Prodotti regolamentati dalla legislazione del farmaco
Principi attivi di origine vegetale sono da lungo tempo conosciuti ed utilizzati nella medicina convenzionale (principi attivi estratti da digitale, valeriana, tasso ecc.), ma sempre più è andato diffondendosi l’uso di piante e derivati nei prodotti utilizzati dalle medicine alternative non sempre riconosciute dalla Comunità scientifica. Va sottolineato, come descritto in seguito, che alcuni paesi europei (ad esempio la Germania) propendono per l’inclusione dei botanicals nella categoria dei farmaci tradizionali che possono essere utilizzati senza prescrizione e supervisione del medico. La registrazione dei farmaci tradizionali risulta semplificata e si basa fondamentalmente sulla tradizione d’uso che non viene invece considerata sufficiente per gli integratori alimentari. I prodotti inquadrati nella normativa del farmaco non verranno considerati in questo capitolo, in quanto non rientrano negli obiettivi della trattazione.
Dispositivi medici
I botanicals possono essere contenuti anche in prodotti rientranti nella categoria dei dispositivi medici; ne sono alcuni esempi:
- alcune soluzioni oftalmiche idratanti che contengono per lo più camomilla, calendula, fiordaliso ma anche eufrasia e mirtillo;
- alcuni liquidi utilizzati nella cura delle lenti a contatto;
- alcuni colluttori utilizzati per il trattamento delle infiammazioni gengivali e delle
Tra i vari possibili ingredienti diorigine vegetale possono essere ricordati: camomilla, aloe e altea. Anche questi prodotti non verranno descritti in dettaglio, essendo esclusi dalle categorie di interesse di questa trattazione.
Prodotti regolamentati dalla legislazione alimentare
Le categorie diprodotti appartenenti a questo gruppo sono fondamentalmente tre: gli alimenti vegetali come tali, gli alimenti funzionali e gli integratori alimentari.
Alimenti di origine vegetale
Si tratta principalmente di frutta e verdura commercializzate come tali o in forma di preparazione (confetture, marmellate, purea ecc.). Fanno parte della nostra comune dieta e nella maggior parte dei casi sono utilizzati da moltissimi anni. Meno frequentemente, l’uso può essere recente e in genere dipende dall’importazione di “nuovi” frutti o verdure tipici di zone geografiche lontane dall’area Mediterranea (kiwi dalla Nuova Zelanda, frutta esotica proveniente dai Paesi tropicali ecc.).
Alimenti arricchiti o funzionali
Pur non esistendo una definizione universalmente riconosciuta, quando si parla di un alimento funzionale si intende un prodotto a cui sia stato addizionato (o più raramente sottratto) uno o più ingredienti con un’azione positiva (o negativa come nel caso di un allergene) sulla funzionalità di un organo o sistema. Si tratta quindi di un alimento che non ha solo la funzione di apportare calorie e nutrienti ma di esplicare un’azione favorevole sulla salute del consumatore. Tale effetto deve essere compatibile con la quantità di alimento comunemente consumata, deve essere in forma “tradizionale” (e non in forma farmaceutica) e deve garantire la sicurezza dei soggetti che assumono il prodotto, anche qualora pre- sentino comuni patologie.
Integratori alimentari
Per gli integratori alimentari esistono invece diverse definizioni stilate da vari organismi nazionali e internazionali. Riportiamo di seguito quella pubblicata sul sito del Ministero della Salute, che è stata ripresa dalla Direttiva Europea 2002/46/CE e dal Decreto di recepimento Dgl 169/2004.1
Gli integratori alimentari sono: “prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costi- tuiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti diorigine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate”.
Stiamo quindi parlando diprodotti che si presentano in forma predosata (pillole, compresse, gocce ecc.) destinati a integrare la dieta, senza lasciar intendere che possano sostituirsi a un approccio alimentare e stile di vita corretti. Questa ultima categoria sarà trattata in questo capitolo con maggior diffusione: saranno esclusi i prodotti che contengano esclusivamente vitamine e minerali (trattati altrove), mentre ci si focalizzerà su quelli che annoverano tra gli ingredienti piante o estratti delle stesse.
Integratori alimentari contenenti botanicals
Come già ricordato in precedenza, gli integratori alimentari contenenti piante o derivati hanno trovato notevole diffusione e accettazione da parte del consumatore, che considera il termine “naturale” sinonimo di sicurezza. Questa convinzione nel consumatore, che non ha fondamento scientifico, spiega il grande numero di prodotti sul mercato e l’enorme interesse economico associato.
Torneremo in seguito sul concetto di sicurezza per il consumatore, che deve ovviamente essere sempre garantita dal produttore, e sull’associato concetto di controllo di qualità degli integratori lungo tutta la filiera, esattamente come per tutti gli altri alimenti.
