Le patologie cardiovascolari sono la principale causa di morte a livello mondiale e la dislipidemia è un fattore di rischio importante se associato ad altri fattori tra cui il rischio genetico, uno stile di vita sedentario, il fumo e una dieta non adeguata. Tra i rimedi naturali noti perché aiutano a mantenere livelli normali di lipidi nel sangue vi è il carciofo (Cynara scolymus L.).
Normalmente di questa pianta si consuma la parte interna, conosciuta come il cuore del carciofo, mentre le foglie o brattee si utilizzano negli integratori alimentari sotto forma per lo più di estratti. Diversi sono gli studi in vitro, nell’animale e nell’uomo che hanno valutato gli effetti benefici di estratti di carciofo (foglie) nei confronti di malattie cardiovascolari, epatiche e gastriche. Responsabili dell’efficacia del carciofo sono i numerosi composti in esso contenuti quali fenoli (cinarina, luteolina ed acido clorogenico) in combinazione con le fibre solubili inulina e pectina.
Un recente lavoro di revisione scientifica ha valutato l’efficacia del carciofo sul profilo lipidico concentrandosi in particolar modo sugli effetti misurati dei livelli ematici delle lipoproteine ad alta densità (HDL), delle lipoproteine a bassa densità (LDL), del colesterolo totale (TC) e dei trigliceridi (TG), approfondendo brevemente anche i meccanismi d’azione dei principali composti fitochimici presenti nel carciofo aventi proprietà ipolipemizzanti. Nonostante qualche risultato discordante, molte sono le evidenze scientifiche a favore dell’efficacia dell’assunzione del carciofo nel migliorare il profilo lipidico in pazienti con ipercolesterolemia, sindrome metabolica, in sovrappeso, con diabete mellito di tipo 2, con epatopatia adiposa non alcolica e steatoepatite non alcolica. In generale, sono state osservate riduzioni medie delle concentrazioni di LDL nell’intervallo 8-49 mg/ dl, di TC nel range 12-55 mg/dL e TG di 11-51 mg/dl. Per quanto riguarda i livelli sierici di HDL, non sono state portate prove evidenti del loro aumento. La capacità degli estratti delle foglie di carciofo di ridurre i livelli plasmatici di colesterolo può essere legata alla sua capacità di ostacolare la biosintesi del colesterolo attraverso l’inibizione dell’idrossimetilglutaril- CoA-reduttasi (HMG-CoA reduttasi) come emerso anche da studi in vitro su culture primarie di epatociti di ratto, effetti probabilmente dovuti all’azione dell’acido clorogenico, della luteolina e del cinaroside. La dose di estratto di carciofo ritenuta efficace in termini di riduzione del profilo lipidico varia tra 2 e 3 g/die. Da studi su estratti di caffè verde, la quantità di acido clorogenico che ha dimostrato effetti benefici sulla salute è pari a 170 mg, corrispondente a circa 1,13 g di estratto. Altri composti responsabili delle proprietà ipolipemizzanti del carciofo sono i fitosteroli, quali beta-sitosterolo e stigmasterolo, che agiscono riducendo l’assorbimento di colesterolo a livello intestinale. Tuttavia, la quantità di fitosteroli ritenuta necessaria per abbassare i livelli di colesterolo è pari a 1-2 g/die, dose non raggiungibile con l’assunzione di 2-3 g di estratto. Per quanto riguarda gli effetti del finocchio sul metabolismo epatico, con dosi di 1800 mg/die fino a 2700 mg/die si sono osservati significativi miglioramenti nel profilo lipidico e in biomarcatori epatici come le transaminasi ALT (alanina aminotransferasi) e AST (aspartato transaminasi) anche in pazienti con steatoepatite. Questi effetti potrebbero essere collegati all’attività antiossidante ed epatoprotettiva dell’acido clorogenico e della cinarina, derivati dell’acido caffeico.
Il carciofo è considerato anche una fonte di fibre solubili, nutrienti in grado di ridurre i livelli ematici di colesterolo per attivazione della sua conversione in 7-alfa-idrossicolesterolo, precursore degli acidi biliari. In questo modo, il colesterolo, anziché essere assorbito a livello intestinale, viene escreto sotto forma di acidi biliari. Dosi di 5-10 g di inulina, una fibra solubile presente nel cuore del carciofo, hanno un effetto prebiotico e contribuiscono a inibire potenziali batteri patogeni presenti nella massa fecale. Tuttavia, per assumere 3 g di fibre solubili occorre mangiare una porzione da almeno 100 g di cuore di carciofo, condizione non facilmente realizzabile. Per quanto concerne l’estratto di foglie di carciofo, per ottenere gli effetti benefici sul profilo lipidico bisognerebbe assumere da 6 a 10 capsule, ossia un numero spropositato soprattutto per soggetti già in multiterapia.
Alla luce delle evidenze scientifiche disponibili sugli effetti ipolipemizzanti del carciofo, gli autori di questa review ritengono che sia necessario approntare: – studi clinici randomizzati con controllo per approfondire ulteriormente gli effetti benefici di estratti di carciofo (foglie) e del suo contenuto in acido clorogenico sul profilo lipidico, rispetto ad altre fonti naturali di tale sostanza quali tè verde e caffè verde. – studi clinici con controllo per valutare gli effetti benefici sulla salute del carciofo quale alimento, in riferimento sia al consumo dei cuori di carciofo che del succo, con particolare attenzione al ruolo delle fibre solubili. – Trials clinici randomizzati per studiare i potenziali effetti di estratti di carciofo su ipertensione, iperglicemia e infiammazione. – Studi clinici a lungo termine per capire se tali estratti possono ridurre il rischio di decessi dovuti a eventi cardiovascolari negativi.
FONTE: Pharmacological Research. Pubblicato on line prima della stampa DOI: 10.1016/j.
- 2018.10.007. The effect of artichoke on lipid profile: A review of possible mechanisms of action.
AUTORI: Santos H.O., Bueno QA.A., Mota J.F.