I partecipanti sono stati suddivisi in quintili in base ai livelli circolanti di omega 3 nel sangue, dal più basso al più alto e attraverso la revisione di cartelle cliniche e test diagnostici, i ricercatori hanno scoperto che l’11% dei partecipanti ha avuto un invecchiamento sano, definito come sopravvivenza libera dalle principali malattie croniche e senza disfunzione mentale o fisica. Dopo aver preso in considerazione vari fattori sociali, economici e di stile di vita, i ricercatori hanno osservato che i livelli di EPA nel quintile più alto erano associati a un rischio inferiore del 24% di invecchiamento non sano rispetto ai quintili più bassi. Per quanto riguarda DPA, i primi tre quintili sono stati associati a una riduzione del 18-21% del rischio di invecchiamento malsano. DHA e ALA non sono invece risultati associati con un invecchiamento sano. In un editoriale collegato, Yeyi Zhu della Kaiser Permanente Northern California Division of Research e della University of California e il suo gruppo di lavoro affermano che questo studio offre un prezioso contributo alla comprensione dell’effetto che i PUFA n-3 potrebbero avere sull’invecchiamento, ma saranno necessari ulteriori approfondimenti prima di introdurli nelle politiche di salute pubblica o nelle linee guida nutrizionali.
BMJ 2018. Doi: 10.1136/bmj.k4067
https://www.bmj.com/content/363/bmj.k4067
BMJ 2018. Doi: 10.1136/bmj.k4263
https://www.bmj.com/content/363/bmj.k4263