Liste di piante ammesse negli integratori alimentari
Accanto alle differenze legislative già segnalate esistono diverse problematiche relative agli integratori contenenti botanicals; certamente una delle più critiche è rappresentata dalle diverse liste di ingredienti ammessi. Sebbene da tempo si lavori per una armonizzazione almeno a livello europeo, questo aspetto non è stato ancora risolto. Va però riconosciuto l’importante sforzo fatto da tre Paesi europei nel tentativo di uniformare le proprie liste. In questo contesto Belgio, Francia e Italia hanno coniato l’acronimo BELFRIT a definire la lista condivisa di botanicals ammessi nella categoria degli integratori alimentari. Il progetto, che si è avvalso della collaborazione di esperti scientifici (uno per ogni Paese), aveva come obiettivo la compilazione e successiva adozione di una lista comune di ingredienti botanici derivante dal confronto di quelle presenti nei tre Paesi. L’armonizzazione delle liste nazionali è fondamentale per ottimizzare la tutela della salute dei consumatori e per favorire il libero scambio dei prodotti, almeno tra i Paesi membri della Comunità Europea.
Il Ministero della Salute con il Decreto del 27 marzo 2014 ha quindi modificato il precedente decreto del 9 luglio 2012 per includere anche la lista BELFRIT (allegato 1 bis).2 Quest’ultima elenca il nome botanico delle piante autorizzate, la famiglia di appartenenza, i sinonimi e le parti impiegate secondo la tradizione d’uso. In alcuni casi vengono riportate note esplicative, quali eventuali limiti di molecole il cui apporto giornaliero deve essere tenuto sotto controllo (ipericina, sinefrina, ammine attive del Citrus aurantium ecc.).
La situazione italiana
Definire con esattezza la consistenza del mercato italiano non è cosa facile e dipende dal tipo di dati di cui ci si avvale. Le fonti disponibili sono:
- il mercato delle materie prime, che ha però un grande limite nella difficoltà di differenziare i vari utilizzi (alimenti tal quali, prodotti venduti in erboristeria sfusi, integratori alimentari, farmaci convenzionali e tradizionali ecc.);
- il mercato degli integratori alimentari stessi, in cui si evidenziano alcune difficoltà dato il numero elevato di punti vendita e l’oggettiva difficoltà nel verificare i prodotti non venduti dato che restano sugli scaffali anche alcuni anni;
- i dati derivanti direttamente dai consumatori che non possono essere considerati del tutto veritieri non potendo intervistare tutta la popolazione; d’altra parte possono offrire un’idea più reale del consumo, eliminando la quota di prodotti che viene acquistata ma non utilizzata.
Per dare un’idea dell’uso di integratori con ingredienti botanici in Italia, verranno qui utilizzate le seguenti fonti: i dati forniti da IMSHealth,3 i dati derivanti da un’indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità,4 i risultati della survey effettuata in 6 Paesi Europei, inclusa l’Italia, nell’ambito del progetto Europeo PlantLIBRA5 e i dati ottenuti dall’università “La Sapienza” di Roma sugli adolescenti.6
I dati IMS Health
Le ricerche quali-quantitative di IMS Health suggeriscono come la popolazione italiana sia attenta alla salute e ricorra quando necessario all’integrazione a scopo di prevenzione.3 Da una ricerca condotta in collaborazione con Forum al Femminile su un campione rappresentativo, emerge che l’87% dei rispondenti ha acquistato un prodotto integratore negli ultimi dodici mesi, il 45% li utilizza con regolarità tutto l’anno o per la maggior parte del tempo e più del 65% li acquista su indicazione del medico o del farmacista. Il mercato è in costante crescita sia in farmacia sia in parafarmacia e GDO. I volumi sono cresciuti del 6% nel 2015 (anno mobile a ottobre) e del 5% nel 2014. Il fatturato nel 2015 ha raggiunto 2,8 miliardi di Euro con un’evoluzione dell’8%. Del segmento sono parte importante i “botanicals” che, definiti come prodotti notificati in forma orale contenenti almeno un principio attivo di origine vegetale, rappresentano il 46% circa del comparto integratori.
L’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS)
L’indagine condotta da ISS4 si è svolta in:
- 5 grandi città: Milano, Bologna, Roma, Napoli e Palermo;
- 5 città con popolazione compresa tra 000 e 15.000 abitanti: Riva del Garda (TN), Ovada (AL), Terranuova Bracciolini (AR), Atri (TM), Siniscula (NU).
La raccolta di dati veniva ottenuta a seguito di somministrazione di un questionario postale, auto-somministrato e validato. In ciascuna città la popolazione è stata scelta in modo randomizzato tra i residenti e classificata in base a sesso ed età. In totale sono stati inclusi 1500 soggetti da ciascuna grande città e 500 soggetti da quelle più piccole, per un totale di 10.000 adulti. Su un totale di 1722 questionari restituiti, gli utilizzatori di integratori alimentari erano il 49%, di cui 41% uomini e 56% donne. Gli integratori a base di piante erano segnalati dal 28% degli utilizzatori (34% delle donne e 19% degli uomini).
