Assosalute rende noto che il mercato dei farmaci senza obbligo di prescrizione è stato in flessione nel 2016. Le vendite risultano legate alla stagionalità. I trend di lungo periodo risentono della concorrenza dei prodotti salutistici.
Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione) divulga i dati di mercato del settore dell’automedicazione.
Le vendite fanno registrare la contrazione più importante dal 2012:
- consumi (poco meno di 292 milioni di confezioni) in flessione del 3,9%
- giro d’affari (poco più di 2,4 miliardi di euro) in calo dell’1,9%.
Questo il bilancio conclusivo del comparto dei farmaci senza obbligo di ricetta dalle elaborazioni su dati IMS Health di Federchimica Assosalute, l’associazione delle aziende che producono e commercializzano in Italia i farmaci di automedicazione.
Per quanto la diffusione delle sindromi influenzali e da raffreddamento durante l’autunno e l’inizio dell’inverno abbia determinato un +1,7% dei consumi e un +3,3% della spesa negli ultimi tre mesi del 2016, e nonostante dicembre abbia registrato una performance eccezionalmente positiva (+9,3% a volumi), il settore non è riuscito a recuperare le perdite di un anno caratterizzato da una pesante erosione del numero di confezioni vendute. Il trend negativo trova principalmente spiegazione in una stagione influenzale 2016/2015 a bassissima incidenza.
Rispetto al 2015, il settore perde oltre 11 milioni di confezioni. Il numero di confezioni vendute, per la prima volta da oltre un decennio, scende sotto i 300 milioni.
La contrazione dei volumi dal 2007 al 2016 è stata pari al –2,4% medio annuo.
L’erosione dei consumi sul lungo periodo è in parte riconducibile all’impiego dei prodotti salutistici a connotazione farmaceutica (c.d. notificati – integratori, erboristici, omeopatici, etc.).
Secondo IMS Health nel 2016 i notificati hanno registrato un aumento delle confezioni vendute del 5,1% (oltre 277 milioni) cui corrisponde un aumento dei fatturati del 6,5% (più di 3,8 miliardi di euro).
Analisi delle vendite dei farmaci senza obbligo di prescrizione
La classe dei farmaci senza obbligo di ricetta comprende due categorie:
- farmaci da banco o OTC (Over The Counter), per le quali è consentita la pubblicità al cittadino,
- farmaci SOP (senza obbligo di prescrizione) che non possono essere pubblicizzati.
Per entrambe le categorie si osservano trend similari: una diminuzione sia delle confezioni sia dei fatturati.
Gli OTC fanno registrare il –4,4% a volumi (219 milioni di pezzi) e –2,3% a valori (poco meno di 1,8 miliardi di euro).
Gli SOP, grazie a una buona performance dei farmaci contro le affezioni dell’apparato respiratorio, fanno osservare una diminuzione più contenuta e pari al –2,5% sul fronte delle confezioni vendute (poco meno di 73 milioni) e al –0,7% per quanto riguarda la spesa (641 milioni di euro).
Le dinamiche competitive della distribuzione dei farmaci senza obbligo di prescrizione
La farmacia continua a essere il canale privilegiato per l’acquisto dei farmaci senza obbligo di ricetta (91,2% delle vendite a volumi, 92,5% a valori).
Tuttavia, mentre la farmacia e la parafarmacia fanno osservare trend negativi e in linea con il mercato nel suo complesso, i corner della Grande Distribuzione Organizzata, pur rappresentando una quota residuale del mercato, mostrano, in controtendenza, dati di vendita positivi e in decisa crescita.
Sotto questo punto di vista, le dinamiche competitive si confermano stabili.
Principali classi terapeutiche del mercato dei farmaci senza obbligo di prescrizione
Le principali classi terapeutiche del mercato dei farmaci di automedicazione
- farmaci per la cura delle sindromi da raffreddamento,
- analgesici,
- farmaci contro i disturbi dell’apparato gastrointestinale
cumulano oltre il 75% delle vendite a volumi e quasi il 69% di quelle a valore.
«Il risultato negativo del 2016 conferma un andamento del comparto dell’automedicazione legato alla maggiore o minore incidenza dei malanni di stagione – commenta il presidente di Federchimica ASSOSALUTE Agnès Regnault – Ciò evidenzia che il comparto fatica a trovare leve di crescita e di sviluppo sul lungo periodo».
«Tuttavia, la crescita che interessa più in generale l’area del self-care – continua Regnault – sottolinea l’attenzione alla cura e al benessere da parte delle persone. E i farmaci di automedicazione possono avere un ruolo importante nell’accrescere l’autonomia e la consapevolezza nelle scelte relative a farmaci e salute. Questo implica riconoscere la specificità dei farmaci da banco rispetto agli altri prodotti per la salute e favorire l’allargamento dell’offerta a quegli ambiti di autonomia e cura propri dell’automedicazione, in linea con quanto accade in Europa».
«Una strategia di sviluppo dell’automedicazione – conclude la presidente – può, inoltre, supportare la sostenibilità del Sistema Sanitario, assicurando ai cittadini strumenti terapeutici sicuri ed efficaci per trattare lievi disturbi di salute”.