Linee guida cliniche per la supplementazione empirica di vitamina D: raccomandazioni e benefici preventivi per la salute
Numerosi studi dimostrano associazioni tra le concentrazioni sieriche di 25-idrossivitamina D (25[OH]D) e una varietà di disturbi comuni, inclusi quelli muscoloscheletrici, metabolici, cardiovascolari, maligni, autoimmuni e infettivi.
Sebbene non sia stato chiaramente stabilito un legame causale tra le concentrazioni sieriche di 25(OH)D e molti disturbi, queste associazioni hanno portato a una diffusa supplementazione con vitamina D e a un aumento dei test di laboratorio per il 25(OH)D nella popolazione generale. Il rapporto beneficio-rischio di questo aumento dell’uso di vitamina D non è chiaro, e l’assunzione ottimale di vitamina D e il ruolo dei test per il 25(OH)D nella prevenzione delle malattie rimangono incerti.
Sviluppare linee guida cliniche per l’uso della vitamina D (colecalciferolo [vitamina D3] o ergocalciferolo [vitamina D2]) per ridurre il rischio di malattia in individui senza indicazioni stabilite per il trattamento con vitamina D o per il test del 25(OH)D.
Un panel multidisciplinare di esperti clinici, insieme a esperti in metodologia delle linee guida e revisione sistematica della letteratura, ha identificato e prioritizzato 14 domande clinicamente rilevanti relative all’uso della vitamina D e ai test per il 25(OH)D per ridurre il rischio di malattia.
Il panel ha dato priorità a studi randomizzati controllati con placebo in popolazioni generali (senza un’indicazione stabilita per il trattamento con vitamina D o il test del 25[OH]D), valutando gli effetti della somministrazione empirica di vitamina D durante tutta la vita, nonché in condizioni selezionate (gravidanza e prediabete).
Il panel ha definito la “supplementazione empirica” come un’assunzione di vitamina D che (a) supera i valori di assunzione raccomandati (DRI) e (b) viene implementata senza test per il 25(OH)D. Le revisioni sistematiche hanno interrogato database elettronici per pubblicazioni relative a queste 14 domande cliniche.
La metodologia GRADE (Grading of Recommendations, Assessment, Development, and Evaluation) è stata utilizzata per valutare la certezza delle evidenze e guidare le raccomandazioni. L’approccio ha incorporato le prospettive di un rappresentante dei pazienti e ha considerato i valori dei pazienti, i costi e le risorse richieste, l’accettabilità e la fattibilità, e l’impatto sull’equità sanitaria delle raccomandazioni proposte.
Il processo per sviluppare questa linea guida clinica non ha utilizzato un framework di valutazione del rischio e non è stato progettato per sostituire i valori di assunzione raccomandati attuali per la vitamina D.
Il panel suggerisce la supplementazione empirica di vitamina D per bambini e adolescenti di età compresa tra 1 e 18 anni per prevenire il rachitismo nutrizionale e per il suo potenziale di ridurre il rischio di infezioni delle vie respiratorie.
Per coloro di età pari o superiore a 75 anni, la supplementazione di vitamina D è consigliata per il suo potenziale di ridurre il rischio di mortalità.
Per le donne in gravidanza, la vitamina D è raccomandata per il suo potenziale di ridurre il rischio di preeclampsia, mortalità intrauterina, parto pretermine, nascita di neonati piccoli per l’età gestazionale e mortalità neonatale.
Infine, per coloro con prediabete ad alto rischio, la supplementazione di vitamina D è suggerita per il suo potenziale di ridurre la progressione al diabete.
Poiché le dosi di vitamina D nei trial clinici inclusi variavano considerevolmente e molti partecipanti ai trial erano autorizzati a continuare i loro supplementi contenenti vitamina D, le dosi ottimali per la supplementazione empirica di vitamina D rimangono poco chiare per le popolazioni considerate.
Per le persone non gravide di età superiore ai 50 anni per le quali è indicata la vitamina D, il panel suggerisce la supplementazione tramite somministrazione giornaliera di vitamina D, piuttosto che l’uso intermittente di alte dosi. Il panel suggerisce di non ricorrere alla supplementazione empirica di vitamina D oltre i valori di assunzione raccomandati attuali per ridurre il rischio di malattia negli adulti sani sotto i 75 anni.
Non sono state trovate evidenze di trial clinici a supporto dello screening di routine per il 25(OH)D nella popolazione generale, né in coloro con obesità o carnagione scura, e non vi erano evidenze chiare che definissero il livello target ottimale di 25(OH)D richiesto per la prevenzione delle malattie nelle popolazioni considerate; quindi, il panel suggerisce di non effettuare test di routine per il 25(OH)D in tutte le popolazioni considerate.
Il panel ha giudicato che, nella maggior parte delle situazioni, la supplementazione empirica di vitamina D è economica, fattibile, accettabile sia per gli individui sani sia per i professionisti sanitari, e non ha effetti negativi sull’equità sanitaria.
Queste raccomandazioni non sono intese a sostituire i valori di assunzione raccomandati attuali per la vitamina D, né si applicano a persone con indicazioni stabilite per il trattamento con vitamina D o per il test del 25(OH)D. Ulteriori ricerche sono necessarie per determinare i livelli ottimali di 25(OH)D per specifici benefici per la salute.
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Fonte: Marie B Demay, Anastassios G Pittas, Daniel D Bikle, Dima L Diab, Mairead E Kiely, Marise Lazaretti-Castro, Paul Lips, Deborah M Mitchell, M Hassan Murad, Shelley Powers, Sudhaker D Rao, Robert Scragg, John A Tayek, Amy M Valent, Judith M E Walsh, Christopher R McCartney, Vitamin D for the Prevention of Disease: An Endocrine Society Clinical Practice Guideline, The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 2024;, dgae290, https://doi.org/10.1210/clinem/dgae290