Lo studio effettuato nell’ambito del progetto Europeo PlantLIBRA
L’indagine condotta dal Progetto PlantLIBRA5 ha consentito di ottenere numerosissime informazioni relativamente ai consumatori di integratori a base di piante. Lo studio ha coinvolto 2400 consumatori reclutati in 6 Paesi europei (400 per Paese), a partire da circa 12.000 persone adulte contattate. L’indagine ha coinvolto 4 città per ogni paese scelte in base alla localizzazione geografica; in Italia le città coinvolte erano: Milano, Venezia, Roma e Catania.
Va sottolineato che i valori percentuali riferiti alla prevalenza di consumatori in Italia ha dei limiti concreti, essendo stati calcolati su una quota relativamente bassa di abitanti. Lo studio ha consentito però di ottenere molte informazioni sui consumatori di integratori a base di erbe: il 71% ha un livello di istruzione medio o alto (59 e 22%, rispettivamente); il 63% fa attività fisica moderata (51%) o elevata (12%); il 65% è normopeso, il 26% sovrappeso e il 6% obeso; il 48% non fuma, il 22% è costituito da ex-fumatori e il 30% da fumatori.
Importante segnalare che le rivendite principali di integratori alimentari con piante in Italia è rappresentata dalle erboristerie e negozi similari (64% contro il 54,8% dell’intero studio), a conferma della fiducia del consumatore nei responsabili diquesti esercizi commerciali. In parallelo, in Italia l’erborista è il professionista che più frequentemente consiglia l’uso di questi prodotti. La presenza in Italia di lauree nel settore determina la competenza e, quindi, la confidenza del consumatore nei responsabili di questi punti vendita. Nell’intero studio (6 Paesi) sono gli amici/parenti a risultare i primi“consiglieri” (38,2%), relegando gli erboristi al 15,6%. In seconda posizione come punto vendita e fonte di informazione stanno le farmacie, sia in Italia sia nell’intero studio. Interrogati sulla soddisfazione derivante dall’uso degli integratori alimentari segnalati, i consumatori italiani dell’indagine PlantLIBRA hanno dichiarato di aver tratto beneficio: sempre 31%; qualche volta 56%; raramente 9%; mai 1%; non so 3%.
Maggiori informazioni sui risultati dell’indagine sono disponibili sul sito web di PlantLIBRA (www.plantlibra.eu)7 e la brochure relativa all’indagine sul consumatore è scaricabile all’indirizzo: http://www.eurofir.org/ plantlibra/wp-content/uploads/sites/2/2014/09/SURVEY-brochure-book-Final_230514-FIN1.pdf
Lo studio effettuato sugli adolescenti dall’Università “La Sapienza” di Roma
L’indagine dell’Università di Roma6 ha arruolato adolescenti tra 16 e 19 anni che frequentavano 8 scuole superiori della provincia di Frosinone. I soggetti che avevano un’età media intorno ai 18 anni sono risultati consumatori di integratori (sia con piante che non) nel 35% dei casi. Purtroppo in questo studio non si è fatta diversificazione sulle tipologie di ingredienti e quindi non è possibile ricavare la percentuale di consumatori della specifica categoria di integratori con botanici. Si può dedurre che:
- sebbene includano categorie diverse, i profili di consumo di integratori alimentari negli studi di PlantLIBRA e UNIROMA risultano molto simili, con una percentuale di utilizzatori maggiore negli uomini che nelle donne;
- i valori superiori dello studio di UNIROMA sono giustificati dallo spettro più ampio di prodotti inclusi;
- i dati provenienti da ISS si accordano per quel che riguarda la percentuale di utilizzatori di sesso femminile, ma sembrerebbero sottostimare la percentuale di consumatori maschi;
- possiamo concludere che i soggetti che consumano integratori con piante in Italia rappresentano circa il 20% della popolazione
Il problema delle indicazioni nutrizionali/funzionali (claims)
Come detto in precedenza, non è sempre possibile differenziare nettamente tra loro i prodotti con- tenenti piante. Se il prodotto è un farmaco, ci sono precise regole da seguire prima della commercializzazione relativamente ad efficacia, qualità e sicurezza. Per i prodotti inquadrati nella “medicina tradizionale” esiste una via semplificata alla commercializzazione, che accetta a supporto del dossier di autorizzazione la tradizione d’uso, o meglio la “lunga” tradizione d’uso che si misura in 30 anni di cui almeno 15 in Europa. In questo settore è indispensabile garantire la qualità e la sicurezza, ma non sono richiesti studi particolarmente complessi per dimostrarne l’efficacia.8
Nel caso degli integratori alimentari vale la regolamentazione dei prodotti alimentari, ma sono utilizzabili solo quegli ingredienti inclusi nelle liste di piante ammesse, come descritto. Laddove si voglia utilizzare un claim (indicazione) nutrizionale quale guida per il consumatore si deve far riferimento al Regolamento Europeo n. 1924/2006, secondo cui: “La fondatezza scientifica dovrebbe essere l’aspetto principale di cui tenere conto nell’utilizzo di indicazioni nutrizionali e sulla salute, e gli operatori del settore alimentare che fanno uso di indicazioni dovrebbero giustificarle”.9
Per ottenere l’autorizzazione ad associare un claim salutistico ad un integratore alimentare, l’azienda produttrice deve presentare un dossier all’EFSA (European Food Safety Authority) che valuta l’evidenza scientifica degli studi forniti e pubblica un’opinione. Le linee guida fornite da EFSA10,11 descrivono in dettaglio gli studi richiesti per l’approvazione dei claims nutrizionali. Il documento, estremamente ben articolato, ha portato però a immediate difficoltà nella realizzazione diun dossier che potesse rispondere a tutti i requisiti elencati. Tra gli aspetti più critici e importanti:
- parlando di integratori alimentari non si può vantare alcun effetto terapeutico ma solo fisiologico; ne consegue che, a parte poche eccezioni, è molto difficile dimostrare una funzione salutistica che ha l’obiettivo di prevenire la malattia nel lungo termine;
- per ottenere significatività statistica, è necessario arruolare una popolazione “sana” molto numerosa che sia disponibile ad assumere un certo prodotto per periodi molto lunghi. Tutto questo risulta economicamente poco sostenibile e i risultati potrebbero comunque essere inficiati dalle abitudini alimentari (e non solo) dei soggetti considerati;
- sembra poco ragionevole che la tradizione d’uso sia accettata per i farmaci di medicina tradizionale e non per gli integratori alimentari.
