Questi i risultati di una recente metanalisi pubblicata sul BMJ, che suffraga precedenti osservazioni in tal senso e che suggerisce, a detta degli autori dello studio, con alcuni caveat, la possibile introduzione di misura di salute pubblica volte a migliorare lo status vitaminico D con la supplementazione.
Razionale dello studio
In letteratura, alcuni studi osservazionali hanno documentato l’esistenza di un’associazione indipendente da altri fattori tra ridotti livelli ematici di 25(OH)D (il principale metabolita circolante della vitamina D) e la suscettibilità alle infezioni a carico del tratto respiratorio, ricordano gli autori nell’introduzione al lavoro.
“I livelli di 25(OH)D – spiegano – inducono la sintesi di peptidi antimicrobici in risposta sia a stimoli virali che a stimoli batterici, a suggerire l’esistenza di un meccanismo nel quale la protezione indotta dalla vitamina contro gli agenti patogeni respiratori potrebbe essere mediata.
Inoltre, è stato anche osservato come i metaboliti della vitamina D siano in grado di indurre altri meccanismi effettori di risposta antimicrobica innata, quali l’induzione dell’autofagia e la sintesi di intermedi reattivi di azoto o di ossigeno”.
“Questi dati, provenienti da studi epidemiologici e da studi in vitro – aggiungono – hanno sollecitato l’implementazione di numerosi trial clinici randomizzati, finalizzati a determinare la possibilità di un beneficio della supplementazione di vitamina D in termini di riduzione del rischio di insorgenza di infezioni acute a carico del tratto respiratorio”.
La novità metodologica di questa metanalisi
Per quanto appena detto, nel corso degli anni sono state prodotte 5 metanalisi di dati aggregati, che hanno utilizzato come base i dati provenienti da 15 trial sull’argomento.
“Di queste – ricordano gli autori – due hanno documentato un effetto protettivo statisticamente significativo della supplementazione vitaminica, mentre tre non hanno mostrato un beneficio statisticamente significativo derivante da questo intervento. In 4 metanalisi su cinque, comunque, è stata anche registrata l’esistenza di un’eterogeneità d’effetto statisticamente significativa tra i trial inclusi”.
Mentre alcuni fattori a livello del singolo studio possono essere oggetto di analisi mediante metanalisi di dati aggregati provenienti dallo studio pubblicato, alcuni potenziali fattori in grado di modificare l’effetto a livello individuale, come lo status vitaminico D basale, possono essere oggetto di analisi solo nelle metanalisi di dati provenienti di singoli individui (IPD).
“Ciò – spiegano i ricercatori – dipende dal fatto che i sottogruppi non sono disaggregati in maniera consistente nei report dei trial pubblicati e dal fatto che gli aggiustamenti in base ai potenziali fattori confondenti non possono essere applicati allo stesso modo nei vari trial”.
Per identificare i fattori che potrebbero spiegare la succitata eterogeneità dei risultati dei trial clinici randomizzati, è stata condotta una metanalisi IPD sulla base di tutti i trial clinici randomizzati, completati entro la fine del 2015, relativi all’efficacia della supplementazione vitaminica D per la prevenzione delle infezioni a carico del tratto respiratorio,
Disegno dello studio e risultati principali
La ricerca esperta della letteratura, condotta sui principali database bibliografici biomedici, ha portato all’identificazione di 25 trial clinici randomizzati sull’argomento, pubblicati fino alla fine del 2015, per un totale di 11.321. Rispetto al totale dei partecipanti a questi studi, erano disponibili i dati relativi ai singoli partecipanti nel 96,6% del campione (n=10.933).
Dopo aggiustamento dei dati per la presenza di possibili fattori confondenti (età, sesso, durata dello studio), è emerso che la supplementazione con vitamina D era associata ad una riduzione del 12% della proporzione di partecipanti che sperimentavano almeno un’infezione acuta a carico del tratto respiratorio (aOR= 0,88; IC95%=0,81-0,96, P<0,001 per eterogeneità).
L’analisi per sottogruppi ha documentato l’esistenza di effetti protettivi nei soggetti trattati con vitamina D a cadenza giornaliera o settimanale senza l’aggiunta di boli (aOR= 0,81; IC95%=0,72-0,91) ma non in quelli trattati con uno o più boli di vitamina D (aOR=0,97; IC95%=0,86-1,10; P=0,05 per interazione).
A quest’ultimo riguardo, i ricercatori hanno ipotizzato che a contribuire a quest’ultima osservazione vi siano i possibili effetti collaterali legati alle ampie fluttuazioni di 25(OH)D in circolo, tipiche delle somministrazioni in bolo e non delle supplementazioni di vitamina D a cadenza giornaliera o settimanale.
Non solo: considerando i soggetti sottoposti a supplementazione vitaminica giornaliera o settimanale, è stato osservato che gli effetti protettivi del trattamento erano maggiori nei soggetti con livelli basali di 25(OH)D>25 nmol/L rispetto a quelli con valori basali di 25(OH)D ≥25 nmol/L.
Infine, la vitamina D non ha influenzato la proporzione di partecipanti ai trial che sperimentava almeno un evento avverso serio (aOR= 0,98; IC95%= 0,80-1,20, P=0,83).
Implicazioni dello studio
Nonostante alcuni limiti intrinseci della metanalisi, quali la ridotta potenza statistica per identificare gli effetti della supplementazione vitaminica per alcuni sottogruppi – quali quelli con livelli ematici molto ridotti di 25(OH)D in trattamento con boli e la presenza di dati non sufficienti sull’aderenza al regime di trattamento prescritto, gli autori concordano nel ritenere che “…lo studio suggerisca una nuova indicazione principale all’impiego della supplementazione vitaminica D: la prevenzione delle infezioni a carico del tratto respiratorio”.
La conclusione dei ricercatori, secondo la quale i risultati della metanalisi “suffragano l’introduzione di misure di salute pubblica per migliorare lo status vitaminico D, soprattutto nei soggetti con deficit vitaminico comune” è stata considerata, tuttavia, un po’ affrettata da parte degli estensori dell’editoriale di accompagnamento al lavoro, pubblicato sullo stesso numero della rivista (2).
Tra le ragioni invocate dai commentatori per invitare ad una maggior cautela vi è la riduzione, in termini assoluti piuttosto piccola (-2%) della proporzione di pazienti affetti da almeno un’infezione acuta a carico del tratto respiratorio che avrebbe beneficiato dell’intervento di supplementazione vitaminica, non considerata sufficiente da indurre ad una raccomandazione mandatoria di questo intervento.
“I risultati di questa metanalisi – continuano gli estensori dell’editoriale – sono eterogenei e non sufficientemente applicabili alla popolazione generale”.
Pur riconoscendo l’elevata qualità metodologica del lavoro svolto, pertanto, è opinione dei commentatori quella di considerare i risultati di questa metanalisi come non ancora conclusivi, ma suggestivi di un’ipotesi da confermare in nuovi studi controllati, adeguatamente tarati dal punto di vista del potere statistico, come quelli attualmente in corso, i cui risultati sono attesi nei prossimi anni.
Bibliografia
1) Martineau AR, et al “Vitamin D supplementation to prevent acute respiratory tract infections: systematic review and meta-analysis of individual participant data” BMJ 2017; DOI:10.1136/bmj.i6583.
Leggi
2) Bolland MD and Avenell A “Do vitamin D supplements help prevent respiratory tract infections?” BMJ 2017; DOI:10.1136/bmj.j456.
Leggi