Olio di palma: fa bene o male? Per rispondere a questa domanda, il Ministero della salute ha interpellato l’Istituto superiore di sanità (ISS) perché esprimesse una sua opinione motivata sull’eventuale tossicità dell’olio di palma come ingrediente alimentare.
Il parere tecnico-scientifico dell’ISS è stato pubblicato il 25 Febbraio u.s. sul sito del Ministero Questo olio, come noto, deriva dalla polpa del frutto della palma (Elaeis guineensis Jacq.).
Ingrediente largamente impiegato nell’industria alimentare (olio per frittura, margarine, prodotti di pasticceria e da forno, e gran parte dei prodotti alimentari trasformati), contiene rispetto ad altri grassi vegetali usati negli alimenti, quali olio di semi di girasole, olio di soia e margarine vegetali, un maggior contenuto percentuale di acidi grassi saturi e un minor contenuto di acidi grassi mono/polinsaturi.
L’olio di palma è infatti costituito per il 50% da acidi grassi saturi (quasi esclusivamente acido palmitico), per il 40% da acidi grassi monoinsaturi (acido oleico) e per il restante 10% da acidi grassi poliinsaturi (acido linoleico). Oltre alla componente lipidica, l’olio di palma grezzo contiene vitamina E, soprattutto in forma di tocotrienoli e alfa tocoferoli, carotenoidi e fitosteroli. In seguito a raffinazione, il contenuto di vitamina E si riduce fino al 40% e la maggior parte dei carotenoidi viene persa. L’impiego dell’olio di palma nei prodotti trasformati è spesso associato a quello di altri ingredienti (grassi di origine sia animale che vegetale) che apportano, come l’olio di palma, acidi grassi saturi, in particolare acido palmitico.
La diversificazione delle produzioni alimentari interessate dall’uso dell’olio di palma e la mancanza di informazioni di carattere quantitativo desumibili dall’etichetta dei prodotti alimentari, non consentono tuttavia di effettuare una stima quantitativa accurata dell’assunzione di tale ingrediente. Le stime di assunzione degli acidi grassi saturi effettuate dall’ISS riportano un consumo medio nella popolazione generale adulta di circa 27 g al giorno, di cui 2,5-4,7 g derivano dall’olio di palma. Nei bambini di età compresa tra 3 e 10 anni, le stime indicano un consumo medio di acidi grassi saturi di 24-27 g/die, con un contributo di grassi saturi da olio di palma tra i 4,4 e 7,7 g. Tali stime sono state calcolate utilizzando come riferimento i dati raccolti in Italia nel 2005-2006 dall’allora INRAN (oggi CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria). Questi dati sono sovrastimati, dal momento che, in assenza di informazioni desumibili dall’etichetta sul contenuto di olio di palma negli alimenti, si è assunto che il totale degli acidi grassi saturi dichiarati derivasse unicamente da questo ingrediente, anche se nel prodotto erano presenti altri ingredienti ricchi di grassi saturi.
Complessivamente, dallo studio emerge che il consumo totale di acidi grassi saturi nella popolazione adulta italiana (11,2%), è di poco superiore ai livelli di assunzione di acidi grassi saturi (10% delle calorie totali) raccomandati per la popolazione generale dai principali organismi e società scientifiche nazionali ed internazionali. Il consumo complessivo di grassi saturi nei bambini dai 3 ai 10 anni risulta superiore a tale quantitativo. Occorre tuttavia considerare che i dati di assunzione nella fascia di età 3-10 anni riuniscono età in cui i consumi differiscono in maniera significativa e devono essere, pertanto, interpretati con cautela, tenendo anche presente il maggior fabbisogno fisiologico di grassi saturi nei neonati e nei primi anni di vita.
Dai risultati dell’analisi di studi clinici e di meta-analisi pubblicate nella letteratura scientifica che mettono a confronto gli effetti del consumo di olio di palma con quello di altri fonti di grassi vegetali o animali sul profilo lipidico plasmatico (colesterolo totale, HDL, LDL e trigliceridi) in soggetti sani, emerge che il maggior incremento dei livelli di colesterolo totale e LDL indotto dall’assunzione di olio di palma, rispetto a quello osservato con il consumo di grassi vegetali, come l’olio di girasole, è dovuto al contenuto più abbondante in acidi grassi saturi e al minor apporto di polinsaturi. Nel suo parere, l’ISS conclude che sebbene l’assunzione di olio di palma non sia correlato all’aumento di fattori di rischio per malattie cardiovascolari in soggetti normo-colesterolemici, normopeso, giovani e che assumano contemporaneamente quantità adeguate di acidi grassi polinsaturi, il consumo delle stesso da parte di altre fasce della popolazione quali bambini, anziani, soggetti con dislipidemie, obesi, pazienti con pregressi eventi cardiovascolari ed ipertesi, potrebbe mettere a rischio la loro salute. Per tale ragione, nel contesto di un regime dietetico vario e bilanciato, comprendente alimenti contenenti naturalmente acidi grassi saturi (carne, latticini, uova), è importante limitare il consumo di alimenti che apportano elevate quantità di grassi saturi che, dalle stime di cui sopra, sono risultati moderatamente più alte nella dieta delle fasce più giovani della popolazione italiana.
Fonte: (http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2465).