Definite le principali criticità, va sottolineato che gli integratori alimentari contenenti piante sono comunque in commercio e in libera vendita; questo significa che, in assenza di indicazioni al consumatore, si potrebbero avere usi incongrui, se non pericolosi. Da questa considerazione nasce la posizione del Ministero della Salute Italiano, secondo cui è importante riportare in etichetta le indicazioni d’uso ammesse e le eventuali controindicazioni.
Questo argomento è oggetto di un grande dibattito a livello internazionale, che forse porterà novità in un prossimo futuro. È auspicabile che la comunità scientifica internazionale rivaluti la situazione, te- nendo conto delle molte informazioni disponibili sull’efficacia delle piante a cui si potrebbe affiancare una ricerca più mirata. Ad esempio l’identificazione di biomarker idonei, misurabili in vitro, potrebbe contribuire a confermare l’efficacia su specifici organi/sistemi senza necessità di studi sull’uomo a lungo termine. Per fare un esempio pregresso, i prodotti che contengono fitostanoli modulano in positivo il livello di colesterolo nel sangue, un fattore di rischio universalmente riconosciuto per il sistema cardiovascolare. Ne deriva che risulta facile attribuire ai fitostanoli un ruolo di “protezione” nei confronti delle malattie cardiovascolari. Nell’opinione relativa, il panel NDI dell’EFSA ha infatti portato la seguente opinione: “[Il Panel conclude che è stata stabilita una relazione causa effetto tra consumo di steroli e stanoli vegetali e la riduzione della colesterolemia]”, ammettendo quindi la pos- sibilità di indicare sui relativi prodotti frasi quali “per il mantenimento della normale concentrazione plasmatica di colesterolo”.
La qualità degli integratori alimentari contenenti botanicals
La qualità di un prodotto alimentare è sempre un requisito fondamentale per la sicurezza del consumatore. Gli integratori contenenti piante sono alimenti e quindi devono osservare la legislazione del settore in termini di produzione e controllo; la presenza di ingredienti botanici aggiunge però qualche criticità specifica. Una breve review su questo argomento è stata preparata nell’ambito del Progetto PlantLIBRA e fornisce alcune informazioni che verranno qui solo parzialmente riprese.12
Le responsabilità dei produttori
La materia prima rappresenta il primo stadio della filiera ed ha un ruolo cruciale nella qualità; le piante che verranno utilizzate come ingredienti, indipendentemente dalla strategia agronomica scelta (agricoltura convenzionale, biologica, lotta integrata), dovranno essere sottoposte a stretti controlli per i contaminanti biologici (batteri, virus, muffe e relative tossine) e chimici (pesticidi, metalli pe- santi ecc.). Per ridurre al massimo i rischi per il consumatore, gli agricoltori devono seguire le norme di buone pratiche agricole (GAP) per l’uso di pesticidi o fertilizzanti o adeguarsi alla normativa per l’agricoltura biologica.
Il produttore sarà responsabile delle Buone Pratiche di Produzione che prevedono un controllo ulteriore della materia prima e la garanzia della qualità finale che, nel caso degli ingredienti botanici, prevede anche un titolo in componenti attivi, ovvero delle sostanze responsabili dell’effetto fisiologico voluto. Per fare qualche esempio, l’artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens) deve riportare il titolo di arpagoside, l’aloe (Aloe vera) in aloina A e B, il ginkgo (Ginkgo biloba) in ginkgoflavonglucosidi ecc.
