Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanita, l’Italia e uno dei Paesi con il tasso di invecchiamento della popolazione piu intenso e veloce a livello mondiale, come dimostra l’incremento costante della vita media che ha portato nel 2013 l’aspettativa di vita alla nascita a 82,9 anni in media (80,3 per gli uomini e 85,2 anni per le donne), superiore quindi rispettivamente di 2,5 anni e 1,9 anni alla media europea (Eurostat, 2015).
Tutto cio comporta una crescita progressiva della popolazione con piu di 60 anni, che dal 12,2% della popolazione complessiva nel 1950 e passata al 27,2% nel 2013. Tra i Paesi europei l’Italia si distingue tra l’altro per la piu alta percentuale della popolazione con piu di 65 anni: 21,4% contro una media europea del 18,5%; una percentuale destinata ad aumentare nei prossimi anni: si stima che nel 2050 un italiano su 3 avra piu di 65 anni.1
L’incremento dell’eta media della popolazione, che riguarda la societa in generale, e quindi anche i Paesi meno industrializzati, puo essere attribuito ad una complessa serie di fattori, tra loro strettamente associati, genetici, ambientali e alimentari: migliori condizioni di vita, maggiore disponibilita di alimenti, caratterizzati da crescente varieta e sicurezza, riduzione della frequenza di patologie trasmissibili e maggiore accesso alle cure. A fronte di cio, il progressivo invecchiamento della popolazione comporta, con frequenza crescente, la comparsa di malattie cronico-degenerative, attribuibili in primo luogo al fatto che l’evoluzione non ha “progettato” l’organismo umano per vivere cosi a lungo, e che per la maggior parte non sono precedute da segnali riconoscibili. E’ un problema che riguarda da vicino l’Italia, nella quale l’aspettativa di vita in buona salute all’eta di 65 anni e tra le piu basse d’Europa.2
In questo contesto assumono quindi particolare importanza gli interventi di carattere preventivo basati sulla conoscenza e sul controllo dei fattori di rischio delle patologie piu diffuse, che rappresentano l’unica arma efficace per ridurre il rischio di esserne colpiti. Soprattutto se rivolti ad una popolazione generale che dimostra sempre maggiore attenzione ai benefici derivanti da stili di vita e alimentari corretti ed e alla ricerca costante di informazioni sempre piu dettagliate sulle caratteristiche funzionali di alimentie nutrienti. In un documento congiunto di FAO e OMS pubblicato nel 2003, il miglioramento dell’alimentazione della popolazione e uno degli obiettivi prioritari delle politiche e dei programmi sanitari orientati alla prevenzione di malattie come l’obesita, il diabete, le patologie cardiovascolari (compresi l’ipertensione e l’ictus), i tumori e l’osteoporosi.3
Infatti, gli studi scientifici pubblicati negli ultimi decenni hanno dimostrato chiaramente che la dieta e i suoi componenti sono in grado di influenzare lo stato di salute modulando favorevolmente o sfavorevolmente aspetti fisiologici o fisiopatologici. L’attenzione che prima era rivolta al contenuto calorico degli alimenti, alla loro composizione in termini di carboidrati, grassi e proteine ed alla loro salubrita (nel senso di assenza di sostanze tossiche o di contaminazione batterica di potenziale rilevanza) si e quindi spostata sugli effetti di tipo funzionale che i diversi nutrienti possono esercitare. Vi e ormai la consapevolezza di quanto sia importante conoscere non solo la composizione dei cibi per introdurli nella dieta in modo corretto, a seconda dell’eta, dello stile di vita e dello stato di salute, ma anche gli effetti che i diversi componenti producono a livello dell’organismo. Di conseguenza le piu recenti linee guida in campo clinico e nutrizionale sono concordi nel fornire indicazioni circa i limiti quantitativi dei livelli di assunzione giornaliera dei diversi micro e macronutrienti, e anche circa gli aspetti qualitativi dei diversi componenti dei cibi. Esse riconoscono infatti l’importanza di tutti i nutrienti, purche siano ben definiti per quantita e qualita e purche il loro apporto sia commisurato al fabbisogno energetico.
