Una revisione delle evidenze raccolte sul legame tra microbiota intestinale e malattie neurodegenerative fornisce un quadro delle conoscenze in materia. I probiotici prevengono alcuni fattori che concorrono ad aggravare le malattie neurodegenerative, in particolare la diminuzione dei livelli di neurotrasmettitori, l’infiammazione cronica, lo stress ossidativo e l’apoptosi.
Una mole importante di evidenze dimostra che il microbiota intestinale è essenziale per la salute umana e, negli ultimi anni, questo è diventato un target per il trattamento con probiotici di diverse malattie croniche come:
- la sindrome metabolica,
- il diabete,
- l’obesità,
- le malattie neurodegenerative.
Alla base di questi fatti c’è l’osservazione che il microbiota, attraverso l’enorme quantità di metaboliti e di reazioni che alimenta, comunica con altri sistemi e organi.
In particolare, il tratto gastrointestinale comunica con il sistema nervoso centrale attraverso l’asse intestino-cervello utilizzando tre vie:
- la comunicazione neuronale diretta,
- i mediatori di segnalazione endocrina
- il sistema immunitario.
La ricerca scientifica ha evidenziato che questi tre sistemi creano una rete di comunicazione molecolare altamente integrata implicata in diversi processi:
- sviluppo della neurodegenerazione,
- regolazione dell’insulina,
- metabolismo dei grassi,
- vie di segnale immunitarie,
- vari marker ossidativi.
Una revisione realizzata da associati a vari istituti (fra i quali Biomedical Technology and Cell Therapy Research Laboratory, Department of Biomedical Engineering, Faculty of Medicine, McGill University, Montreal, QC, Canada) propone, attraverso tabelle, grafici e diagrammi, una sintesi di evidenze – confermate e da confermare – della relazione fra microbiota e tre malattie degenerative: Parkinson, Alzheimer e SLA.
Quali sono le relazioni dimostrate tra microbiota e malattie neurodegenerative
Dalla revisione emerge che:
- la relazione certamente documentata è quella che passa attraverso la via immunitaria, dimostrata per tutte e tre le malattie;
- la via endocrina è stata sicuramente dimostrata per il Parkinson e l’Alzheimer,
- quella diretta per l’Alzheimer.
Azione neuroprotettiva dei probiotici
Ad esempio, relativamente alla via diretta è stato dimostrato che singoli batteri (Lactobacillus spp, Lactococcus spp, Streptococcus spp, Enterococcus spp, Clostridium sporogenes) possono:
- produrre neurotrasmettitori come la dopamina (DA) e l’acetilcolina (ACh),
- stimolare 5HT e GABA via ECs (cellule enteroendocrine).
Le cellule ECs possono poi produrre anche diversi fattori neuroattivi come PYY, Typ e His. I neurotrasmettitori e le molecole neuroattive entrano quindi nel circolo sanguigno e attraversano la barriera emato-encefalica influenzando le vie di segnale del SNC. Ma diversi altri sono i meccanismi attivi e coinvolgono l’ormone grelina (noto per i suoi effetti neuroprotettivi), la stimolazione diretta dei segnali elettrici e altro.
Il carattere sistemico e interferente è particolarmente evidente con l’avanzare dell’età che è un fattore determinante nello sviluppo delle malattie neurodegenerative. Infatti, i probiotici prevengono molti effetti dannosi dell’invecchiamento, come la diminuzione dei livelli di neurotrasmettitori, l’infiammazione cronica, lo stress ossidativo e l’apoptosi; tutti fattori che concorrono anche ad aggravare le malattie neurodegenerative. A conferma di questo quadro è stato osservato che i pazienti con malattia di Parkinson e quelli con malattia di Alzheimer hanno un elevato tasso di comorbidità gastrointestinali e quindi per alcuni di questi sono in fase di studio meccanismi e rimedi.