Mirtillo rosso americano benefici sulle infezioni delle vie urinarie
Le infezioni delle vie urinarie sono disturbi frequenti, in particolare nel sesso femminile. Le infezioni delle vie urinarie colpiscono in media il 50% della popolazione femminile almeno una volta nella vita mentre circa il 20% delle donne ha dichiarato di aver avuto episodi di infezioni delle vie urinarie ripetute nel tempo. In Aggiunta, l’aumento della resistenza antimicrobica e gli effetti collaterali degli antibiotici rafforzano la richiesta di trattamenti naturali.
Le infezioni delle vie urinarie sono disturbi frequenti, in particolare nel sesso femminile. Le infezioni delle vie urinarie colpiscono in media il 50% della popolazione femminile almeno una volta nella vita mentre circa il 20% delle donne ha dichiarato di aver avuto episodi di infezioni delle vie urinarie ripetute nel tempo. In Aggiunta, l’aumento della resistenza antimicrobica e gli effetti collaterali degli antibiotici rafforzano la richiesta di trattamenti naturali.
Il succo di Cranberry (Vaccinium macrocarpon, Ericaceae), noto anche come mirtillo rosso o americano, è una delle alternative impiegate per la prevenzione delle infezioni delle vie urinarie, anche se gli studi clinici effettuati hanno dato dei risultati contrastanti.
Uno studio clinico randomizzato e controllato in doppio cieco ha valutato l’efficacia dell’estratto di mirtillo rosso ad alto dosaggio di proantocianidine nella prevenzione delle infezioni delle vie urinarie.
La ricerca ha osservato 145 donne sessualmente attive, non incinte e maggiorenni, con infezioni delle vie urinarie ricorrenti. Il gruppo ha ricevuto (in un rapporto 1:1) capsule di mirtillo rosso americano (cranberry) ad alto (2 capsule/die da 18,5 mg) o a basso contenuto di proantocianidine (2 capsule/die da 1 mg) per 24 settimane. Le capsule ad alto contenuto di proantocianidine erano standardizzate a un minimo del 15%, mentre quelle a basso dosaggio erano standardizzate all’1%. Le donne non hanno assunto altri prodotti contenenti derivati del mirtillo rosso americano (cranberry) per tutta la durata dello studio. Le partecipanti allo studio hanno compilato un diario giornaliero per registrare la conformità della sperimentazione e gli eventuali effetti collaterali.
Centoventiquattro donne hanno completato lo studio (gruppo a basso dosaggio = 61, gruppo ad alto dosaggio = 63). Le donne randomizzate al gruppo alto dosaggio erano significativamente più giovani rispetto a quelle dell’altro gruppo (27,2 ± 8,8 anni contro 32,5 ± 14,2 anni; P = 0,009). In totale sono state diagnosticate 45 infezioni delle vie urinarie sintomatiche nel gruppo ad alta dose rispetto a 59 nel gruppo a bassa dose, con un tasso di incidenza annuo di 1,48 per il gruppo ad alta dose e 1,96 per l’altro. Non sono state rilevate riduzioni statisticamente significative nel tasso di incidenza di infezioni sintomatiche con piuria tra i due gruppi. Nelle donne con meno di cinque infezioni nei 12 mesi precedenti l’arruolamento, il gruppo ad alto dosaggio è stato associato a una riduzione significativa (47%) del tasso di incidenza di infezioni sintomatiche con piuria rispetto all’altro gruppo. Non sono state, invece, rilevate riduzioni statisticamente significative tra i due gruppi nel tasso di incidenza, aggiustato in base all’età, di infezioni sintomatiche con batteriuria nel sottogruppo di donne che avevano meno di cinque infezioni nei 12 mesi precedenti l’arruolamento. Non si sono verificati eventi avversi gravi in nessuno dei due gruppi, tranne un caso di dispepsia.
Concludendo, gli autori hanno definito che l’assunzione per 24 settimane di 37 mg/die di estratto di mirtillo rosso americano (cranberry) ad alto dosaggio di proantocianidine è stata associata alla riduzione (non significativa) del 24% del rischio di infezioni delle vie urinarie sintomatiche rispetto a 2 mg/die dello stesso estratto. Nelle donne che avevano meno di 5 infezioni delle vie urinarie l’anno, l’estratto di mirtillo rosso americano (cranberry) ad elevato dosaggio di proantocianidine ha ridotto in modo significativo (43%) il tasso di queste infezioni rispetto al basso dosaggio. La complessa interazione tra urovirulenza batterica e suscettibilità dell’ospite può spiegare perché le donne che avevano infezioni più frequenti hanno avuto una risposta minore.