Antidepressivo Naturale, integratori e rimedi
Diversi sono gli strumenti per contrastare la depressione, ma è obiettivo comune ricercare antidepressivi naturali che permettono di migliorare questa condizione.
La depressione maggiore o depressione è un disturbo dell’umore molto diffuso. Ne soffrono circa 15 persone su 100. Negli Stati Uniti, il 16% degli adulti sperimenta forme depressive nel corso della vita, ma il numero di persone che riesce a trovare una terapia adeguata è molto basso (inferiore al 25%).
Il disturbo depressivo può colpire chiunque a qualunque età, ma è più frequente tra i 25 e i 44 anni di età ed è due volte più comune nelle donne rispetto agli uomini. E’ nell’età dell’adolescenza e nei giovani, dai 12 ai 24 anni, che si registra il più alto tasso di insorgenza, per la prima volta, della depressione.
Questa malattia è la principale causa di decessi e disabilità nelle persone di età compresa tra i 18 e i 44 anni. Alcune volte, la depressione si accompagna ad altre condizioni patologiche come le malattie del cuore. I pazienti, infatti, con malattie cardiovascolari e depressione sono 4,5 volte più soggetti ad avere attacchi di cuore rispetto ai pazienti cardiaci non affetti da depressione. I sintomi principali della depressione clinica sono umore depresso e/o perdita di piacere e interesse per quasi tutte le attività che prima appassionavano e davano piacere. Molto frequentemente si presentano stanchezza, affaticamento, mancanza di energie e demotivazione, un aumento o una diminuzione significativi dell’appetito e, quindi, del peso corporeo, disturbi del sonno, difficoltà nel concentrarsi, nel mantenere l’attenzione e nel prendere decisioni. Si pensa che la depressione sia causata da un’alterazione neurochimica a livello centrale. Tre sono i neurotrasmettitori che rivestono un ruolo centrale nella depressione: noradrenalina o norepinefrina, serotonina e dopamina. La noradrenalina controlla l’attenzione, la motivazione e i livelli di energia totali. Di concerto con la serotonina, la norepinefrina agisce su ansietà e irritabilità. La serotonina invece regola l’impulsività ed insieme alla dopamina, controlla l’appetito, il desiderio sessuale e l’aggressività. La depressione è classificata come lieve, moderata o severa a seconda dell’intensità dei sintomi e di quanto i pazienti siano danneggiati dalla malattia.
La distimia, invece è una forma di depressione cronica più lieve nei sintomi rispetto alla depressione maggiore, ma prolungata nel tempo. Può, infatti, durare per 2 o più anni.
TERAPIA
L’uso di farmaci antidepressivi e la psicoterapia sono i principali trattamenti per curare la depressione. Il grado di risposta alla terapia antidepressiva varia tra il 50% e il 55%. La remissione o completa assenza dei sintomi si verifica nel 35%-40% dei casi. Nei pazienti nei quali non si osservano miglioramenti entro 2 settimane dall’inizio della terapia, si può considerare un aumento del dosaggio, sebbene questo intervento potrebbe portare ad una esacerbazione degli effetti collaterali. In tal caso, dovrebbe essere seguito un approccio diverso. Il sostituire durante la terapia una molecola antidepressiva con un’altra è un metodo abbastanza comune che, in alcuni casi, si è rivelato utile. Ad esempio, in pazienti nei quali non si sono osservati miglioramenti dei sintomi con la somministrazione di uno specifico inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina (SSRI), la sostituzione di quest’ultimo con un’altra molecola appartenente alla medesima classe, ha portato alla remissione del paziente in tempi più rapidi. In pazienti, nei quali anche la sostituzione del farmaco non porta ai risultati sperati, si può optare per una combinazione di molecole che agiscono a più livelli (es. antipsicotico atipico, ansiolitico o litio sono spesso somministrati in associazione con un antidepressivo).
