoni: sostanze prodotteda tutti mammiferi tramite ghiandole esocrine a basse concentrazioni per inviare segnali ad altri individui della stessa specie.
Classificati nel gruppo deisemiochimici, generano comportamenti e reazionifisiologico-comportamentaliin altri individui della stessa specie che vi vengono a contatto. Tali sostanze sono captate dai recettori vomeronasali. Nell’uomo esistono 5 recettori di questa famiglia (VN1R1-VN1R5). Hatt e Geber hanno testato l’affinità dell’heidone per il recettore VN1R1: rispetto ad un comune profumo floreare, la molecola ha prodotto un’aumentata attivazione delle aree limbiche e ha suscitato una risposta differenziata tra maschi e femmine in una regione ipotalamica associata al rilascio ormonale. Il recettore VN1R1 è implicato in attivazioni neruonali extra-olfattoria indotte dall’heidone, che modulano la secrezione genere-specifica di ormoni nell’uomo.
Questo effetto biochimico come si traduce nei rapporti interpersonali? Sappiamo, che la cooperazione tra individui senza legami pre-esistenti è stata, evolutivamente parlando, uno dei punti chiave del successo della specie umana. Sebbene tale ambito possa risultare prevalentemente di interesse socio-psicologico, uno studio di Hatt e berger individua nell’hedione una molecola in grado di migliorare la reciprocità negli umani. In particolare, fa sopportare meglio gli atteggiamenti negativi ed esalta l’aspetto positivo del rapporto tra persone che interagiscono tra di loro inalando contemporaneamente dell’heidone. E in quale rapporto se non quello sentimentale, in particolare, è bene che si sopportino i difetti e si esaltino i pregi della persona con cui si sta assieme? Buon San Valentino!
Fonti
Nat Prod Commun.2010 Jan;5(1):157-62.
Front Behav Neurosci.2017 May 2;11:79. doi: 10.3389/fnbeh.2017.00079. eCollection 2017.
Neuroimage.2015 Jun;113:365-73. doi: 10.1016/j.neuroimage.2015.03.029. Epub 2015 Mar 19.