A seguito delle indagini condotte sui casi di epatite colestatica segnalati dopo l’assunzione di integratori alimentari contenenti estratti e preparati di Curcuma longa, e, in un caso, dopo il consumo di Curcuma in polvere, il gruppo interdisciplinare di esperti appositamente costituito e la sezione dietetica e nutrizione del comitato tecnico per la nutrizione e la sanità animale hanno concluso che, ad oggi, le cause sono verosimilmente da ricondurre a particolari condizioni di suscettibilità individuale, di alterazioni preesistenti, anche latenti, della funzione epato-biliare o anche alla concomitante assunzione di farmaci.
Gli eventi segnalati hanno coinvolto preparati ed estratti di curcuma diversi tra di loro e si sono verificati dopo l’assunzione di dosi molto variabili di curcumina, anche se nella maggior parte dei casi il titolo di tale sostanza era elevato e spesso associato ad altri ingredienti volti ad aumentarne l’assorbimento.
Fermo restando che nei prodotti che sono stati oggetto di verifiche analitiche da parte dell’ISS ed altri laboratori non è stato riscontrato nulla di anomalo ed anche la curcumina di origine sintetica, rinvenuta in alcuni prodotti, non giustifica quanto accaduto, il Ministero sarebbe pervenuto alla conclusione che si sia trattato di effetti indesiderati correlabili a condizioni particolari di ipersensibilità individuale (idiosincrasia) o dovuta ad alterazioni della funzione epatobiliare preesistenti e probabilmente non note, oppure anche alla contemporanea assunzione di farmaci.
Le analisi effettuate sui campioni dei prodotti correlati ai casi di epatite hanno escluso la presenza di contaminanti o di sostanze volontariamente aggiunte quali possibili cause del danno epatico.
Dall’esame dei dati della letteratura scientifica e dalle informazioni fornite dagli altri Stati membri, sono emerse segnalazioni di casi di epatiti acute ad impronta colestatica correlati all’uso di estratti di curcuma anche in altri Paesi.
Pertanto, alla luce di tali conclusioni, si è deciso di adottare una specifica avvertenza per l’etichettatura degli integratori in questione, volta a sconsigliarne l’uso a soggetti con alterazioni della funzione epato-biliare o con calcolosi delle vie biliari e, in caso di concomitante assunzione di farmaci, ad invitare comunque a sentire il parere del medico.
Per la curcuma in polvere, considerando la storia e le dimensioni del consumo come alimento, non sono emersi elementi per particolari raccomandazioni.
La situazione continuerà ad essere seguita con attenzione in relazione all’emergere di eventuali nuovi elementi o dati scientifici da considerare al fine di tutelare la sicurezza dei consumatori.