CISTITE: UVA URSINA, CRANBERRY E ALTRI RIMEDI PER CURARE E PREVENIRE
In UK una donna su due sperimenta almeno un episodio di cistite nella vita e tra queste circa il 20-30% incorre in cronicità. In Italia e in tutto il resto del mondo la situazione non è meno preoccupa …
In UK una donna su due sperimenta almeno un episodio di cistite nella vita e tra queste circa il 20-30% incorre in cronicità. In Italia e in tutto il resto del mondo la situazione non è meno preoccupante. E’ possibile evitare questo rischio attuando un adeguata profilassi antibiotica anche se spesso con essa compaiono fastidiosi effetti collaterali come la candidosi orale e vaginale e i disturbi gastrointestinali. Inoltre il 50-60% delle donne che finiscono il ciclo di profilassi rischiano di incorrere in ricadute e di sviluppare resistenza batterica. La fitoterapia può integrarsi efficacemente in questo quadro clinico. Ad esempio in fase acuta si possono usare piante come l’Uva ursina che contiene sia molecole ad attività battericida (arbutina) che potenziano l’azione dell’antibiotico in sede vescicale, sia composti come i tannini e i flavonoidi in grado di ridurne gli effetti collaterali a livello intestinale. Tuttavia il vero potenziale della fitoterapia è espresso nella fase di profilassi. In questo caso esistono alcuni estratti vegetali in grado di inibire l’adesione dei batteri sulle pareti vescicali. Il più conosciuto è sicuramente il Cranberry, un arbusto originario dall’America del Nord che offre delle bacche rosse contenenti la proantocianidina A. Questa molecola è responsabile degli effetti antiadesivo e anti biofilm evidenziati in vitro contro numerosi ceppi batterici. Diverse meta analisi hanno stabilito che il Cranberry è efficace nel prevenire le recidive di cistite tuttavia non esistono ad oggi estratti standardizzati in proantocianidina A e protocolli in grado di definire univocamente una dose efficace da assumere per via orale. In attesa che sia fatta chiarezza sull’argomento è opportuno aggiungere che esistono anche altri estratti in forma idroalcolica in grado di esibire simili proprietà antiadesive. Si tratta del Mais, della Gramigna e dell’Orthosiphon. I primi due interagiscono con la parete batterica esattamente come il Cranberry, l’ultimo estratto invece si lega con i target delle cellule vescicali. La combinazione delle tre piante grazie ad un effetto sinergico, ha dato risultati sorprendenti su alcuni ceppi di Escherichia coli in vitro, come dimostrato dai valori di IC50 (131 µg/ml) (1). Tuttavia è doveroso ricordare che le risposte in vitro possono non coincidere con quelle in vivo perché i principi attivi una volta assunti per via orale subiscono le fasi di assorbimento, di metabolismo e di escrezione quindi non sempre raggiungono concentrazioni adeguate nelle urine. Quindi, anche in questo caso si attendono risposte dalla ricerca scientifica.
(1) Rafsanjany N, Lechtenberg M, Petereit F, Hensel A. J Ethnopharmacol. 2013;145(2):591-7
(1) Rafsanjany N, Lechtenberg M, Petereit F, Hensel A. J Ethnopharmacol. 2013;145(2):591-7