Non a caso, a partire dagli anni ’70 del secolo scorso si parla sempre di piu di nutraceutici, ovvero di quei prodotti – oggetto della nutraceutica, una scienza cosi denominata dalla fusione dei vocaboli “nutrizione” e “farmaceutica” – che si sono dimostrati efficaci nel promuovere e mantenere una condizione di benessere, nel modulare il sistema immunitario e nel prevenire o trattare malattie specifiche. Per alcuni di essi, o meglio per alcuni loro componenti, l’Agenzia europea per la sicurezza degli alimenti (EFSA), sulla base di un’attenta analisi della letteratura scientifica e delle evidenze disponibili, ha autorizzato l’uso di specifiche indicazioni (claims) nutrizionali e di salute, consentendo e regolamentando cosi la comunicazione al pubblico dei benefici associati al consumo di sostanze nutritive o a effetto nutrizionale e fisiologico, purche presenti nel prodotto finale in quantita sufficienti e in forma utilizzabile dall’organismo. Ad ogni claim corrisponde una precisa definizione degli effetti funzionali associati, che sono stati dichiarati rilevanti per la salute e il benessere. Il mantenimento di un adeguato “turnover” delle proteine, indispensabile per la formazione e il mantenimento di organi e tessuti, e stato riconosciuto essere 2-3 volte maggiore rispetto alla quota proteica assunta con la dieta;4 la biodisponibilita, ovvero il buon utilizzo da parte dell’organismo delle varie sostanze, e soprattutto di vitamine e minerali viene considerata determinante per le funzioni ad essi associate; la protezione di cellule (DNA, proteine, lipidi) e delle lipoproteine LDL dallo stress ossidativo e stata riconosciuta come effetto fisiologico benefico; per la fluidita delle membrane di cellule e vasi sono stati accertati gli effetti positivi; gli acidi grassi polinsaturi della serie omega-6 e della serie omega-3 sono definiti essenziali per l’organismo che non e in grado di sintetizzare de novo i precursori acido linoleico e alfa-linolenico e che deve quindi introdurli con la dieta in quantita definite.
Da un punto di vista fisiologico vi sono poi alcuni aspetti di particolare interesse, emersi dagli studi piu recenti ma non per questo meno solidi. E il caso del microbiota (il complesso dei microrganismi intestinali) e dei geni relativi (microbioma): sempre piu evidenze infatti supportano il ruolo importante nella modulazione della salute a diversi livelli, compreso il controllo della funzione immunitaria e della risposta infiammatoria, gia definiti da EFSA effetti fisiologici positivi. Sebbene l’adozione di uno stile alimentare vario ed equilibrato, specie in persone fisicamente attive, sia ritenuta sufficiente per garantire alla popolazione generale sana tutti i nutrienti necessari, sempre piu osservazioni epidemiologiche supportano la necessita di una maggiore attenzione alla copertura del fabbisogno nutrizionale e al sostegno delle funzioni fisiologiche dell’organismo anche nei Paesi maggiormente industrializzati. L’apporto giornaliero raccomandato in Italia per i principali macro e micronutrienti e riportato nelle tabelle dei LARN (Livelli di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana), che la Societa Italiana di Nutrizione Umana aggiorna con cadenza periodica, che evidenziano come le quantita ottimali non siano identiche per tutte le fasce della popolazione.5 Nelle condizioni di aumentato fabbisogno o di apporto inadeguato di nutrienti con la dieta, gli integratori rappresentano una valida e sicura opportunita per favorire l’assunzione ottimale di una o piu sostanze e/o il sostegno di funzioni fisiologiche. Contribuendo in alcuni casi anche alla prevenzione di fattori di rischio di malattia, come ormai dimostrano numerose osservazioni epidemiologiche condotte in popolazioni numerose.