MODULATORI DELLA NEUROTRASMISSIONE
Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) rappresentano la classe di farmaci d’elezione nel trattamento della depressione. Hanno dimostrato nel tempo un’efficacia paragonabile ai più vecchi antidepressivi triciclici (TCA), ma con meno effetti collaterali. I TCA e le molecole di ultima generazione agiscono su molteplici neurotrasmettitori. Gli Inibitori della ricaptazione di serotonina e noradrenalina (SNRI), spesso utilizzati in pazienti che non rispondono agli SSRI, inibiscono la ricaptazione sia della serotonina che della noradrenalina. Oltre il 50% dei pazienti depressi si affida a prodotti naturali per migliorare i sintomi della depressione, la metà circa dei quali senza neppure avvisare il proprio medico. Molti di questi prodotti sembrano agire controllando la neurotrasmissione e la biochimica del cervello. L’erba di San Giovanni o iperico (Hypericum perforatum L.) è il miglior “antidepressivo” naturale ad oggi conosciuto. Esso agisce in modo simile ad alcuni farmaci antidepressivi convenzionali, inibendo la ricaptazione di serotonina, noradrenalina e dopamina.
Alcuni studi ne hanno inoltre evidenziato la capacità di agire su altri composti a livello neuronale come il glutammato e l’acido gammaamminobutirrico (GABA).
Molti prodotti a base di iperico, presenti sul mercato, sono standardizzati in ipericina, contenuta normalmente in quantità pari allo 0,3%. L’attività antidepressiva è sempre stata correlata a tale ingrediente attivo, sebbene negli ultimi anni diverse siano le evidenze scientifiche a supporto degli effetti benefici su tono dell’umore e benessere mentale dell’iperforina. I prodotti in commercio standardizzati in iperforina, contengono questa sostanza in quantitativi che variano tra il 3% e il 5%. Se l’iperico sia realmente efficace nei casi di depressione è sempre stato oggetto di discussione a fronte dei risultati contrastanti di alcuni studi. La maggior parte delle evidenze scientifiche supportano l’efficacia dell’H. perforatum nel migliorare l’umore, ridurre l’insonnia e i sintomi somatici in pazienti con depressione da lieve a moderatamente severa.
L’efficacia dell’iperico è comparabile a quella degli antidepressivi triciclici a basso dosaggio e degli SSRI.
Due ampi studi clinici, condotti in doppio cieco con il controllo del placebo, non hanno evidenziato differenze significative tra l’assunzione dell’iperico e del placebo.
Il motivo alla base di questi risultati non è stato ancora chiarito, ma potrebbe essere legato al fatto che questi due trials sono stati condotti in centri psichiatrici, a differenza dei precedenti che sono stati realizzati presso ambulatori specialistici di primo livello. Le differenti caratteristiche dei pazienti in cura presso queste strutture potrebbe pertanto essere la causa di questi risultati contrastanti.
Sulla base delle attuali evidenze scientifiche, per migliorare i sintomi, l’iperico dovrebbe essere assunto da persone affette da depressione da lieve a moderata, a dosi di 300 mg fino a tre volte al giorno. Questo vale per i prodotti standardizzati allo 0,3% di ipericina. Per altri prodotti, diversamente standardizzati, la dose appropriata dovrebbe essere calcolata sulla base della specifica formulazione del prodotto. I prodotti a base di iperico non sono da considerare necessariamente la terapia più idonea per la depressione, in quanto, pur avendo un’efficacia paragonabile a quella dei farmaci convenzionali, non sono da meno a questi per quanto concerne gli effetti collaterali. Non vi è, infatti, alcuna evidenza sulla miglior tollerabilità dell’erba di San Giovanni rispetto ai farmaci comunemente impiegati per la cura della depressione. Particolare attenzione deve essere posta all’assunzione di iperico in concomitanza con alcuni farmaci. Questa pianta, infatti, è un potente inibitore del citocromo P450 3A4 (CYP3A4), la forma dell’enzima responsabile del metabolismo di più del 50% dei farmaci presenti sul mercato. L’iperico, assunto insieme ad altri farmaci, potrebbe pertanto alterare la loro funzione. Alcuni studi hanno evidenziato la capacità dell’iperico di interagire con CYP1A2 e CYP2C9, sebbene in misura minore rispetto a CYP3A4. Il ridotto assorbimento di alcuni farmaci conseguente alla concomitante assunzione di iperico, sembra inoltre correlata all’attivazione da parte di questa pianta della glicoproteina P, una pompa ATP dipendente che favorisce il trasferimento di farmaci ed altre molecole fuori dalla cellula, diminuendone in questo modo la quantità assorbita.
