Integratori per il benessere mentale: gli ingredienti che possono essere di supporto
L’utilizzo razionale dell’integrazione alimentare per il benessere cerebrale viene giustificata dall’evoluzione delle conoscenze legate alla neurogenesi. Tale processo, si riteneva fosse legato alla fase embrionale e dei primi anni di vita; è stato dimostrato, invece, avvenire in una certa misura anche nel cervello adulto. È noto inoltre che il cervello utilizza grandi quantità di ossigeno e di conseguenza produce molti radicali liberi, in grado di procurare danni a livello delle membrane cellulari caratterizzate da un’alta concentrazione di acidi grassi polinsaturi, ad elevato rischio ossidativo.
Nel cervello c’è una bassissima concentrazione di antiossidanti endogeni. Ad esempio i livelli di glutatione, di superossidodismutasi e di catalasi sono circa 1/5 rispetto a quelli del fegato. Di fatto, quindi, il cervello è per sua natura estremamente esposto allo stress ossidativo e di conseguenza invecchia più precocemente di altri tessuti, esponendo l’organismo alle conseguenti patologie neurodegenerative (declino cognitivo e demenza).
Epidemiologia delle principali patologie neurodegenerative
Negli ultimi anni le patologie neurodegenerative, e in particolare la malattia di Alzheimer (MA), stanno aumentando in maniera esponenziale nei Paesi industrializzati, e anche in quelli in via di sviluppo. Gli ultimi dati presentati dall’Alzheimer Association parlano di una continua crescita dei casi di Alzheimer; si stima che entro il 2050 nel mondo occidentale un anziano su tre sarà affetto da Alzheimer. Dato il concomitante aumento progressivo dell’età media della popolazione, tale prospettiva risulterà non sostenibile dal sistema sanitario.
Fattori di rischio
Fattori di rischio predisponenti
- sedentarietà
- carenze ed errori alimentari
- fattori di rischio cardiovascolare
- assenza di stimoli mentali
È assodato come un’adeguata quantità di idonei nutrienti sia in grado di promuovere le attività cerebrali, quali il miglioramento della memoria e delle funzioni cognitive e, persino, di ridurre il rischio di demenza e del morbo di Alzheimer.
La prevenzione primaria
Partendo dai fattori di rischio modificabili, l’alimentazione gioca un ruolo cruciale per la salute mentale; la sua importanza in ambito psichiatrico è paragonabile a quella che essa riveste nell’ambito della cardiologia, dell’endocrinologia e della gastroenterologia.
I modelli dietetici mediterranei (MDP) sono caratterizzati dal consumo di cereali integrali in grado di contenere i picchi glicemici, legumi, noci, verdure e frutta, in quantità e frequenza elevate. I MDP includono anche il consumo ridotto di pesce o di frutti di mare, di carni bianche e di uova, di piccole quantità di pollame e di prodotti lattiero-caseari moderati a piccole quantità e di basso consumo di etanolo, di solito sotto forma di vino. La principale fonte di lipidi alimentari di MDP è l’olio di oliva e deve essere garantita un’adeguata assunzione di acqua quotidiana.
Resta tuttavia importante sottolineare che controllare i livelli di stress ossidativo, può comunque consentire di limitare la progressione del danno, quindi, i composti antiossidanti, contenuti in alcuni dei MDP (polifenoli, vitamine C, E, B12, folati e carotenoidi), possono contrastare gli effetti dannosi dello stress ossidativo nell’invecchiamento del cervello e, di conseguenza, ridurre il rischio di patologie neurodegenerative.
L’integrazione alimentare: ingredienti chiave
Allo stato attuale, sono riconosciute numerose sostanze con un documentato effetto sulla funzione cerebrale cognitiva e psicologica. Dal registro redatto dalla European Food Safety Authority (EFSA) emerge che le indicazioni per il sostegno e mantenimento delle funzioni cognitive e psichiche normali possono essere impiegate in relazione a diverse sostanze.
Claim ammesso: “contribuisce alla normale funzione cognitiva”
- autorizzato per ferro, iodio e zinco
Claim ammesso: “contribuisce al normale funzionamento del sistema nervoso”
- autorizzato per biotina, iodio, magnesio, niacina, potassio, rame, riboflavina (vitamina B2), tiamina, vitamina B6, vitamina B12 e vitamina C
Claim ammesso: “contribuisce a prestazioni mentali normali”
- autorizzato per l’acido pantotenico (vitamina B5)
Claim ammesso: “contribuisce alla normale funzione psicologica”
- autorizzato per biotina, folato, magnesio, niacina, tiamina, vitamina B6, vitamina B12 e vitamina C
Claim ammesso: “contribuisce al mantenimento della normale funzione cerebrale”
- autorizzato per DHA a un dosaggio giornaliero di 250 mg, e l’assunzione giornaliera di 200mg di DHA da parte della madre contribuisce al normale sviluppo cerebrale nel feto e nei lattanti allattati al seno
Tra le sostanze vegetali presenti in formulazioni comunemente utilizzate nel trattamento del declino cognitivo (vedere la tabella 2 allegata), si citano:
- Ginkgo biloba L.: azione modulatrice sul microcircolo cerebrale. Alcune recenti metanalisi depongono a favore di un effetto positivo (in termini di performance cognitiva e disturbi comportamentali) dell’estratto di ginkgo biloba (EGB-761) in pazienti con declino cognitivo lieve o MD in particolare, sembra che l’impatto della terapia sia significativo per dosaggi superiori ai 200 mg/die. Tra le numerose sostanze contenute nel fitocomplesso di ginkgo biloba, le più importanti dal punto di vista farmacologico sono flavonoidi e lattoni tripertenici (gingkolidi e bilobalidi).
- Curcuma longa L.: effetto antiossidante e antinfiammatorio con miglioramento della perfusione cerebrale rilevati su test pre-clinici, con effetto protettivo sulla neuroinfiammazione che ha un ruolo chiave nell’origine e nello sviluppo della malattia di Diversi studi in vitro hanno mostrato che la curcumina può inibire l’aggressione del peptide Aß, responsabile della formazione delle placche amiloidi, coinvolte nel declino cognitivo tipico della malattia di Alzheimer. Il legame della curcumina ad Aß è stato dimostrato anche in vivo (in modelli animali).
- Camellia sinensis (L.) Kuntze e Theobroma cacao L.: i monomeri epicatechine e catechine sono sempre più oggetto di studi per le loro capacità di interferire positivamente sulla fisiologia cerebrale con azione
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