Vitamine
Sicuramente le vitamine, insieme ai minerali, sono i nutrienti per i quali e stato identificato e dimostrato il maggior numero di benefici nutrizionali e funzionali e ai quali di conseguenza corrisponde il maggior numero di claims approvati, in relazione a livelli di assunzione giornaliera raccomandati ben definiti. Si tratta di molteplici effetti fisiologici essenziali per la sopravvivenza, che vedono in alcuni casi l’azione combinata con altre vitamine e con minerali: ne sono riconosciuti ad esempio 15 per la vitamina C, 10 per la B6, 9 per la B2, 8 per i folati (o vitamina B9) ecc. Tuttavia, la presenza delle varie vitamine, idro e liposolubili, in specifici alimenti, fa si che per alcune di esse il rischio di apporto inadeguato sia particolarmente alto nell’ambito di stili alimentari poco variati e non perfettamente equilibrati. E il caso di alcune vitamine del gruppo B (B12, ma anche tiamina, niacina e B6), per le quali le fonti d’elezione sono cibi di origine animale e i cereali integrali, che possono essere quindi presenti in quantita insufficienti in particolari diete di esclusione.6 Un discorso a parte poi meritano i folati, un nutriente critico in tutta la vita fertile della donna.7 Per la vitamina D invece, il problema, che per alcune popolazioni e generale, riguarda la presenza di concentrazioni insufficienti nel sangue, dovute soprattutto ad insufficienti meccanismi di sintesi endogena, con conseguenze importanti in termini di rischio di rachitismo e osteoporosi. Ma non solo: molte ricerche confermano la relazione anche con l’aumento del rischio di patologie cronico-degenerative (soprattutto cardiovascolari) e indicano che l’apporto della vitamina, le cui fonti alimentari sono piuttosto limitate, e inadeguato specie nelle zone geografiche e nei periodi dell’anno meno soleggiati.8 Effetti protettivi importanti e ben noti sono svolti anche dalle altre vitamine liposolubili (A, E, K) e dalla vitamina C.9 Quest’ultima, insieme alla D e all’acido folico, e stata segnalata nell’ambito di EURRECA (EURopean micronutrient RECommendations Aligned), la rete di eccellenza promossa dalla Commissione Europea per armonizzare le raccomandazioni di micronutrienti attualmente adottate nei diversi Paesi e valutare l’adesione alle stesse raccomandazioni a livello di popolazione, tra i nutrienti con la maggiore prevalenza di apporto inadeguato in Europa.10
Minerali
Claims nutrizionali di vario tipo sono stati approvati anche per i minerali, coinvolti in un gran numero di funzione vitali: 10 per il magnesio, 8 per il calcio, 7 per rame e ferro, 6 per il selenio ecc. Anche per i minerali tuttavia vi puo essere un reale rischio di carenza. Rischio che ancora una volta puo essere associato a diete di esclusione, come nel caso di calcio e ferro (presenti in concentrazioni elevate in latte e carne rispettivamente), oppure all’assunzione con frutta e verdura anche di fitocomposti come gli ossalati, i fitati, i tannini e le fibre che interferiscono con l’assorbimento a livello intestinale. Ad esempio, gli stessi calcio e ferro se apportati dai vegetali sono assorbiti in modo incompleto.11 In particolare, per il ferro, EFSA ha ammesso l’importanza di carne e pesce (in una porzione singola da 50 g) nel migliorarne l’assorbimento, se assunti in concomitanza con altri alimenti che lo contengono. Tuttavia, il rischio di carenze di specifici minerali, soprattutto calcio, selenio e iodio, e stato descritto anche nella popolazione generale europea.12 Inoltre, l’analisi dei livelli di minerali nei vari gruppi di popolazione ha permesso di rilevare casi di rischio importante in relazione all’area geografica di provenienza, come ad esempio per il calcio tra gli adulti e iodio e ferro tra i bambini originari dell’Europa dell’est.13 Anche in Italia persiste a tutt’oggi una carenza endemica di iodio in alcune aree, come evidenziato