Il 25% dei bambini al di sotto dei 5 anni presenta disturbi del sonno, mentre al di sopra dei 6 la percentuale si attesta fra il 10 e il 12%. A testimoniare l’incidenza del problema sono i dati diffusi dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Sinpia), in occasione della giornata mondiale del sonno.
“La ridotta quantità e la scarsa qualità del sonno – si legge nella nota riportata dalle agenzie – hanno importanti ripercussioni sia sulla qualità di vita dei bambini, sia su quella dei genitori, i quali sono sottoposti a notevole stress e sono a rischio di sviluppare problemi di salute, prima fra tutti la depressione”.
“Nel bambino, tra le conseguenze più gravi sono i disturbi di tipo cognitivo-comportamentale (calo del rendimento scolastico, disturbi di apprendimento, ridotta memoria di lavoro), problemi legati alla sonnolenza diurna (disattenzione, traumi accidentali) e l’obesità; nell’adolescente il disturbo del sonno può portare ad abuso di sostanze”.
Secondo Nardo Narducci, membro del Consiglio Direttivo Sinpia e Direttore Dipartimento Neuroscienze Pediatriche dell’Istituto Neurologico Carlo Besta, «l’approccio terapeutico nelle forme primarie è in primo luogo di tipo comportamentale. Esistono diversi protocolli terapeutici mirati a ristabilire l’igiene del sonno e a migliorare i sintomi. L’utilizzo di farmaci dovrebbe essere considerato solo in caso di inefficacia del primo intervento o in presenza di comorbidità e, benché non esistano ad oggi farmaci approvati per l’insonnia nel bambino, anch’esso dev’essere valutato sulla base del tipo di disturbo».
Misura più efficace «rimane la prevenzione precoce, che consiste nel favorire una buona igiene del sonno già nel primo anno di vita. Tra le più importanti regole da adottare, la regolarità del luogo e dell’orario di addormentamento e la dissociazione della fase di alimentazione dalla fase del sonno».