Una delle droghe vegetali emergenti di cui si fa un gran parlare oggi è certamente lo zafferano (Crocus sativus L.). Noti da secoli per il loro uso alimentare gli stimmi di questa iridacea, originaria del bacino mediorientale e del Mediterraneo, sono la spezia più cara del mondo per distacco.
Tale pregio, sicuramente dovuto alle bassissime rese in peso ed alla lavorazione necessariamente manuale, è giustificabile anche dal punto di vista fitochimico: infatti gli stimmi contengono particolari apocarotenoidi noti come crocine (esteri della crocetina, responsabili del colore rosso/arancione intenso), safranale (aldeide responsabile dell’aroma) e i suoi glicosidi picocrocine (responsabili del sapore), tutte sostanze relativamente rare nel mondo vegetale.
Dal punto di vista funzionale, questo particolare fitocomplesso ha già manifestato in più di un trial RCT ottime attività antidepressive e neuroprotettive; attualmente in studio anche per malattia di Alzheimer e morbo di Parkinson, tali sostanze sembrano essere molto promettenti anche in ambito della senescenza neurologica e della disfunzione mnemonica.
Ad alcune delle componenti svariati studi condotti su modelli animali e cellulari associano inoltre attività antitumorali, cicatrizzanti, antiasmatiche, protettive negli episodi ischemici a carico di vari organi, antinfiammatorie, antiartritiche, epatoprotettive (1).
A queste si aggiunge una nuova indicazione, ovvero quella metabolica: lo zafferano infatti ha mostrato effetti antidiabetici e ipoglicemizzanti in modelli animali di diabete I e II, diminuendo i prodotti di glicosilazione e incrementando al contempo il numero di beta-cellule pancreatiche attive.
Tale azione si esplicherebbe tramite sia la regolazione dell’espressione di adiponectina, leptina e TNF-alfa da parte del tessuto adiposo, sia sensibilizzando il tessuto muscolare all’insulina in modo insulino-dipendente e indipendente, sia stimolando l’espressione del trasportatore GLUT4 sia infine inibendo PTPN1 (Tyrosine-proteinphosphatase non-receptortype 1), un regolatore negativo della cascata di traduzione del segnale dell’insulina ad oggi forte candidato terapeutico per il T2D.
Un recente RCT (2) condotto su 54 pazienti ha mostrato che l’assunzione di 30mg di un estratto idroalcolico di zafferano (purtroppo non meglio caratterizzato) in due somministrazioni giornaliere da 15mg è in grado di ridurre la glicemia a digiuno in modo significativo.
Molti studi riportano inoltre effetti benefici sulle complicanze legate al diabete quali cardiovasculopatie, neuropatie, maculopatie e nefropatie. Inoltre, lo zafferano ha mostrato validi effetti nel contrasto dell’obesità grazie all’inibizione delle lipasi gastriche e pancreatiche, nel trattamento delle dislipidemie (con incremento di HDL e riduzione di LDL e trigliceridi) e dell’ipertensione. Molto interessante in quest’ultimo caso la complessità dell’effetto del fitocomplesso: nel suo insieme diminuisce la pressione sistolica media con un meccanismo apparentemente associato all’incremento dell’attività della NO-sintasi endoteliale, ma si è evidenziato come la crocina abbia un effetto pro-contrattile sulla muscolatura liscia dell’aorta mentre la crocetina un effetto pro-rilassante (3)
Tutti questi dati attendono certamente una solida conferma nell’uomo prima di poterci permettere di pensare praticamente ad un utilizzo clinico dello zafferano o dei suoi estratti; tuttavia la moltitudine di effetti mostrati dai suoi costituenti, oltre a indicarci che la nostra comprensione dei meccanismi molecolari più intimi è ancora scarsa, ci permette davvero di essere fiduciosi per un futuro terapeutico.
(1) Bukhari S.I.., et al., A comprehensive review of the pharmacological potential of Crocus sativus and its bioactive apocarotenoids, Biomed Pharmacother, 2018
(2) Milajerdi A., et al., The effect of saffron (Crocus sativus L.) hydro-alcoholic extract on metabolic control in type 2 diabetes mellitus: A triple]blinded randomized clinical trial, J Res Med Sci, 2018
(3) Shafiee M., et al., Saffron against Components of Metabolic Syndrome: Current Status and Prospective, J. Agric. Food Chem,2017