dai dati di monitoraggio del “Programma nazionale di Prevenzione di Disordini da carenza iodica” dell’Istituto Superiore di Sanita, situazione che determina ancora un’alta percentuale di gozzo e disordini correlati. Il recente rapporto ISTISAN 14/6 sottolinea la necessita di decise azioni di intervento per la formazione del personale sanitario e campagne di informazione alla popolazione sull’importanza della iodoprofilassi – ricordiamo ad esempio quelle promosse dal Ministero della Salute sul consumo di sale iodato – al fine di una riduzione delle patologie correlate a carenza nutrizionale di iodio e dei costi socio-sanitari connessi.14
Multivitaminici-multiminerali
Nell’integrazione finalizzata al mantenimento dei livelli fisiologici di micronutrienti, trovano anche largo impiego i prodotti a base di mix di piu vitamine e/o minerali. La sicurezza d’uso di tali prodotti e confermata dai risultati di una metanalisi di 21 studi clinici randomizzati, che ha evidenziato come il consumo di multivitaminici-multiminerali corrisponda all’assunzione dei vari micronutrienti a livelli adeguati ma ben al disotto dei valori soglia, per periodi di tempo piu prolungati rispetto ai corrispondenti singoli componenti, in associazione con una migliore qualita della vita in generale e l’adozione di alimentazione e stili di vita piu sani.15 Lo studio piu importante tra quelli inclusi nella metanalisi e sicuramente il Physicians’ Health Study II, un trial clinico controllato, condotto in una popolazione di piu di 14.000 medici americani, di 50 anni o piu al momento del reclutamento, seguiti per circa 11 anni. Al termine del periodo di osservazione, la supplementazione con un multivitaminico e risultata associata alla riduzione modesta, ma significativa, del rischio di tumori, soprattutto tra i soggetti in eta piu avanzata (70 anni e oltre), confermando ancora una volta il ruolo dell’integrazione con vitamine e minerali in eta geriatrica.16 Inoltre, da un’analisi piu recente degli stessi dati e emersa anche una correlazione tra l’integrazione con un multivitaminico e la minore incidenza di cataratta.17 Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di questi dati, che supportano i benefici della supplementazione anche in una popolazione come quella dei medici, che gia si caratterizza per l’attenzione e l’adesione a corretti stili alimentari e di vita. A fronte delle diverse funzioni fisiologiche specifiche per i diversi micronutrienti, e stato proposto che l’assunzione di livelli adeguati di tutti i micronutrienti necessari possa comportare ulteriori benefici complessivi, soprattutto nella terza eta, modulando i processi comuni all’invecchiamento e alla progressione delle malattie degenerative.18 Infatti, oltre che al controllo del profilo metabolico, il corretto apporto di vitamine e minerali (oltre che di macronutrienti ed energia) concorrerebbe a rallentare il decadimento dell’attivita sia dell’enzima nitrossido sintetasi (eNOS) che mitocondriale (e quindi dei meccanismi ad essa correlati, come la replicazione del DNA e l’equilibrio osmotico) che e comune alla patogenesi di obesita e diabete oltre che dei processi fisiologici con l’eta, come la sarcopenia dell’anziano.19
Antiossidanti
La responsabilita della relazione tra l’adesione ad una dieta di tipo mediterraneo, ricca di frutta, verdura, cereali oltre a legumi, grassi vegetali insaturi, e la piu lunga aspettativa di vita o la minore prevalenza di malattie croniche viene generalmente attribuita a numerosi componenti dei cibi di origine vegetale. Oltre alle vitamine e ai minerali, ci sono altre sostanze contenute in piccole quantita e molto diverse tra loro che hanno in comune un’attivita di tipo antiossidante e che sono presenti prevalentemente nei frutti rossi, nel te, nel vino, nel cioccolato. In generale, l’aumento del consumo di questi cibi, e quindi della capacita