L’Aristotelia chilensis (maqui) è un arbusto sempreverde autoctono di alcune zone del Cile e dell’Argentina, i cui frutti, piccole bacche scure, sono usati da secoli come alimento e medicina dalle popolazioni indigene. Malgrado la consolidata tradizione etno-botanica locale, la fitochimica della pianta è stata caratterizzata solo da pochi anni, nel solco di quell’ampio filone di ricerca che studia le proprietà biologiche degli antociani, i loro potenziali utilizzi per la salute e le fonti migliori sotto il profilo quali-quantitativo. Il maqui ha una spiccata attività anti-ossidante in vitro con un valore ORAC tra i più alti in rapporto ad altre bacche e frutti ricchi di polifenoli come il mirtillo, il goji o l’açai. Vari studi preclinici, su tessuti isolati e in vivo, hanno dimostrato che gli estratti e certe frazioni purificate del maqui hanno azione anti-infiammatoria perché inibiscono l’NF-kB e la ciclossigenasi-2, contrastano l’ossidazione delle LDL, sono cardioprotettive in un modello murino di danno da ischemia/riperfusione, inibiscono enzimi-chiave del metabolismo glucidico come l’aldoso reduttasi, l’α-amilasi, l’α-glucosidasi e la glucosio-6-fosfatasi, riducono la perossidazione lipidica, stimolano il sistema immunitario e sono chemo-protettivi in alcuni modelli sperimentali di cancerogenesi. Queste e altre interessanti azioni meritano ulteriori approfondimenti attraverso trial clinici randomizzati e controllati con placebo, finora non disponibili; se gli effetti fossero confermati anche nell’uomo, questa bacca, la cui popolarità ha già varcato i confini tradizionali, si candiderebbe a un ruolo preminente nel mercato dei cosiddetti super-foods.
Aristotelia chilensis
Review of biological and phytochemical activities
Aristotelia chilensis (maqui) is an evergreen shrub thriving in temperate areas of central-south Chile and western Argentina and bearing small, edible, purple-black berries. Since ancient times these fruits are collected by locals to make dyes, jams, teas, wines and juices and a variety of aliments. Its medicinal uses have been long established in the local ethno-botanical tradition but plant’s phytochemistry has been completely elucidated only recently, in the contest of those flourishing research lines focusing on the biological activity of anthocyanins, their health-promoting effects and best sources for extraction. Maqui berris demonstrated to be potent anti-oxydants in vitro with high ORAC values compared to similar fruits known to be rich in polyphenols (i.e. bluberries, goji and açai). Preclinical studies, both on isolated tissues and in vivo, demonstrated their crude extracts and selected fractions are anti-inflammatory due to the inhibition of NF-kB and cyclooxygenase-2; inhibit LDL oxydation, protect human endothelial cells against oxidative damage and are cardio-protective in a murine model of ischemia/reperfusion; inhibit key-enzymes involved in the carbohydrates metabolism such as aldose reductase, α-amylase, α-glucosidase and glucose-6-phosfatase; counteract lipid peroxidation; stimulate the immune system and are chemo-protective in experimental models of carcinogenesis. These intriguing biological actions need to be confirmed by means of well designed randomized clinical trials; once confirmed in humans, maqui berries, whose popularity has outgrown its traditional borders, have the potential to become a leading ingredient among the so called super-fruits.