Gli Oli Essenziali (Oe), miscele complesse estratte da piante aromatiche, mostrano un ampio spettro di proprietà biologiche, tra cui una attività antimicrobica con effetti additivi e sinergici con antibiotici e anche antitumorali. Ciò suggerisce un ruolo nei casi sempre più frequenti di farmacoresistenza, ad antibiotici e ad antitumorali, in campo umano e veterinario. È questo il messaggio che arriva dal workshop “Oli Essenziali: attualità e nuove prospettive in ambito scientifico”, co-organizzato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) e dalla Società Italiana per la Ricerca sugli Oli Essenziali (Siroe) che si è svolto ieri.
«La comunità scientifica mostra un interesse crescente verso l’enorme biodiversità del mondo vegetale – ha affermato Francesca Mondello ricercatrice del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss – Ed è importante ricordare come il numero di brevetti, recentemente depositati, riguardo la scoperta e l’uso di principi e formulazioni di prodotti a base di sostanze naturali è in continuo aumento». A oggi, si legge nella nota Iss “sono 4.653 i brevetti con varie applicazioni solo per gli Oli essenziali (di cui 1.963 per Tea Tree Oil l’olio di Melaleuca alternifolia)”. Il workshop ha dato risalto agli aspetti normativi, alle evidenze scientifiche sulla attività citotossica e antimicrobica e agli ambiti di impiego, con focalizzazione su efficacia e sicurezza di uso, senza ignorare la questione della qualità della ricerca sulle sostanze naturali: «È sempre più necessario standardizzare i metodi di estrazione, usare appropriati criteri di qualità delle varie metodi che in vitro e trarre ulteriori conferme scientifiche dalle evidenze empiriche terapeutiche provenienti dalla medicina tradizionale» ha sottolineato Annarita Stringaro ricercatrice dell’Iss. «Poiché tutto ciò che è naturale non è sempre innocuo bisognerà sempre valutare l’efficacia e la sicurezza degli stessi OE e/o dei vari componenti del fitocomplesso».
La ricerca dell’Iss, delle Università e della Siroe, si legge in una nota, “ha maturato esperienza nella validazione delle attività preventive e terapeutiche degli Oe, in particolare sono stati eseguiti e, sono in corso, studi sul potenziale ruolo terapeutico e preventivo del Tea Tree Oil (Tto) e del suo principale componente attivo, il terpinene-4-olo, per il controllo a lungo termine della contaminazione da Legionella nei sistemi di distribuzione idrica, alcune infezioni batteriche multiresistenti, in particolare per la candidosi vulvovaginale ricorrente, refrattaria ai comuni antimicotici.
In particolare, un team di studiosi coordinati dall’Iss, ha dimostrato per la prima volta l’efficacia della terapia combinata di probiotici e ovuli vaginali a base di Tea Tree Oil (Tto) in volontarie con candidosi vaginale. “Si è visto che quest’associazione, da una parte, era in grado di aggredire il micete decontaminando il canale vaginale con il Tto e dall’altra di contrastare la sua colonizzazione reintegrando la flora benefica con ceppi probiotici. Il tutto senza riscontrare alcun residuo dei componenti del Tto a livello sistemico tanto meno effetti collaterali associati a questi componenti naturali”. Secondo le ricercatrici «sarebbero utili studi clinici randomizzati controllati per determinare l’indice terapeutico del Tto e del suo principale componente, il terpinene-4-olo, contro la candidosi vulvovaginale ricorrente, per cui attualmente nessuna cura eradicante è disponibile».
Per quanto riguarda l’attività antitumorale, l’Iss segnala che “studi di tipo fisico-chimico hanno evidenziato che gli OE sono degli eccellenti antiossidanti, grazie proprio alla presenza di terpenoidi e polifenoli e in particolare questa attività è stata indicata per promuovere il loro uso come conservanti naturali”. Molti studi scientifici provano che “esiste un sinergismo tra farmaci chemioterapici e Oe sia in vitro che in vivo” e “una recente pubblicazione sulla rivista Medicines (2018) è un esempio di un lavoro che cerca di riassumere le proprietà biologiche dell’olio essenziale di Menta estratto da varie specie della pianta di Menta ampiamente diffusa su tutto il pianeta”. L’iss conclude spiegando che “nonostante gli studi scientifici sia in vitro che in ricerca preclinica siano tantissimi e promettenti, quelli clinici di fase I e di fase II risultano attualmente molto pochi. Una ragione è dovuta soprattutto alla difficoltà di capire se l’effetto antitumorale sia dovuto all’OE nel suo complesso, ad un singolo componente oppure all’azione sinergica dei vari componenti presenti nell’Oe”.