antiossidante della dieta, si associa all’aumento delle difese dell’organismo contro i processi ossidativi, e al miglioramento del profilo metabolico.20,21 Lo studio MOLI-sani ad esempio ha evidenziato una relazione positiva tra consumo di alimenti ricchi di fitocomposti ad attivita antiossidante e lo stato di salute, soprattutto in termini di valori della pressione arteriosa e risposta antinfiammatoria anche in una popolazione italiana.22 Tali benefici, strettamente associati all’apporto dietetico, tendono a ridursi nella stessa coorte con l’eta, contemporaneamente alla sempre minore adesione alla dieta mediterranea (ricca in antiossidanti) anche per cause di natura socioeconomica.23 Antiossidanti sono la vitamina C, il beta carotene, ma anche composti come le antocianine (contenute nei frutti di colore violaceo), i flavanoli del cacao, gli acidi clorogenici del caffe, il licopene del pomodoro, i polifenoli del vino rosso e dell’olio extra vergine d’oliva. E stato proposto che il trattamento con antiossidanti possa essere efficace nelle prime fasi dell’insorgenza dell’aterosclerosi, prevenendo l’ossidazione delle LDL e le lesioni ossidative dell’endotelio.24 Altri studi suggeriscono il ruolo di particolari antiossidanti nella prevenzione della crescita tumorale, dell’infiammazione e della degenerazione del tessuto nervoso. I benefici degli antiossidanti sono stati messi in relazione con la capacita di legare i radicali liberi, proteggendo le cellule dalle specie reattive dell’ossigeno e regolando i processi ossidativi coinvolti nella trasduzione del segnale.
Acidi grassi polinsaturi e omega-3
La gia ricordata essenzialita degli acidi grassi polinsaturi della serie omega-3 deve tenere conto della limitata disponibilita di questi composti nell’alimentazione di tipo occidentale.25 Mentre il precursore acido alfa-linolenico si trova in quantita importanti nelle noci, in alcuni semi (lino, soia, colza) e negli oli derivati, nei vegetali a foglie verdi, e in concentrazioni minori in quasi tutti i vegetali, gli omega-3 a piu lunga catena EPA e DHA (acido docosapentaenoico e docosaesaenoico) si trovano soprattutto nei pesci grassi che vivono nei mari freddi. I pesci piu magri ma da noi piu diffusi (sogliola, branzino, orata), cosi come le uova, sono fonti meno ricche di questi importanti nutrienti. Infatti, e ormai ben stabilito e assunto dalla comunita scientifica internazionale il ruolo che questi composti (soprattutto il DHA) svolgono nella funzione delle cellule di organi altamente specializzati come il cervello e la retina.26 Ben noti sono anche i benefici degli omega-3 in prevenzione cardiovascolare: per l’acido alfa-linolenico e stato approvato il claim relativo al mantenimento della normale colesterolemia, mentre per EPA e DHA e stato stabilito il contributo alla normale funzione del cuore, al mantenimento della pressione sanguigna e dei livelli fisiologici di trigliceridi nel sangue. Studi di intervento su larga scala hanno poi dimostrato effetti sul ritmo cardiaco, sull’aggregazione piastrinica, sulla funzionalita endoteliale, sulla riduzione dei livelli circolanti di citochine proinfiammatorie (IL-6 TNF-alfa, PCR) e la maggiore stabilita della placca aterosclerotica.27 I molteplici benefici degli omega-3 sono strettamente legati alla concentrazione della dose giornaliera assunta e alla durata dell’assunzione, e si manifestano pertanto con tempi e modalita differenti. 500- 1000 mg di omega-3 al giorno sono sufficienti per produrre in poche settimane un effetto antiaritmico o per ottenere la riduzione della pressione arteriosa nell’arco di mesi o anni; sono invece necessarie concentrazioni superiori ai 2 g al giorno (ben lontane quindi da quelle ottenibili con la sola dieta) per settimane e mesi di assunzione, perche si manifestino rispettivamente l’effetto antitrombotico e la riduzione dei trigliceridi.
