OMEGA-6 E MINOR RISCHIO DI MALATTIE CARDIACHE
EUFIC, European Food Information Council, riporta che due gruppi di ricercatori, uno americano-australiano e l’altro americano-iraniano-singaporiano, hanno studiato, in modo indipendente l’uno …
EUFIC, European Food Information Council, riporta che due gruppi di ricercatori, uno americano-australiano e l’altro americano-iraniano-singaporiano, hanno studiato, in modo indipendente l’uno dall’altro, gli effetti degli acidi grassi omega-6, rispettivamente sul rischio di morte e di malattie coronariche. In entrambi gli studi, pubblicati sulla rivista Circulation, i ricercatori sono arrivati alla conclusione che i rischi diminuiscono con un’elevata assunzione di acido linoleico (LA), il principale acido grasso omega-6 largamente presente negli oli vegetali.
In linea generale, si raccomanda una riduzione dell’assunzione di grassi saturi e un aumento del consumo di grassi polinsaturi, sia gli acidi grassi omega-3 che gli omega-6, per ridurre il rischio di malattie cardio-vascolari e infarto anche se di recente il ruolo protettivo degli acidi grassi omega-6 è stato messo in discussione da alcuni ricercatori confondendo i consumatori. Gli effetti negativi di diete ricche in acidi grassi omega-6 si basano principalmente sul fatto che questi acidi grassi sembrano ridurre gli effetti benefici degli acidi grassi omega-3 aumentando lo stato infiammatorio nell’organismo.
Nel primo studio, pubblicato nell’edizione on-line il 14 agosto 2014, sono state studiate le associazioni tra gli acidi grassi omega-6 e la mortalità. 2.792 uomini e donne di età non inferiore a 65 anni, senza problemi cardio vascolari, sono stati seguiti dal 1992 al 2000 monitorando i livelli nel plasma di acido linoleico quale misura oggettiva dell’assunzione. Per le persone con i livelli più elevati di LA (22,9% degli acidi grassi totali nel plasma), il rischio di morte era del 13% rispetto al 16,6% di coloro che avevano livelli minori di LA. Ulteriori analisi hanno messo in evidenza che le persone con livelli elevati di LA e acidi grassi omega-3 avevano un rischio minore del 54% di morte e del 64% di malattie cardiovascolari rispetto ai partecipanti con i livelli più bassi per entrambi. Secondo i ricercatori, queste scoperte non forniscono prove sull’interazione tra LA e acidi grassi omega-3, anzi sono una prova a favore dei loro singoli benefici.
Il secondo studio, pubblicato on line il 26 agosto 2014, ha esaminato la relazione tra l’assunzione di LA con la dieta e il rischio di malattie cardio-coronariche (CHD). È stata condotta una revisione sistematica della letteratura esistente e una meta-analisi degli studi clinici che hanno investigato questa relazione. I ricercatori hanno trovato che l’aumento dell’assunzione di LA diminuiva i rischi associati di CHD e morti relative indipendentemente da altri fattori dietetici, quali gli acidi grassi omega-3. Le persone con la più alta assunzione di LA avevano un 15% in meno di rischio di CHD e un 21% in meno di rischio di morte, rispetto ai pazienti con l’assunzione più bassa. Se lo stesso quantitativo energetico apportato dell’LA era sostituito da acidi grassi saturi o carboidrati, la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari e di morte era minore.
Queste recenti scoperte forniscono una prova per le attuali raccomandazioni a favore di un aumento del consumo di acidi grassi polinsaturi, sia omega-3 che omega-6.
In linea generale, si raccomanda una riduzione dell’assunzione di grassi saturi e un aumento del consumo di grassi polinsaturi, sia gli acidi grassi omega-3 che gli omega-6, per ridurre il rischio di malattie cardio-vascolari e infarto anche se di recente il ruolo protettivo degli acidi grassi omega-6 è stato messo in discussione da alcuni ricercatori confondendo i consumatori. Gli effetti negativi di diete ricche in acidi grassi omega-6 si basano principalmente sul fatto che questi acidi grassi sembrano ridurre gli effetti benefici degli acidi grassi omega-3 aumentando lo stato infiammatorio nell’organismo.
Nel primo studio, pubblicato nell’edizione on-line il 14 agosto 2014, sono state studiate le associazioni tra gli acidi grassi omega-6 e la mortalità. 2.792 uomini e donne di età non inferiore a 65 anni, senza problemi cardio vascolari, sono stati seguiti dal 1992 al 2000 monitorando i livelli nel plasma di acido linoleico quale misura oggettiva dell’assunzione. Per le persone con i livelli più elevati di LA (22,9% degli acidi grassi totali nel plasma), il rischio di morte era del 13% rispetto al 16,6% di coloro che avevano livelli minori di LA. Ulteriori analisi hanno messo in evidenza che le persone con livelli elevati di LA e acidi grassi omega-3 avevano un rischio minore del 54% di morte e del 64% di malattie cardiovascolari rispetto ai partecipanti con i livelli più bassi per entrambi. Secondo i ricercatori, queste scoperte non forniscono prove sull’interazione tra LA e acidi grassi omega-3, anzi sono una prova a favore dei loro singoli benefici.
Il secondo studio, pubblicato on line il 26 agosto 2014, ha esaminato la relazione tra l’assunzione di LA con la dieta e il rischio di malattie cardio-coronariche (CHD). È stata condotta una revisione sistematica della letteratura esistente e una meta-analisi degli studi clinici che hanno investigato questa relazione. I ricercatori hanno trovato che l’aumento dell’assunzione di LA diminuiva i rischi associati di CHD e morti relative indipendentemente da altri fattori dietetici, quali gli acidi grassi omega-3. Le persone con la più alta assunzione di LA avevano un 15% in meno di rischio di CHD e un 21% in meno di rischio di morte, rispetto ai pazienti con l’assunzione più bassa. Se lo stesso quantitativo energetico apportato dell’LA era sostituito da acidi grassi saturi o carboidrati, la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari e di morte era minore.
Queste recenti scoperte forniscono una prova per le attuali raccomandazioni a favore di un aumento del consumo di acidi grassi polinsaturi, sia omega-3 che omega-6.