Particolare attenzione all’uso di iperico devono prestare le donne che assumono contraccettivi orali, in quanto l’Hypericum perforatum, aumentando il metabolismo di etinil estradiolo e progestinici, può provocare emorragia da rottura, sanguinamento mestruale irregolare e gravidanze indesiderate.
Casi di sindrome serotoninergica, dovuta ad un eccesso di attività serotoninergica a livello del sistema nervoso centrale, sono stati registrati in soggetti che assumevano prodotti a base di iperico in concomitanza con farmaci antidepressivi che agiscono inibendo la ricaptazione della serotonina.
Crisi ipertensive sono state riportate da un paziente che assumeva iperico e consumava alimenti contenenti tiramina e vino rosso.
La S-adenosil-L-metionina (SAMe) è un derivato amminoacidico che l’organismo o assume attraverso alcune fonti alimentari proteiche come la carne oppure è sintetizzato per via endogena. Tale molecola è usata sia per il trattamento dell’osteoartrite che della depressione. SAMe agisce, però, in modo diverso rispetto alla maggior parte degli antidepressivi convenzionali, modificando la fluidità della membrana neuronale, i cui cambiamenti favoriscono la trasduzione del segnale trans-membrana. Da alcuni studi è inoltre emerso che SAMe è in grado di aumentare il turnover della serotonina e di aumentare i livelli di noradrenalina e dopamina.
L’efficacia di SAMe nel controllare i sintomi della depressione è paragonabile a quella degli antidepressivi triciclici. Il trattamento con tale molecola è generalmente ben tollerato e la sua assunzione sicura a lungo termine è stata comprovata in studi su migliaia di pazienti che hanno assunto prodotti a base di SAMe per un periodo di almeno 2 anni.
A fronte del fatto che SAMe abbia dimostrato di essere una buona alternativa alle terapie convenzionali nel trattamento dei sintomi della depressione, la maggior parte dei prodotti a base di questa sostanza presenti sul mercato sono tuttavia di scarsa qualità (contengono quantità molto basse dell’ingrediente attivo rispetto alla quantità dichiarata in etichetta), seppur molto costosi. La dose abituale è di 200-400 mg di SAMe, da assumere da 2 a 4 volte al giorno. Sul mercato SAMe è disponibile in diversi sali (solfato, solfato-p-toluensolfonato o tosilato, e butandisolfonato).
Quest’ultima è la forma in cui SAMe è risultato maggiormente biodisponibile e stabile.
Avendo effetti serotoninergici, l’assunzione di prodotti a base di SAMe da parte di pazienti bipolari, potrebbe portare alla conversione dello stato depressivo in maniacale.
Per lo stesso motivo, l’assunzione combinata con farmaci antidepressivi SSRI potrebbe portare allo scatenamento della sindrome serotoninergica con sintomi quali agitazione, ansietà, palpitazioni, sudorazione, diarrea, etc.
L’inositolo è un isomero naturale del glucosio. Anch’esso è utilizzato come rimedio naturale nel trattamento della depressione, ma agisce in modo differente rispetto agli antidepressivi convenzionali, in quanto non aumenta i livelli di neurotrasmettitori, ma riveste un ruolo di supporto nella comunicazione cellulare tra serotonina, noradrenalina e recettori colinergici.
Studi preliminari suggeriscono che elevate dosi di inositolo (12 g/die), assunte per 4 settimane, possono migliorare i sintomi della depressione; tuttavia, terminato il trattamento, i sintomi tendono a ricomparire rapidamente.
Il NADH (nicotinammide adenina dinucleotide idrato) è una molecola nota per i suoi effetti benefici sulla funzione mentale come migliorare la concentrazione e la memoria. Alcuni studi in vitro, dimostrando la capacità di questa molecola di aumentare i livelli di dopamina77, ne hanno suggerito un ruolo potenziale nel trattamento della depressione, sebbene ad oggi non esista alcuna evidenza scientifica che supporti tale effetto.
PRECURSORI DEI NEUROTRASMETTITORI
La fenilalanina è un amminoacido essenziale che l’organismo, quindi, può assumere solo attraverso la dieta. Attraverso l’enzima fenilalanina idrossilasi, l’organismo converte la fenilalanina nell’amminoacido tirosina che, a sua volta, è il precursore per la sintesi dei neurotrasmettitori “dopamina” e “noradrenalina”.
La tirosina, aumentando i livelli di neurotrasmettitori in circolo, potrebbe avere un ruolo “antidepressivo”. Una dieta priva di fenilalanina/tirosina può portare infatti allo sviluppo di sintomi depressivi in soggetti non depressi. Gli integratori alimentari a base di tirosina non sembrano tuttavia migliorare i sintomi della depressione, mentre i risultati di alcuni studi clinici preliminari suggeriscono un potenziale ruolo della fenilalanina nel combattere tale patologia, sebbene maggiori evidenze siano necessarie per confermare tale ipotesi. La somministrazione di fenilalanina dovrebbe essere evitata da quei soggetti affetti da disordini del metabolismo di questo amminoacido, come fenilchetonuria ed alcaptonuria e da pazienti con specifiche patologie. L’assunzione di fenilalanina da parte di pazienti affetti da schizofrenia o in trattamento con farmaci neurolettici potrebbe, infatti, esacerbare la discinesia tardiva, mentre nei pazienti con morbo di Parkinson potremmo assistere ad un peggioramento del tremore, della rigidità e della sindrome “on-off”.
L-triptofano e 5-HTP (5-idrossitriptofano) sono precursori della serotonina. Evidenze scientifiche preliminari suggeriscono che assumere integratori alimentari a base di queste sostanze potrebbero aiutare a contrastare i sintomi della depressione. Studi più approfonditi sono necessari per definire la dose più idonea e l’efficacia a lungo termine. Pareri contrastanti circolano inoltre sulla sicurezza sia di L-triptofano che di 5-HTP. Nel 1989, più di 1.500 casi di sindrome eosinofilo-mialgica (EMS) negli Stati Uniti con 37 decessi sono stati correlati all’uso di Ltriptofano. Il 95% di questi eventi è stato associato all’uso di un integratore alimentare a base di Ltriptofano prodotto da un’azienda giapponese. In conseguenza di ciò, l’FDA (Food and Drug Administration) americana ha ordinato il ritiro dal mercato dell’L-triptofano ed ha emanato un’allerta per limitare l’importazione da paesi esteri di prodotti a base di questa sostanza.
In seguito all’adozione di tali misure, l’incidenza di EMS negli USA è rapidamente diminuita.
I sintomi associati ad EMS conseguente all’assunzione di L-triptofano includono eosinofilia intensa, fatica, mialgia invalidante, neuropatia, lesioni sclerodermiformi della pelle, alopecia, eruzione cutanea e processi infiammatori a carico di articolazioni, tessuto connettivo, polmoni, cuore e fegato.
I sintomi tendono a migliorare nel corso del tempo; tuttavia, alcuni individui possono continuare a manifestare sintomi fino a due anni dopo lo sviluppo della SME e la completa risoluzione dei sintomi può anche non avvenire mai.
L’esatta eziopatogenesi della malattia nei soggetti che assumono L-triptofano è ancora ignota. Alcuni studiosi sostengono che possa essere causata dalla presenza di contaminanti. In integratori alimentari contenenti L-triptofano, è stata rilevata la presenza di più di 60 impurezze, sei delle quali sono state correlate allo sviluppo di EMS. Altri fattori scatenanti non sono tuttavia da escludere. Sintomi di EMS si sono osservati anche in individui che non hanno mai assunto integratori alimentari a base di L-triptofano o in animali ai quali la sostanza è stata somministrata con o senza impurezze. In realtà, solo il 2% dei soggetti che hanno assunto prodotti contenenti L-triptofano hanno sviluppato EMS durante l’epidemia del 1980. Questi dati suggeriscono, pertanto, che nell’insorgenza della sindrome eosinofilo-mialgica potrebbero essere coinvolti fattori diversi dalle impurezze. Da un’analisi condotta nel 2009 è emerso che tra i fattori che aumentano il rischio di sviluppare EMS da L-triptofano sono l’assunzione di elevate dosi della sostanza, età superiore ai 45 anni ed una specifica predisposizione genetica. Dosi di L-triptofano pari a 4,2 grammi/die aumentano le probabilità di ammalarsi di 1,35 volte rispetto ad un’assunzione di 3 g/die. Dal 2005, anno in cui l’FDA ha riammesso i prodotti a base di L-triptofano sul mercato americano, è stato registrato un solo caso di EMS associato all’assunzione di questa sostanza. Si tratta di un soggetto di 44 anni che ha assunto 1.500 mg/die di L-triptofano e nel quale i sintomi hanno cominciato a manifestarsi dopo 3 settimane dall’inizio del trattamento. Il meccanismo che correla tale sostanza all’insorgenza di EMS è ancora sconosciuto; tuttavia, pur non essendo l’unico fattore scatenante, nella scelta del trattamento dei sintomi della depressione è importante sapere che alcuni soggetti particolarmente sensibili all’L-triptofano possono sviluppare tale sindrome.
I risultati di alcuni studi suggeriscono che fosfatidilserina e L-acetilcarnitina sono in grado di alleviare i sintomi della depressione nell’anziano. Studi preclinici, non confermati da trial clinici, hanno evidenziato la capacità della fosfatidilserina di aumentare i livelli di noradrenalina e dopamina. In studi preliminari si è osservato che la L-acetilcarnitina è in grado di migliorare la trasmissione sinaptica. Ulteriori studi sono tuttavia necessari per valutare la reale efficacia di queste due sostanze nel controllare i sintomi della depressione.
ACIDI GRASSI ESSENZIALI
L’olio di pesce contiene gli acidi grassi omega-3 “DHA” (acido docosaesaenoico) ed “EPA” (acido eicosapentaenoico). Si tratta di acidi grassi polinsaturi i cui meccanismi d’azione (normalizzano la struttura delle membrane cerebrali e migliorano la ricaptazione dei neurotrasmettitori) hanno un risvolto positivo sulla nostra salute. Bassi livelli di omega-3 nel sangue e nei globuli rossi sono correlati alla depressione.
L’elevato consumo di pesce, principale fonte di acidi grassi omega-3 è associato ad un basso rischio di depressione e di suicido, come confermato da dati che dimostrano come l’incidenza di questa malattia sia più bassa nei paesi dove si consumano prodotti ittici in maggiore quantità.
Anche integrare la dieta con olio di pesce può giovare alla salute mentale. Evidenze preliminari hanno suggerito che assumere 9,6 g/die di olio di pesce può contribuire a migliorare la risposta alle terapie antidepressive convenzionali.
Anche gli integratori alimentari a base di EPA possono essere un valido aiuto, come dimostrato da alcuni studi clinici in cui si è osservato un miglioramento dei sintomi della depressione in soggetti che hanno assunto 1 g/die di EPA in combinazione con farmaci convenzionali.
Assumere DHA nell’ambito di una terapia convenzionale sembra invece non avere alcun effetto significativo sulla malattia. Alcuni studi hanno evidenziato che dosi di acidi grassi omega-3 superiori a 3 g/die possono inibire l’aggregazione piastrinica provocando emorragie ed aumentando il rischio potenziale di provocare infarto emorragico.
L’assunzione di integratori alimentari a base di omega-3 da parte di soggetti in terapia con farmaci anticoagulanti, potrebbe avere effetti additivi e mettere a serio rischio la vita di questi pazienti. Tuttavia, uno studio ha evidenziato come l’assunzione di dosi da 3 g a 6 g/die di queste sostanze non influisca in modo significativo sulla coagulazione in soggetti in terapia con warfarina.
Il DHEA (deidroepianandrosterone) è un ormone steroideo che il nostro organismo è in grado di sintetizzare. E’ metabolizzato in androstenedione, il principale precursore di androgeni ed estrogeni. I livelli di DHEA sono più alti nell’uomo rispetto alla donna e declinano naturalmente con l’età in entrambi i generi.
I meccanismi attraverso i quali questo ormone sarebbe in grado di controllare la depressione sono del tutto ignoti. I livelli di DHEA nei soggetti depressi possono infatti ampiamente variare; in alcuni casi non si osserva alcuna differenza con i soggetti non affetti da depressione. Sembra che le persone anziane che soffrono di depressione abbiano più bassi livelli di DHEA quando la risposta ad un trattamento antidepressivo è stata favorevole. Alcuni studi preliminari suggeriscono che l’integrazione con DHEA può essere di aiuto nel contrastare i sintomi della depressione in alcuni soggetti; tuttavia, non vi sono dati a supporto della sicurezza di tale ormone se assunto a dosi elevate o per lungo tempo. In alcuni casi, dosi relativamente basse di DHEA (50-100 mg/die) possono portare ad un aumento dei livelli di questo ormone superiori a quelli fisiologici, aumentando così il rischio di tumore alla prostata, al seno o di altre condizioni ormono-dipendenti. Fino a quando non si avrà un maggior numero di dati disponibili sulla efficacia e sulla sicurezza a lungo termine di tale sostanza, l’assunzione di DHEA per controllare i sintomi della depressione è sconsigliata. Altri ormoni endogeni, come il pregnenolone e il progesterone, sono talvolta consigliati per il trattamento della depressione, sebbene non vi siano dati attendibili a supporto di tale uso.
VITAMINE
La depressione è talvolta attribuita alla carenza di vitamine, sebbene non vi siano dati a supporto dell’impiego di tali sostanze (prodotti multivitaminici, a base di vitamina C o di vitamina E) nel trattamento di tale malattia. Qualche evidenza scientifica a favore dell’impiego di vitamine nel trattamento della depressione esiste per l’acido folico, la cui presenza, secondo quanto evidenziato in alcuni studi nell’uomo, è fondamentale per la produzione di neurotrasmettitori, inclusa la serotonina. Sembra che la carenza di acido folico sia una condizione comune nei soggetti affetti da depressione. Altri studi hanno evidenziato che un basso livello di folato nel siero o un ridotto apporto di acido folico con la dieta può aumentare il rischio di depressione. Livelli bassi di folato nel siero sembrano correlati ad un grado di risposta inferiore dei pazienti alla terapia farmacologica. Alcune evidenze suggeriscono che assumere 500 mg/die di acido folico, in aggiunta alla terapia farmacologica convenzionale, potrebbe contribuire a contrastare i sintomi della depressione, soprattutto nelle donne. L’acido folico assunto in sostituzione della terapia farmacologica sembra invece non avere alcuna efficacia. L’acido folico è spesso assunto in forma di L-metilfolato, considerato la forma chimica più attiva dell’acido folico, sebbene non vi sia alcuna certezza che sia realmente la più efficace. Poiché la somministrazione di acido folico può mascherare la carenza di vitamina B12 favorendo la progressione del danno neurologico, è importante prima di iniziare il trattamento con acido folico controllare i livelli sierici di questa vitamina.
ALRI RIMEDI NATURALI
Negli ultimi tempi sta crescendo l’interesse verso lo zafferano (Crocus sativus L.) come possibile rimedio naturale per il trattamento della depressione. Il meccanismo attraverso cui tale pianta esplicherebbe tale effetto è ignoto, ma i risultati di alcuni studi clinici mostrano che assumere 30 mg/die di uno specifico estratto di zafferano per un periodo di 6 settimane, permette di migliorare i sintomi della malattia. In uno di questi studi in cui il trattamento con l’estratto di zafferano è stato confrontato con l’assunzione di 100 mg/die di un antidepressivo triciclico, è stata osservata tra i due rimedi una efficacia paragonabile. La dose di farmaco utilizzata come controllo positivo in questo studio è tuttavia inferiore rispetto a quella normalmente raccomandata in terapia. In un altro trial clinico una dose di 15 mg di un differente estratto di zafferano, assunto due volte/die per 8 settimane, ha mostrato efficacia simile a 10 mg di un farmaco SSRI. Sebbene i risultati di tali studi siano promettenti, si tratta di prove preliminari che necessitano di ulteriori conferme. Altri rimedi naturali come damiana (Turnera diffusa Willd.), ginkgo (Ginkgo biloba L.), glutammina, lavanda (Lavandula angustifolia Mill.), curcuma (Curcuma longa L.) e yohimbe [Pausinystalia yohimbe (K. Schum) Pierre ex Beille] sono talvolta raccomandati negli USA per il trattamento della depressione, sebbene non esista alcuna evidenza scientifica a supporto di tale attività. Nell’UE, corteccia di yohimbe e sue preparazioni sono inserite nella parte C (sostanze sottoposte alla sorveglianza della Comunità) dell’allegato III al Reg. (CE) 1925/2006, in quanto la caratterizzazione chimica e tossicologica di tali sostanze utilizzate in alimenti derivanti dallo yohimbe non consente di trarre conclusioni definitive a favore della loro sicurezza come ingredienti alimentari. Pertanto, in attesa di una decisione che stabilisca se consentire o meno l’impiego di corteccia di yohimbe e suoi derivati negli alimenti nell’UE, si continuano ad applicare le disposizioni nazionali (il Ministero della Salute italiano non ammette l’uso di yohimbe negli integratori alimentari – Decreto 9 luglio 2012).
CONCLUSIONI
L’iperico è stato ampiamente studiato per i suoi effetti sulla depressione. E’ risultato efficace in forme di depressione da lievi a moderatamente gravi, sebbene a causa dell’elevato rischio di interazioni farmacologiche, l’assunzione da parte di soggetti che seguono specifiche terapie (es. statine, anticoagulanti, contraccettivi ormonali) è strettamente sconsigliata. Un altro rimedio naturale dimostratosi efficace e sicuro anche se assunto per lunghi periodi è la S-adenosil-L-metionina (SAMe). I prodotti presenti sul mercato non sono, tuttavia, sempre di buona qualità e sono piuttosto costosi. I precursori della serotonina, L-triptofano e 5-HTP, in alcuni studi preliminari hanno mostrato effetti benefici nel contrastare i sintomi della depressione. Finché non saranno dimostrate l’efficacia e la sicurezza a lungo termine di queste sostanze, l’assunzione da parte di pazienti depressi non è tuttavia raccomandata. Sconsigliato è anche l’utilizzo dell’ormone steroideo DHEA, le cui evidenze sull’efficacia e sull’uso sicuro per lunghi periodi sono deboli. Gli acidi grassi omega-3, DHA ed EPA, si sono rilevati un rimedio naturale promettente contro la depressione se assunti a supporto delle terapie farmacologiche convenzionali. Dosi elevate di queste sostanze potrebbero tuttavia aumentare il rischio dell’insorgenza di gravi effetti collaterali. Anche l’acido folico sembra avere un ruolo positivo nel migliorare i sintomi della depressione, quando usato come adiuvante della terapia farmacologica convenzionale, soprattutto nei pazienti con deficit di folato. In tal senso potrebbe essere utile sia assumere integratori multivitaminici contenenti acido folico che integrare la dieta con alimenti ricchi di tale vitamina come agrumi, verdure a foglia verde scuro e cereali arricchiti con folati. In ogni caso, quando si assumono rimedi alternativi naturali, è importante avvisare il proprio medico, in quanto molti prodotti di origine naturale (es. iperico, SAMe e L-triptofano), avendo effetti additivi sui farmaci con attività serotoninergica, possono peggiorare i sintomi della depressione.