Protezione da flogosi delle prime vie aeree
Un primo elemento di fondamentale importanza è rappresentato dalla necessità di prevenire possibili alterazioni delle caratteristiche anatomo-funzionali della mucosa e delle strutture linfatiche dell’area considerata: a tal fine bisogna che l’aria respirata attraversi senza ostacoli le cavità nasali per potere essere riscaldata ed umidificata. Le classiche soluzioni saline, largamente usate non solo per il loro blando effetto decongestionante ma anche per l’effetto terapeutico/profilattico relativo alla semplice rimozione del muco, rappresentano il primo, efficace presidio. Per quanto riguarda preparati più specifici, l’immunostimolazione da parte dei probiotici è ben conosciuta ed è confermata da studi recenti [2], e analisi della letteratura ne confermano l’utilità sia nell’otite media [3] sia nella rinite allergica [4]. Ancora sulla rinite allergica è riferito un effetto benefico della spirulina [5]; la stessa fonte (revisione della letteratura internazionale riguardante studi sull’uomo in vivo) riporta l’utilità di complessi multivitaminici e olio di fegato di merluzzo per sinusite ed otite media cronica e della bromelina per sinusite acuta [5]. Le segnalazioni riguardo all’utilità del miele non sono molto numerose: riproponiamo quanto in precedenza segnalato circa la non evidente utilità nel trattamento della tosse aspecifica [6]; è invece confermato da studi recenti l’effetto benefico sul microambiente delle vie respiratorie di derivati della propoli (segnatamente, estere feniletilico dell’acido caffeico) [7]. La curcumina, il resveratrolo, i fosfolipidi della soia, lo zinco, il selenio e la vitamina D sono riportati come elementi associabili ad una ridotta infiammazione delle vie aeree [8]; bisogna ricordare, per lo zinco, la citata possibilità di effetti indesiderati come nausea e vomito [9]. Anche la classicamente conosciuta vitamina C, a dosi di 1/2 g/die, è confermata come elemento in grado di ridurre la durata dei sintomi del raffreddore [10]. Infine bisogna citare la melatonina, che esercita un’attività di modulazione immunitaria attraverso specifici recettori presenti nelle cellule immunocompetenti [11]
Azione coadiuvante antineoplastica nel distretto testa-collo
In termini generali, si deve richiamare l’attenzione sulle frequenti carenze nutrizionali dei pazienti affetti da neoplasie del distretto, anche in conseguenza delle abitudini voluttuarie presenti tra i più rappresentativi fattori di rischio (fumo ed alcool). Condizioni caratterizzate da malnutrizione (riportata nel 40-50% dei casi [12]) possono essere corrette adeguando di conseguenza il regime alimentare o integrando la dieta. È interessante al proposito un recente studio di coorte [13] che indica per la vitamina C una correlazione inversa statisticamente significativa con il carcinoma della testa e del collo, mentre riporta risultati non significativi per vitamina E, á-carotene, â-carotene, licopene (peraltro diffusamente citato in letteratura come anticarcinogenetico) e luteina più zeaxantina. Secondo lo stesso studio, l’associazione tra vitamina E e carcinoma del distretto è modificata dall’abitudine all’assunzione di alcool. Per quanto riguarda il sopra citato effetto immunomodulatore della melatonina, questo è considerato anche in ambito di terapia antineoplastica [11]: il dato non è riferito dagli autori ai tumori del distretto testa-collo; tuttavia, dal momento che si riporta un effetto antiangiogenetico dell’ormone [11], un’applicazione del principio anche a questi appare del tutto attendibile. Con finalità relative a localizzazioni più specifiche, è inoltre riportata l’utilità dello zinco nel carcinoma rinofaringeo trattato con associazione radio-chemioterapica, attraverso una pluralità di meccanismi adiuvanti [14]. Fattori nutraceutici considerati promettenti per la chemoprevenzione dei tumori del distretto testa-collo sono infine la curcumina, la cui biodisponibilità è aumentata dall’assorbimento transmucoso [15], il the verde e il resveratrolo [16]. Nell’ambito degli effetti indesiderati, non bisogna dimenticare la possibilità di un incremento del rischio emorragico, che può accompagnare l’uso di preparati erboristici utilizzati in casi di neoplasia del distretto testa-collo [17].
