Azione del D-mannosio per Prevenire le Infezioni Urinarie
Le infezioni del tratto urinario (UTI) rappresentano un problema assai diffuso, con una particolare incidenza nella popolazione femminile. Negli Stati Uniti, ad esempio, circa l’11% delle donne sperimenta almeno un episodio di UTI non complicata all’anno.
Tra queste, quasi la metà può andare incontro a un nuovo episodio entro il primo anno dall’infezione iniziale. Le cistiti sono definite ricorrenti alla comparsa di almeno tre episodi all’anno oppure di due episodi negli ultimi sei mesi. Hanno un impatto considerevole sulla qualità di vita dei pazienti e sulle risorse del sistema sanitario.
Le infezioni urinarie: contesto e gestione terapeutica
Le infezioni delle vie urinarie (IVU) sono spesso causate da batteri come Escherichia coli, seguito da Proteus, Klebsiella, Enterococchi, Streptococchi e Pseudomonas aeruginosa. Attualmente, le linee guida internazionali raccomandano l’uso di fosfomicina trometamolo, pivmecillinam e nitrofurantoina come prima linea di terapia per la cistite non complicata.
Al contrario, vengono fortemente sconsigliati aminopenicilline e fluorochinoloni, a causa dell’elevata resistenza antibiotica osservata in Europa.
Nonostante gli antibiotici siano la pietra miliare per il trattamento delle IVU, l’aumento delle resistenze, i potenziali effetti avversi e i costi associati hanno spinto la ricerca verso approcci preventivi e terapeutici non antibiotici. Nei pazienti con infezioni ricorrenti, infatti, si raccomanda di considerare con attenzione misure comportamentali e strategie non antimicrobiche prima di avviare la profilassi antibiotica.
D-mannosio: definizione e meccanismo d’azione
Il D-mannosio è un monosaccaride semplice, considerato “inerte” nel metabolismo energetico umano poiché viene quasi interamente escreto nelle urine. Ciononostante, riveste un ruolo nella glicosilazione delle proteine e, più di recente, ha suscitato grande interesse per la capacità di inibire l’adesione batterica alle cellule del tratto urinario.
Il D-mannosio agisce come inibitore competitivo dell’adesione di batteri uropatogeni alle cellule dell’urotelio. In particolare, batteri come E. coli presentano pili di tipo 1, dotati di adesine FimH. Queste adesine permettono ai microrganismi di agganciarsi alla mucosa vescicale.
Quando si assume D-mannosio, questo zucchero si lega alle adesine FimH, ostacolando la loro interazione con i recettori presenti sulle cellule epiteliali del tratto urinario. I batteri, non potendo aderire, vengono quindi eliminati più facilmente durante la minzione.
Il D-mannosio non è efficace solo contro E. coli, ma può contrastare anche altri membri della famiglia delle Enterobacteriaceae, fra cui Klebsiella pneumoniae, Shigella flexneri, Salmonella typhimurium, Serratia marcescens ed Enterobacter cloacae. Pertanto, l’utilizzo del D-mannosio risulta potenzialmente utile nella prevenzione di diverse IVU non complicate.
Evidenze cliniche e ricerche sul D-mannosio
Una ricerca su diversi database (PubMed, EMBASE, Scopus, Web of Science, Cochrane Central Register of Controlled Trials e Cochrane Central Database of Systematic Reviews) ha individuato tredici studi pubblicati tra gennaio 2010 e gennaio 2021, di cui:
- Sei studi randomizzati controllati (RCT)
- Un trial randomizzato cross-over
- Cinque studi prospettici di coorte
- Un’analisi retrospettiva
Sette di questi lavori hanno messo a confronto il D-mannosio con un placebo o con altri farmaci/integratori, mentre i restanti sei hanno analizzato l’efficacia del D-mannosio confrontando i dati di follow-up con quelli di base.
Sicurezza e tollerabilità
Il D-mannosio risulta ben tollerato, con pochi eventi avversi segnalati. Tra questi, la diarrea è stata riportata in circa l’8% dei pazienti trattati con 2 g di D-mannosio al giorno per almeno 6 mesi.
La maggior parte degli studi suggerisce che il D-mannosio può:
- Ridurre il rischio di recidiva di IVU non complicate, in particolare nelle donne con cistiti ricorrenti.
- Affiancare gli antibiotici in alcuni casi, estendendo l’azione preventiva.
- Essere combinato con altri integratori (ad esempio probiotici, polifenoli) per potenziare la prevenzione.
Implicazioni pratiche e prospettive di utilizzo
Il D-mannosio si inserisce nell’ampio scenario delle strategie di profilassi non antibiotica, particolarmente rilevanti per:
- Ridurre il carico di antibiotici utilizzati, limitando la selezione di ceppi resistenti.
- Minimizzare effetti collaterali e impatto ecologico delle terapie farmacologiche.
- Integrare l’approccio preventivo in soggetti con cistiti ricorrenti.
Alcuni studi sottolineano i vantaggi di associare il D-mannosio a:
- Probiotici (Lactobacillus), utili al riequilibrio del microbiota vaginale e intestinale.
- Polifenoli o altre sostanze naturali (ad esempio, proantocianidine da mirtillo rosso), che possono agire su diversi meccanismi di adesione batterica.
- Vitamine e composti antiossidanti, per supportare lo stato di benessere generale.
Conclusioni
Le infezioni delle vie urinarie sono particolarmente comuni e spesso recidivanti, impattando negativamente sulla vita di molte donne. Sebbene la terapia antibiotica rappresenti la base del trattamento, l’urgenza di ridurre le resistenze e i potenziali effetti collaterali porta a un progressivo interesse verso misure di prevenzione non antibiotiche.
Il D-mannosio, grazie alla sua capacità di impedire l’adesione batterica all’urotelio e alla buona tollerabilità, si configura come un’opzione interessante in questo ambito.
Gli studi clinici mostrano risultati incoraggianti nella riduzione del rischio di recidive, specialmente se integrato in un approccio più ampio che includa comportamenti corretti (adeguata idratazione, igiene intima appropriata, prevenzione della stipsi) e, ove indicato, l’uso controllato di antibiotici.
Se la tua azienda desidera creare o fabbricare un prodotto contro la cistite: