Pubblicato online su “Circulation”, uno studio basato sul trial JUPITER riporta in primo piano le particelle HDL (lipoproteine ad alta densità). È stato infatti dimostrato che, nei pazienti trattati con rosuvastatina, sia nelle analisi al basale che in quelle in corso di trattamento con la statina, il numero di particelle HDL è stato il più forte di quattro biomarcatori correlati alle HDL come predittore inverso degli eventi cardiovascolari (CV) incidenti e biomarcatore del rischio residuo. Possibili implicazioni cliniche nel monitoraggio della risposta alle statine.
«Recenti fallimenti di farmaci che hanno aumentato i livelli di colesterolo-HDL al fine di ridurre gli eventi CV negli studi clinici hanno portato a un crescente interesse per indici alternativi di qualità delle HDL stesse, come la capacità di efflusso del colesterolo, e di quantità, come il numero di particelle HDL» premettono gli autori, coordinati da Samia Mora, del Centro di Metabolomica dei Lipidi, Brigham and Women’s Hospital, Harvard Medical School, Boston.
«Tuttavia» proseguono «nessuno studio ha confrontato direttamente queste misure in una popolazione contemporanea che comprendesse una potente terapia statinica e un basso livello di colesterolo-LDL (lipoproteine ad alta densità». Questo è stato dunque lo scopo dello studio condotto dai ricercatori.
Studio caso-controllo nidificato del trial Jupiter
Sono stati valutati – al basale e a 12 mesi – i livelli di colesterolo HDL, l’apolipoproteina AI (apoA-I), la capacità di efflusso del colesterolo e il numero di particelle HDL in uno studio caso-controllo nidificato del trial JUPITER (Justification for the Use of Statins in Prevention: An Intervention Trial Evaluating Rosuvastatin), un trial randomizzato di prevenzione primaria che ha confrontato il trattamento con rosuvastatina al placebo in soggetti con livelli normali colesterolo-LDL ma aumentati di proteina C-reattiva.
Gli autori ricordano che, nel trial JUPITER, la capacità di efflusso del colesterolo era stata associata con malattia cardiovascolare (CVD) incidente negli individui in corso di trattamento con la potente statina, ma non al basale.
Mora e colleghi hanno confrontato 314 casi di CVD incidenti (infarto miocardico, angina instabile, rivascolarizzazione arteriosa, ictus o morte CV) con controlli abbinati per età e genere. Mediante modelli di regressione logistica condizionale con aggiustamenti per i fattori di rischio si sono poi valutate le associazioni tra i biomarcatori correlati alle HDL e il CVD incidente.
La capacità di efflusso della colesterolo è risultata moderatamente correlata con il colesterolo HDL, l’apoA-I e il numero di particelle HDL (rho di Spearman = 0,39, 0,48 e 0,39, rispettivamente, P inferiore a 0,001). Il numero di particelle HDL al basale In tutti e quattro i fenotipi di HDL analizzati) è apparso inversamente associato al CVD incidente (odds ratio [OR] aggiustato per incremento SD [OR/SD] 0,69; 95% CI 0,56-0,86; p <0,001).
Nessuna associazione significativa, invece, è stata trovata per la capacità di efflusso del colesterolo al basale (OR/SD 0,82, 95% CI 0,66-1,02, p = 0,08) o apoA-I (OR/SD 0,83, 95% CI 0,67-1,03; p = 0,08). Dopo 12 mesi di trattamento con rosuvastatina (al dosaggio di 20 mg/die) non è stata modificata la capacità di efflusso del colesterolo (variazione media percentuale: -1,5%, 95% CI -13,3 a +10,2, p = 0,80), mentre sono aumentati il colesterolo HDL (+ 7,7%), l’apoA-I (+ 4,3%) e il numero di particelle HDL (+ 5,2%).
La capacità di efflusso del colesterolo in corso di trattamento con statina è risultata inversamente associata al CVD incidente (OR/SD 0,62; 95% CI 0,42-0,92; p = 0,02), anche se il numero di particelle HDL è emerso nuovamente come il predittore più forte (OR/SD 0,51, 95% CI 0,33 -0,77; p <0,001).
Le implicazioni cliniche
«La capacità di efflusso del colesterolo si è dimostrata un marker di rischio residuo quando valutata in corso di terapia statinica, in linea con un ruolo potenziale nel guidare il rischio residuo con un basso livello di colesterolo-LDL» affermano gli autori.
«Il numero di particelle HDL si è dimostrato il predittore più forte rispetto agli altri biomarcatori correlati alle HDL e potrebbe servire in futuro come biomarker di rischio residuo o di risposta alla terapia» aggiungono.
«Se una terapia progettata per aumentare la capacità di efflusso del colesterolo o aumentare il numero di particelle HDL possa ridurre il rischio CV, questo resta incerto» affermano infine Mora e colleghi.
Bibliografia:
Khera V, Demler O, Adelman SJ, et al. Cholesterol Efflux Capacity, HDL Particle Number, and Incident Cardiovascular Events. An Analysis from the JUPITER Trial (Justification for the Use of Statins in Prevention: An Intervention Trial Evaluating Rosuvastatin). Circulation, 2017 Apr 27. [Epub ahead of print]
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