Vanno indicati in etichetta anche i contenuti di alcune classi di molecole che sono regolamentate da Direttive nazionali o internazionali o Circolari ministeriali, come ad esempio nel caso dell’arancio amaro (Citrus aurantium) per cui è necessario dichiarare il contenuto di sinefrina e delle altre ammine attive apportate dalla dose giornaliera. Si tratta di norma di molecole che a livelli elevati possono comportare effetti collaterali non desiderati e quindi vengono definite le dosi giornaliere “sicure”.
Le responsabilità dei consumatori
Va sottolineato che qualunque controllo di qualità può perdere significato se il consumatore assume gli integratori senza consapevolezza. Si è detto che gli integratori alimentari vanno ad integrare la dieta e non possono sostituire una sana alimentazione. I prodotti contenenti piante hanno inoltre ingredienti con una funzione fisiologica su particolari organi e sistemi e il consumatore deve acquistare sulla base dell’effetto ricercato. In questo senso risulta controverso l’atteggiamento di divieto di qualunque informazione “salutistica” se non a seguito di un’opinione positiva dell’EFSA. Sebbene sia fondamentale che quanto si scrive in etichetta sia realistico sulla base di dati scientifici, è anche vero che senza nessuna indicazione il consumatore si trova nell’incertezza della scelta.
Molto importante risulta l’informazione fornita al consumatore per quel che riguarda i soggetti a rischio, che devono essere tutelati da eventi avversi. È importante ricordare che le donne in gravidanza o in allattamento dovrebbero attenersi strettamente alle indicazioni del medico e che anche nei bambini l’uso di prodotti con ingredienti botanici deve essere escluso, a parte prodotti specificamente studiati e comunque consigliati dal pediatra. Particolare attenzione dovranno poi mostrare i consumatori con patologie associate all’alimentazione, quali per esempio i celiaci e gli allergici.
Molto importante risulta la consapevolezza del consumatore sulla possibile interazione tra gli integratori contenentipiante e i farmaci tradizionali; sono state descritte ad esempio interazioni gravi tra integratori contenenti estratti di the verde e statine (aumento di rischio di rabdomiolisi, ovvero l’effetto collaterale delle statine), o tra liquirizia e farmaci antiipertensivi (effetto antiipertensivo ridotto), la valeriana e farmaci sedativi (potenziamento dell’effetto) ecc. Per un approfondimento sui possibili effetti collaterali e soprattutto delle interazioni con farmaci sono disponibili alcuni lavori nella letteratura scientifica, tra cui una recente review e due pubblicazioni derivanti dal progetto PlantLIBRA.13-15
Qualche esempio
Considerando l’elevatissimo numero dipiante ammesse negli integratori alimentari non è possibile dare una visione di insieme del settore. Si descriveranno pertanto, a titolo di esempio, le caratteristiche di quattro piante che hanno lunga tradizione d’uso e sono risultate tra le più frequentemente presenti nei prodotti segnalati dai consumatori italiani inclusi nell’indagine di PlantLIBRA.5
Cassia angustifolia (senna)
La Cassia angustifolia, comunemente nota come senna, è stata inclusa dal Ministero della Salute italiano nella lista delle piante utilizzabili negli integratori alimentari. Le parti ammesse sono le foglie e il frutto e l’utilizzo viene associato alla “regolarità del transito intestinale”. La pianta è inclusa analogamente nella lista BELFRIT sotto la denominazione botanica di Senna alexandrina.16
Tradizione d’uso e componenti attive
Le foglie e i frutti della senna erano utilizzati per la regolarità del transito intestinale già nel IX-X secolo d.C. dagli Arabi; le due parti della pianta sono funzionalmente equivalenti in quanto contengono gli stessi principi attivi anche se in quantità diversa.17 I composti maggiormente coinvolti nell’attività las- sativa della senna sono i sennosidi A e B (eterosidi idrossiantracenici).
Health claim
I derivati idrossiantracenici di alcune piante sono stati presi in considerazione dal panel NDA (Dietetic Products, Nutrition and Allergies) di EFSA e sono tra le poche molecole di origine vegetale che hanno ottenuto un’opinione favorevole relativamente agli “Health claims”.18
Presupposto dell’opinione favorevole erano alcune considerazioni riprese dal panel dell’EFSA, ovvero che l’aumento del transito intestinale, che non deve sfociare in diarrea, rappresenta un effetto benefico per quelle persone che soffrono di stipsi. L’EFSA ha valutato positivamente i risultati ottenuti in uno studio randomizzato, in doppio cieco con l’uso del placebo, che prevedeva la somministrazione per dieci giorni di un prodotto contenente 10 mg di derivati idrossiantracenici contenuti in alcuni derivati da botanicals (Rheum palmatum/Rheum officinale, Cassia senna/Cassia angustifolia, Rhamnus frangula, Aloe barbadensis/ferox). Lo studio ha dimostrato un miglioramento della stipsi nei soggetti che assumevano il prodotto rispetto al controllo. Anche l’identificazione del meccanismo alla base dell’effetto è risultata approfondita e scientificamente convincente: stimolazione della motilità del colon, inibizione dell’as- sorbimento di acqua ed elettroliti, stimolo della secrezione di acqua ed elettroliti nel lume del colon. La conclusione dell’opinione riporta che la frase (claim) ammissibile è “Hydroxyanthracene derivatives improve bowel function [I derivati idrossiantracenici migliorano la funzione intestinale]”. Tale frase può essere associata solo a prodotti, destinati ad adulti, che apportino 10 mg/die dei suddetti derivati idrossiantracenici.
