I risultati di uno studio italiano pubblicato su Hepatology suggeriscono che, nei pazienti cirrotici con steatosi epatica non alcolica (Nafld), il profilo del microbiota intestinale e l’infiammazione sistemica siano significativamente correlati e possano concorrere nel processo di epatocarcinogenesi. «L’asse fegato-intestino gioca un ruolo chiave nella patogenesi della steatosi epatica non alcolica, che è la terza causa al mondo di carcinoma epatocellulare (Hcc). Tuttavia, il legame tra microbiota intestinale ed epatocarcinogenesi resta in gran parte da comprendere» afferma
Antonio Gasbarrini, direttore dell’Area Gastroenterologia e Oncologia Medica della Fondazione Policlinico Gemelli e Ordinario di Gastroenterologia dell’Università Cattolica. Il gruppo di lavoro da lui guidato ha collaborato con l’Istituto nazionale dei Tumori di Milano per esplorare quali caratteristiche del microbiota intestinale fossero associate a carcinoma epatico in pazienti cirrotici con NAFLD. Per questo hanno analizzato i dati di una serie consecutiva di pazienti con cirrosi correlata alla NAFLD e carcinoma epatico (21 pazienti), cirrosi correlata alla NAFLD senza tumore (20 pazienti) e controlli sani (20 pazienti) per valutare il profilo del microbiota intestinale, la permeabilità intestinale, lo stato infiammatorio e le cellule mononucleate circolanti.
I pazienti con epatocarcinoma hanno mostrato un aumento dei livelli di calprotectina fecale, mentre la permeabilità intestinale era simile a quella dei pazienti cirrotici senza neoplasia. I livelli plasmatici di interleuchina (IL) 8, IL13, CCL3, CCL4 e CCL5 erano più elevati nel gruppo carcinoma epatico ed erano associati a uno stato attivato dei monociti circolanti. Il microbiota fecale dell’intero gruppo di pazienti cirrotici mostrava una maggiore abbondanza di Enterobacteriaceae e Streptococco e una riduzione di Akkermansia. Bacteroides e Ruminococcaceae erano aumentati nel gruppo carcinoma epatico, mentre Bifidobacterium era ridotto. Akkermansia e Bifidobacterium erano inversamente correlati con la concentrazione di calprotectina, che a sua volta era associata a marcatori infiammatori umorali e cellulari, e anche la specie Bacteroides si comportava in maniera simile.«Le alterazioni del microbiota intestinale in questi pazienti potrebbero determinare lo sviluppo di un microambiente che favorisce l’insorgenza di tumore epatico mediante meccanismi infiammatori (diretti) e di immunosoppressione (indiretti)» concludono gli autori.
Hepatology. 2018 Apr 17. doi: 10.1002/hep.30036
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29665135