Il gruppo di lavoro ha sottolineato che queste raccomandazioni non si applicano alle persone con una storia di fratture osteoporotiche, aumento del rischio di cadute o diagnosi di osteoporosi o carenza di vitamina D. «In contrasto con altre raccomandazioni dell’USPSTF per lo screening che si basano su una singola azione da parte dei medici, questi servizi di prevenzione richiedono anche un’azione continua da parte dei pazienti» spiega David Reuben, della University of California Los Angeles, in un editoriale pubblicato su JAMA Internal Medicine. L’editorialista sostiene che le raccomandazioni della task force dovrebbero specificare che i risultati degli studi dipendono dall’aderenza del paziente, e se esprimono un risultato in condizioni ideali oppure normali di aderenza. «L’USPSTF ha concluso che sono necessarie ulteriori prove per valutare se dosi maggiori di vitamina D possano essere benefiche per la prevenzione. A tal proposito, ci sarà un aumento sostanziale dei dati disponibili sull’integrazione con vitamina D negli adulti residenti nella comunità da nuovi studi clinici nel prossimo anno» scrive in un altro editoriale su JAMA Heike Bischoff-Ferrari, della University of Zurich, di Zurigo in Svizzera.
JAMA. 2018. doi:10.1001/jama.2018.3185
https://dx.doi.org/10.1001/jama.2018.3185
JAMA Int Medicine 2018. Doi: 10.1001/jamainternmed.2018.1809 https://dx.doi.org/10.1001/jamainternmed.2018.1809