Consigli per un corretto uso
Il panel NDA ha incluso nella sua opinione anche alcune avvertenze relative all’uso, ovvero: 1) il periodo di assunzione dovrebbe limitarsi a 1-2 settimane; 2) l’uso più prolungato richiede la supervisione del medico; 3) l’uso prolungato di lassativi non è consigliabile al fine di evitare sbilanci elettrolitici, altera- zioni della motilità intestinale e dipendenza dall’uso degli stessi. Su questi ultimi aspetti, e sul rischio di un consumo di lassativi non guidato dal medico, si sono espressi alcuni ricercatori dell’Università di Parigi e Lille in un documento disponibile in rete.19
Echinacea purpurea/angustifolia (echinacea)
L’Echinacea purpurea e l’E. angustifolia, comunemente note come echinacea, sono incluse nella lista delle piante ammesse negli integratori alimentari dal Ministero della Salute italiano. Le parti utilizzabili sono i derivati delle parti aeree e delle radici ai quali si possono associare le seguenti attività fisiologiche: “Naturali difese dell’organismo. Funzionalità delle vie urinarie. Funzionalità delle prime vie respiratorie”. Le piante sono incluse anche nella lista BELFRIT con alcune piccole varianti.16
Tradizione d’uso e componenti attive
L’echinacea è una pianta originaria delle zone temperate del Nord America dove veniva originariamente impiegata dagli indigeni per favorire la cicatrizzazione e curare le ferite da morsi di serpente. L’echinacea è una pianta che ha riscosso molto interesse da parte dei ricercatori e sono stati pubblicati tantissimi lavori che illustrano risultati di studi sia in vitro sia in vivo. Alcune applicazioni hanno trovato un certo consenso nel mondo scientifico, anche se non ci sono studi nell’uomo tali da confermare in modo inequivocabile gli effetti ascritti. Le attività più indagate riguardano l’effetto positivo sulle affezioni respiratorie e sul sistema immunitario. Le molecole coinvolte nell’attività salutistica dell’echinacea sono classificabili nelle seguenti categorie:20,21
- alkamidi: un insieme di molecole attive di cui però solo alcune hanno buona biodisponibilità;22
- polisaccaridi e glicoproteine: arabinogalattani e relativi complessi con glicoproteine;
- flavonoidi: kanferolo, quercetina, apigenina ;
- derivati dell’acido caffeico: acido cicorico, acido caftarico, echinacoside, verbascoside, acido cloro- genico ;
- alcaloidi pirrolizidinici: tussilagina, isotussilagina;
- altri composti: composti alifatici insaturi, alfa e beta pinene, mircene, limonene
Le alkamidi sarebbero le molecole responsabili dell’attività immunomodulatoria, mentre i polisaccaridi sarebbero coinvolti nell’attività antiinfiammatoria.23 L’effetto immunostimolante dei derivati dell’echinacea si baserebbe su diversi meccanismi studiati con modelli in vivo ed in vitro; in linea di massima si riscontrerebbe attivazione della fagocitosi, stimolazione dei fibroblasti e aumento della mobilità linfocitaria.23
Gli alcaloidi pirrolizidinici dell’echinacea hanno nucleo saturo e a differenza diquelli con nucleo insaturo non sono epatotossici; resta però il dubbio che possano potenziare l’effetto epatotossico di altri farmaci, quali anabolizzanti, metotrexato ecc.21
Health claim
L’EFSA ha ricevuto dal 2009 ad oggi una ventina di richieste di parere sui derivati dell’echinacea relativamente a effetti benefici sul tratto respiratorio, urinario e immunitario, oltre che per l’attività antiossidante, cicatrizzante ed epatoprotettiva (vedi EFSA register of questions nel sito dell’Agenzia). La maggioranza delle richieste è stata ritirata o è ancora “under consideration”; per alcune richieste sono stati pubblicati i pareri, riassumibili nella frase “Sulla base dei dati presentati, il Panel conclude che non è stata stabilita una relazione causa/effetto tra il consumo dell’alimento(i)/costituente dell’alimento valutato in questo parere e:
- il mantenimento della normalità muscolare, ossea o delle cartilagini;24
- la riduzione dello stato infiammatorio e della carica batterica patogena del tratto gastrointestinale;25
- l’attività antiossidante e la protezione delle cellule e delle molecole sensibili (DNA, lipidi, proteine) dallo stress ”26
Consigli per un corretto uso
Non sono disponibili studi specifici sulla tossicità dell’echinacea ma in conseguenza della lunga tradizione d’uso non sono prevedibili gravi eventi avversi, a parte l’anafilassi. Come per tutti gli immuno-stimolanti, l’uso è però sconsigliato in caso di malattie sistemiche progressive, quali tubercolosi, collagenosi, sclerosi multipla, AIDS e altre malattie del sistema immunitario.20 Una certa cautela va anche raccomandata nei soggetti atopici e asmatici in quanto, come accennato sopra, sono stati descritti casi di allergia con eventi anafilattici.20