Proteine
Tra le proteine, quelle di origine vegetale sono in genere raccomandate da clinici e nutrizionisti in un’ottica di prevenzione, specie delle malattie cardiovascolari. 25-30 g di frazione proteica di soia al giorno, che si e dimostrata efficace nella modesta riduzione della colesterolemia LDL (-6-7%) e nell’aumento della colesterolemia HDL, si associano al miglioramento della funzionalita endoteliale e alla riduzione della pressione arteriosa. Studi osservazionali hanno infatti dimostrato che tra le popolazioni asiatiche che per tradizione consumano abitualmente alti livelli di soia si osserva una minore frequenza di malattie coronariche. Nonostante la frazione proteica della soia contenga numerosi componenti biologicamente attivi, compresi alcuni aminoacidi, la fibra, le saponine e le globuline, alcuni studi suggeriscono il contributo dei fitoestrogeni, e in particolare degli isoflavoni, nel determinare i benefici suggeriti dagli studi nutrizionali.28 Gli effetti delle proteine della soia sulla lipemia sono in larga parte correlati ai valori della colesterolemia basale, e quindi tanto maggiori quanto maggiore e la colesterolemia LDL prima della supplementazione.29 Gli effetti, che sono gia evidenti con una dose corrispondente a 40 mg/die di isoflavoni ma possono essere maggiori con dosaggi superiori agli 80 mg/die, sembrano piu marcati negli uomini rispetto alle donne, nelle donne in premenopausa rispetto alle piu anziane, nei pazienti con colesterolemia basale piu elevata, e piu significativi a breve termine piuttosto che dopo somministrazione prolungata. Dati incoraggianti vengono anche dagli studi che hanno valutato l’efficacia della frazione proteica del lupino (Lupinus albus), in alternativa a quella della soia, nel controllo dei livelli di colesterolo.
Fibre alimentari/prebiotici
Per fibra si intende quella porzione degli alimenti di origine vegetale che nell’organismo non viene digerita e che quindi, a differenza degli altri nutrienti, passa intatta attraverso lo stomaco e l’intestino senza essere assorbita. Convenzionalmente la fibra viene classificata in solubile (come i beta-glucani, la gomma di guar, le pectine), contenuta principalmente nell’orzo, nell’avena, nei legumi, e insolubile (come la cellulosa e la lignina), presente nelle farine integrali, nella frutta secca e in molti vegetali. Poiche e difficile distinguere i benefici dei due tipi di fibra, che possono coesistere all’interno di uno stesso alimento, si parla quasi sempre di fibra alimentare totale. Il consumo adeguato di fibra comporta innanzitutto il miglioramento della funzione del sistema gastrointestinale. Sono infatti stati approvati claims nutrizionali per le fibre da germe di grano (coadiuvanti dell’aumento della massa fecale e del transito intestinale), da orzo e avena (coadiuvanti dell’aumento della massa fecale), da segale (per la normale funzione intestinale). Alcune fibre poi come la pectina, i beta-glucani, l’inulina, l’oligofruttosio e le maltodestrine possono essere in parte fermentate dai batteri intestinali che dalla loro digestione producono composti che influenzano positivamente i processi intestinali ed il metabolismo dei carboidrati e dei grassi. E ormai riconosciuta l’associazione tra l’assunzione di arabinoxilano prodotto dall’endosperma del frumento, nell’ambito di un pasto, e la riduzione dell’aumento di glucosio ematico post-prandiale. Ancora, una dieta ricca di fibra produce una sensazione di sazieta piu prolungata nel tempo, anche grazie a meccanismi che influenzano la secrezione di diversi ormoni intestinali.30 In base a studi recenti poi, la fibra alimentare esercita un effetto protettivo anche sul sistema cardiovascolare. Ad esempio, i beta-glucani (1-3,1-4 beta-D-glucani), polisaccaridi