Azione su disordini uditivi e vestibolari
L’abbondanza di proposte di nutraceutici per il trattamento di disturbi riferibili all’orecchio interno è anche, sicuramente, dovuta alla perdurante assenza di un farmaco mirato al loro trattamento. L’architettura, la vascolarizzazione terminale, la strettissima dipendenza da processi che richiedono un costante e cospicuo dispendio energetico, la sostanziale incapacità di rigenerazione rendono il labirinto particolarmente esposto a potenziali danni; questi possono derivare da una serie di fattori come traumi acustici e meccanici, agenti infettivi o tossici, manifestazioni ischemiche di origine organica o disfunzionale; bisogna inoltre considerare lo stesso processo degenerativo ed involuti vo, supportato da vari fattori, derivante dall’invecchiamento di un organo che, di fatto, non ha ricambio. Nel trattare per la prima volta l’argomento [1], abbiamo sottolineato una tendenza alla suddivisione delle proposte nutraceutiche rivolte al labirinto in base all’azione sul singolo sintomo o sul singolo fenomeno, con frequenti sovrapposizioni: abbiamo di conseguenza osservato come la comune attività antiossidante non si potesse circoscrivere ad un solo comparto o ad un solo agente eziologico. Una riflessione a distanza ci induce attualmente a ricordare le differenze tra sintomi uditivi, in gran parte riferibili in questo contesto alla coclea, e sintomi vestibolari, in ogni caso più facilmente correlabili ad influssi da parte del circolo sistemico [18]; permangono in ogni caso tendenziali, inevitabili sovrapposizioni.
Azione sulla sfera uditiva
È diffusamente conosciuto il ruolo benefico degli antiossidanti. Tra questi, i preparati vitaminici sono stati proposti per il trattamento dell’acufene idiopatico [19] e dell’ipoacusia improvvisa idiopatica [20]. Per la stessa affezione è considerata utile l’associazione tra vitamina E e vitamina C [21]; è citato l’effetto fondamentale della vitamina C nel riciclare i radicali ossidati di vitamina E alla forma ridotta, antiossidante [22]. La stessa vitamina E è riportata in letteratura come attiva a contrastare la tossicità da glutammato [23], come il coenzima Q10 [24]; più recenti conferme sono state prodotte sull’utilità del coenzima Q10 ter [25]. È anche riportato un effetto protettivo dell’acido ascorbico verso il danno da trauma acustico [26], mentre uno studio più recente estende le indicazioni all’assunzione di vitamina C al contrasto della presbiacusia [27]. Al contrario, un’indagine ancor più recente riporta un maggiore rischio di perdita uditiva a carico del sesso femminile correlato sempre all’assunzione di vitamina C; lo stesso studio evidenzia un rischio diminuito dall’incremento di â-carotene, â-cryptoxantina e folati [28]. È riportata come utile a scopo otoprotettivo anche la somministrazione di acido alfalipoico [29], di N-Acetilcisteina e acetil-L-carnitina [30] e di melatonina [31], mentre l’associazione di vitamina A, C ed E con magnesio è considerata in grado di ridurre il danno da rumore [32].
Relativamente di recente sono stati inoltre proposti cereali a speciale processazione per il trattamento della malattia di Ménière, sulla base di una funzione antisecretoria: non esiste in merito una letteratura particolarmente corposa ed i risultati riportati non sono univoci [33-35]. Più recentemente è stato proposta dal nostro gruppo una possibile azione benefica da parte degli acidi grassi polinsaturi omega-3, sulla base di un razionale di protezione della membrana cellulare e modulazione del microcircolo insite nelle caratteristiche della sostanza [36]. È abbondantemente citato in letteratura l’effetto ototropo del Gingko biloba, mentre più recentemente è stato proposto il ginseng rosso coreano per il trattamento degli acufeni [37]. Oltre al beneficio di associazioni di antiossidanti, bisogna tenere presente la possibilità di un’azione nociva: ad esempio, una combinazione contenente ferro, rame o manganese può creare problemi di interazione con la vitamina C, con la formazione di radicali liberi in eccesso [38]. Le stesse vitamine A, B, C, D, E non sono considerate prive di effetti potenzialmente dannosi, così come il selenio [39].
Azione sulla sfera vestibolare
La complessità del sistema vestibolare nel suo insieme, e la possibile dipendenza del sintomo vertigine sia da disordini centrali sia da malfunzione dell’orecchio interno, rendono difficile una definizione specifica dei preparati nutraceutici proposti con finalità antivertiginose. Tra questi, il Vertigoheel, composto omeopatico multifattoriale di origine erboristica, animale e minerale, è riportato avere un buon livello di evidenza di effetto [5], verosimilmente in rapporto ad una descritta azione sostanzialmente vasodilatatrice [40]. Ancora, il Gingko biloba è diffusamente citato in letteratura, ed è tuttora ritenuto valido per casi selezionati di vertigine [41], mentre la vitamina D è stata proposta come utile trattamento per la vertigine parossistica benigna [42]. Va infine ricordato l’uso piuttosto abituale del complesso polivitaminico B in funzione neurotropa; è anche da citare, ovviamente, la continuità anatomica con il labirinto anteriore che rende teoricamente più o meno tutti i preparati cocleotrofici potenzialmente adatti anche a trattare il comparto vestibolare.
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