Panax ginseng (ginseng)
Il Panax ginseng, comunemente noto come ginseng, è stato incluso dal Ministero della Salute italiano nella lista delle piante utilizzabili negli integratori alimentari. Le parti ammesse sono le foglie e le radici. L’utilizzo delle radici viene associato alle seguenti attività salutistiche: tonico-adattogeno, antiossidan- te, tonico (stanchezza fisica, mentale), metabolismo dei carboidrati. La pianta è inclusa analogamente nella lista BELFRIT, con una differenza nella parte utilizzabile; infatti, oltre a radici e foglie, vengono ammesse le bacche.16
Tradizione d’uso e componenti attive
Il ginseng è originario della Corea e della Cina, ma la sua coltivazione si è enormemente estesa raggiungendo anche gli Stati Uniti. Le radici sono usate da più di 2000 anni e le potenziali applicazioni sono numerosissime come dimostra lo stesso nome che significa “panacea per tutti i mali”.27 Sebbene i dati derivanti da studi nell’uomo non siano sempre concordi, si ritiene che il ginseng possa migliorare la resistenza alla fatica e promuovere i processi cognitivi, intervenendo sull’astenia. È ampiamente utilizzato nelle medicine tradizionali e in particolare in quella cinese, giapponese e coreana.28
Le molecole attive includono:28
- ginsenosidi: saponine triterpeniche;
- polisaccaridi: panaxani e ginsenani;
- derivati poliacetilenici: panaxinolo;
- altre molecole: acidi grassi, amido, pectine, peptidi, proteine
Sulla base di studi condotti in vivo ed in vitro, si è concluso che le molecole più attive sono i ginsenosidi, anche se gli studi di farmacocinetica indicherebbero una scarsa biodisponibilità dopo somministrazione orale. È però stato dimostrato che il destino metabolico dei vari ginsenosidi può variare e che non si può escludere un contributo dei metaboliti stessi agli effetti salutistici associati al ginseng.28
Alcuni studi hanno anche consentito di identificare possibili meccanismi di azione per l’attività adat- togena del ginseng;27
- la maggior resistenza agli sforzi fisici potrebbe, almeno in parte, dipendere dallo stimolo esercitato sulla sintesi dell’ormone adrenocorticotropo (ACTH) e dei vari corticosteroidi;
- la generale stimolazione del sistema immunitario
- l’inibizione dell’aggregazione piastrinica che potrebbe essere alla base delle migliori prestazioni cognitive in soggetti che hanno subito eventi ischemici;
- l’aumento del rilascio di serotonina e la riduzione dei livelli di GABA, che potrebbero incidere sugli stati depressivi e sulla stanchezza
Health claim
L’EFSA ha ricevuto dal 2009 ad oggi (vedi EFSA register of questions nel sito dell’Agenzia) più di 20 richieste di parere sui derivati del ginseng (soli o in combinazione con altri ingredienti erboristici) relativamente a effetti benefici su:
- supporto all’attività mentale in diverse condizioni tra cui in caso di stress;
- supporto e mantenimento della funzionalità del sistema immunitario;
- regolazione del metabolismo del glucosio;
- attività antiossidante;
- attività adattogena, antifatica,
A ottobre 2015, tutte le richieste risultano ancora “under evaluation” a parte quella relativa all’attività antiossidante presentata nel 2009, prima della decisione dell’EFSA di sospendere il processo di valutazione degli Health claims per prodotti di origine vegetale. Analogamente a quanto descritto per l’echinacea, il parere cita “Sulla base dei dati presentati, il Panel conclude che non è stata stabilita una relazione causa/effetto tra il consumo dell’alimento(i)/costituente dell’alimento valutato in questo parere e la protezione delle cellule e delle molecole (DNA, proteine e lipidi) dal danno dello stress ossidativo”.26
Consigli per un corretto uso
Nonostante l’ampio uso nelle tradizioni orientali, sono stati segnalati pochi eventi avversi associabili al ginseng. In particolare, le segnalazioni a riguardo hanno coinvolto principalmente il tratto gastroin- testinale con problemi di stomaco, nausea e diarrea. Meno frequentemente sono stati segnalati casi di ipoglicemia, insonnia, emicrania e dolore al torace.13,20
Una certa cautela è consigliata ai soggetti atopici in quanto sono stati descritti casi di allergia, con orticaria e difficoltà respiratorie.