presenti nella crusca dei chicchi di cereale, e soprattutto dell’orzo e dell’avena, dotati di alta solubilita ed elevato peso molecolare, in presenza di acqua formano una massa viscosa in grado di condizionare diverse funzioni dell’organismo umano. In particolare, le numerose evidenze scientifiche a supporto dei benefici dei beta-glucani per la colesterolemia hanno portato all’approvazione di specifiche indicazioni per i prodotti che contengono almeno 1 grammo di beta-glucani da orzo e da avena (nell’ambito di una dose giornaliera complessiva efficace da 3 grammi assunta con un’alimentazione equilibrata), nei confronti del mantenimento dei livelli di colesterolo e della riduzione della colesterolemia (Regolamento UE n. 432/2012). Infatti i risultati degli studi scientifici dimostrano che 3 grammi di beta-glucani al giorno riducono significativamente la colesterolemia totale e LDL di circa il 5-12% del valore basale e che la riduzione e gia evidente (1,73 e 2,21 mg/dL) per ogni grammo di beta-glucano assunto con la dieta, con evidenti benefici in termini di mantenimento dei valori fisiologici nella popolazione sana. Grazie all’alta viscosita i beta-glucani sono in grado anche di ritardare lo svuotamento gastrico e quindi l’assorbimento di glucosio. L’analisi di 34 studi clinici ha messo in luce che l’apporto di almeno 4 grammi di beta-glucani comporta una significativa riduzione della glicemia postprandiale.31 Anche i prebiotici sono sostanze di origine alimentare, non digeribili dal nostro organismo che pero, se somministrate in quantita adeguate, sono in grado di promuovere selettivamente la crescita e/o l’attivita di uno o piu batteri gia presenti nel tratto intestinale o assunti contestualmente al prebiotico, modulando positivamente la salute dell’ospite. Di fatto i prebiotici, attraverso gli acidi grassi a corta catena prodotti per fermentazione, costituiscono il nutrimento per i batteri utili per l’organismo umano – soprattutto appartenenti ai generi Lactobacillus e Bifidobacterium – e ne modificano la funzione, il metabolismo, la crescita e la presenza intestinale.32 Sono prebiotici alcuni carboidrati resistenti alla digestione del nostro organismo, come gli oligosaccaridi non digeribili o i carboidrati a corta catena che arrivano all’intestino crasso inalterati, alcune fibre alimentari solubili come l’inulina, e il lattulosio, i cosiddetti “amidi resistenti”, che si trovano ad esempio nella patata e in alcuni frutti acerbi come le banane. Un effetto clinicamente ben dimostrato riguarda la capacita dei carboidrati poco digeribili e a basso peso molecolare di migliorare il transito intestinale, modulando la flora batterica, nei pazienti costipati. Alcuni studi suggeriscono l’impiego dei prebiotici nel colon irritabile, nella prevenzione di calcoli di colesterolo e delle infezioni di origine intestinale. Anche l’oligofruttosio, come altri oligosaccaridi, ha un effetto rilevante sulla flora batterica del lume intestinale, soprattutto stimolando i bifidobatteri, il cui numero si riduce progressivamente con la crescita; la supplementazione con oligofruttosio e stata proposta per ridurre il rischio di diarrea e di disturbi del tratto gastrointestinale nei lattanti e nei primi anni di vita. I fruttani, pure ad azione prebiotica, costituiscono un gruppo di fruttooligosaccaridi (FOS) che sono contenuti in concentrazioni nell’ordine dei milligrammi in diversi vegetali (cipolla, banana, frumento, carciofo, aglio, cicoria ecc.). Somministrate con i probiotici (in sinbiotici) le fibre prebiotiche aumentano la sopravvivenza e quindi l’attivita del probiotico stesso oltre a stimolare la crescita di bifidobatteri e lattobacilli nel colon.
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