Originaria proprio del mediterraneo, la liquirizia (Glycyrrhiza glabra) è una pianta della famiglia delle leguminose, erbacea perenne che sviluppa un grosso rizoma da cui si estendono radici e stoloni lunghi anche alcuni metri. Proprio queste parti sono la droga della pianta, e vengono raccolto dopo 3-4 anni ed utilizzate sia come tali sia come estratto (liquirizia pura).Nell’antica Cina, dove è conosciuta ed utilizzata da oltre 5000 anni, la liquirizia veniva spesso aggiunta come ingrediente alle tisane curative, in quanto in grado di “armonizzare” gli effetti delle altre erbe.
Tra i suoi metaboliti secondari si evidenzia la Glicirizzina, terpene con un potere dolcificante 50 volte superiore al saccarosio. Altre molecole che ritroviamo nell’estratto di liquirizia sono saponine triterpeniche, flavonoidi, cumarine e fitosteroli.
L’uso della liquirizia è frequente nei trattamenti contro gastriti (o ulcere gastriche) e in tutti i casi di infiammazione. Infatti, acido glicirretico e glicirrizina posseggono un interessante potere antiinfiammatorio, che si esplica grazie allo stimolo diretto alla produzione di ormoni surrenalici anti-infiammatori e all’inibizione della reduttasi epatica deputata al loro metabolismo. Recentemente si è ipotizzata anche un’azione diretta sui recettori mineral e gluco-corticoidi. A tutto questo, si aggiunge la presenza di flavonoidi con effetto sinergico antispastico e antiinfiammatorio.
L’effetto della liquirizia nel trattamento delle gastriti non si limita però alla sola riduzione dell’infiammazione. E Zargar e Samimi hanno somministrato liquirizia a persone che erano in triplice trattamento per eradicare l’H.pilory. Dopo 2 settimane di trattamento il gruppo trattato con liquirizia aveva una percentuale di risposta di 20 punti maggiore (80% contro 60%) per efficacia di eradicazione del batterio. Inoltre, i pazienti trattati riportavano anche una riduzione maggiore dei sintomi correlati all’ulcerazione gastrica.
Infatti, l’estratto di liquirizia può favorire la cicatrizzazione della mucosa gastrica e duodenale anche se già danneggiata. Due sono i meccanismi che si attivano, uno diretto: contatto tra polisaccaridi dell’estratto e lesione, e uno indiretto: induzione di produzione di muco da parte delle cellule mucipare.
Alla liquirizia è stata attribuita anche la possibilità di coadiuvare il trattamento del paziente sovrappeso. Infatti, da una revisione sistematica della letteratura è apparso evidente come il consumo regolare di liquirizia (senza zuccheri aggiunti) possa ridurre sia il peso corporeo che, di conseguenza, il Bmi. Questo studio conferma tuttavia il principale effetto collaterale della liquirizia: l’aumento di pressione diastolica. Tale aumento sembra secondario all’ipernatremia che si presenta a seguito del consumo della droga.
Correlato alla gestione del peso, uno studio giapponese ha valutato l’effetto della liquirizia come “anabolizzante” nella popolazione anziana. L’effetto di un particolare estratto di liquirizia, è stato valutato durante un processo riabilitativo per osteoartrite al ginocchio. Dopo 16 settimane di allenamento, i pazienti che utilizzavano liquirizia hanno riportato un aumento significativo della massa muscolare del tronco, con una contemporanea riduzione della massa grassa. Proprietà da non sottovalutare considerando che la sarcopenia è un problema a cui spesso vanno incontro i pazienti anziani.
A fronte di tanti e tali effetti hanno si devono però considerare anche alcuni effetti collaterali: dosi troppo elevate o croniche di liquirizia possono indurre ritenzione di sodio e ipopotassemia, con conseguente aumento della pressione sistolica. Inoltre, ci possono essere interferenze farmacologiche e farmacodinamiche con farmaci, come digitalici e antiaritmici a seguito dell’ipopotassemia; inoltre si può vedere ridotta l’efficacia di alcune molecole (esp. Spironolattone) o aumentata l’efficacia di altre (esp. aumento escrezione di K con farmaci diuretici).
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