Sono anche state segnalate possibili interazioni tra il ginseng e farmaci convenzionali, quali l’anticoagulante warfarin, gli antidepressivi fenelzina e clomipramina, e l’imatinib, uninibitore della tirosin chinasi.13
Valeriana officinalis (valeriana)
La Valeriana officinalis, comunemente nota come valeriana, è inclusa nella lista delle piante ammesse dal Ministero della Salute italiano negli integratori alimentari. Le parti utilizzabili sono i derivati delle radici e del rizoma, ai quali si possono associare le seguenti attività fisiologiche: “Rilassamento (sonno; in caso di stress)”. La pianta è ugualmente inclusa nella lista BELFRIT, nella quale si contempla però la sola dicitura “radici”.2
Tradizione d’uso e componenti attive
La valeriana ha trovato impiego in molte aree geografiche e in particolare in Europa, nel Nord America e in Asia (per lo più in Giappone); è conosciuta da più di 2000 anni come dimostrano le citazioni di Dioscoride e Galeno.29 La valeriana viene tradizionalmente impiegata per la riduzione degli stati an- siogeni e per combattere l’insonnia. Sebbene molti studi condotti nell’animale supportino l’impiego fisio-farmacologico della valeriana, le evidenze nell’uomo sono tuttora contraddittorie.30
Numerose sono le molecole identificate negli estratti di valeriana, senza però che alcuna di esse sia stata riconosciuta come principale principio attivo; si pensa infatti ad un’azione sinergica delle diverse classi di composti.31 In relazione alla tipologia di estrazione utilizzata, il rapporto tra le classi di composti attivi può variare; resta comunque invariata la tipologia di molecole che includono:
- monoterpeni: bornil esteri, canfene e pinene;
- sesquiterpeni: valeranale e valeranone;
- acidi carbossilici sesquiterpenici: acido valerenico e derivati;
- amminoacidi: acido gamma-ammino butirrico, glutammina, arginina;
- altre molecole: alcaloidi (actinidina), flavonoidi,
Health claim
L’EFSA ha ricevuto circa 15 richieste di parere per l’approvazione di Health claims (vedi EFSA register of questions nel sito dell’Agenzia), tutte ancora “under consideration”. Le attività per cui si richiedeva un parere riguardavano:
- la regolarizzazione del sonno;
- il controllo di lievi disturbi del tratto gastrointestinale;
- la “salute cardiaca”;
- la salute mentale e lo stato
Nonostante la quantità di studi condotti, ancora non si è riusciti a identificare un meccanismo di azione, cosa che dipende anche dal non aver individuato le molecole responsabili degli effetti della valeriana. Alcuni autori hanno ipotizzato un aumento dell’attività GABAergica, dovuta ad uno stimolo della sintesi e riduzione della captazione di GABA. Altri hanno dimostrato un’attività dell’acido valerenico e derivati sui recettori serotoninergici.30
Consigli per un corretto uso
La valeriana è una pianta utilizzata da molti anni in Italia generalmente per favorire il sonno; sono stati segnalati diversi effetti collaterali in soggetti che consumavano per lungo tempo derivati della valeriana, che però sono normalmente di lieve entità e riguardano principalmente un’eccessiva sonnolenza. Sono descritte alcune interazioni con farmaci convenzionali, quali il potenziamento dell’effetto di barbiturici.30
Alcune note conclusive
Il consumo di alcune piante, quali integratori della dieta, fa parte della tradizione d’uso di molti Paesi, inclusa l’Italia. Nonostante i numerosi dati rintracciabili nella letteratura scientifica, risulta però sem- pre complesso trovare una correlazione inequivocabile tra un effetto “fisiologico” e un certo prodotto contenente un ingrediente vegetale. Questa difficoltà nasce dal fatto che identificare la riduzione del rischio di malattia in un soggetto sano è estremamente complesso, richiede tempi lunghissimi, alta numerosità della popolazione studiata a cui corrispondono costi elevatissimi. Inoltre, risulta quasi impossibile in tempi lunghi eliminare i fattori confondenti, quali sedentarietà, peso corporeo, taba- gismo, uso di farmaci ecc.
Questo problema è sorto quando nel tentativo di applicare il regolamento EC 1924/2006 sugli “Health claims”, l’EFSA ha cominciato a valutare i dossier su prodotti contenenti botanicals. Nella situazione attuale ci troviamo di fronte a una situazione internazionale confusa e non priva di contraddizioni:
- gli integratori alimentari sono presenti sul mercato ma non possono portare alcuna indicazione relativamente agli effetti ascrivibili agli ingredienti erboristici, se non previo parere positivo dell’EFSA;
- al momento la valutazione degli Health claims per questa categoria diprodotti è praticamente ferma;
- i prodotti sono però egualmente sul mercato, in libera vendita anche in realtà prive di professionisti in grado di consigliare il consumatore (ad esempio i supermercati). Ne consegue che la mancanza di qualunque indicazione può essere fonte di erronee valutazioni da parte del consumatore poco informato, con conseguente rischio per la sua
Questa problematica deve essere affrontata e risolta a livello internazionale, con spirito di collaborazione come quello mostrato da Belgio, Francia e Italia nel progetto BELFRIT. È auspicabile che altri Paesi vogliano costituire un gruppo di lavoro per armonizzare l’approccio legislativo e non solo in questo tanto delicato quanto interessante settore.
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