In crescita l’occupazione: gli addetti nell’industria farmaceutica sono aumentati arrivando a 64.000. in crescita la produzione arrivata a 30 miliardi, grazie alla forza trainante dell’export(21 miliardi, pari al 71%). Le esportazioni dal 2010 hanno avuto un’impennata del 52% rispetto a una media dei Paesi Ue del 32%. Segno più anche per gli investimenti che sono stati di 2,7 miliardi (1,5 in R&S e 1,2 in produzione), con un aumento del 20% in tre anni, pari a 450 milioni.
Ai numeri si aggiungono anche le eccellenze tutte italiane. A cominciare dal biotech: le ormai oltre 200 aziendenel Paese, sono una realtà consolidata e investono in R&S circa 650 milioni con oltre 300 progetti di ricerca. Poi ci sono i vaccini che generano risparmi significativi: per 1 euro speso se ne risparmiano 16 per i costi della malattia evitati; fino a 44, se si considerano anche l’aumento delle risorse, della durata e della qualità di vita della popolazione. Eccellenze anche nelle Terapie Avanzate, 3 su 6 di quelle autorizzate in Europa sono italiane, nei farmaci orfani (alle malattie rare è destinato il 25% del totale degli studi clinici in Italia), negli emoderivati (settore in cui il nostro Paese è campione, con importanti investimenti nazionali e internazionali) e nella medicina di genere. Nonché nel Contract Development and Manufacturing Organization (CDMO), cioè i produttori “conto terzi”. Settore che, secondo uno studio di Prometeia, è al primo posto in Europa davanti alla Germania per valore della produzione (1,7 miliardi, di cui il 70%, cioè 1,2 miliardi, rivolto all’export) e conta 9.000 addetti. Infine un indotto di eccellenza e altamente innovativo con 66.000 addetti, 14 miliardi di produzione e più di 800 milioni di investimenti. Considerando gli occupati nella distribuzione (oltre 12.000) e nelle farmacie (85.000), la somma di addetti diretti, indotto e filiera è pari a 228.000.
Altro fiore all’occhiello è la Ricerca e sviluppo che ha consolidato il nuovo modello di open innovation basato sulla collaborazione crescente tra realtà diverse come dimostra l’incremento del 95% di R&S in partnership negli ultimi 5 anni. Nel 2016 si è tradotto in investimenti per 1,5 miliardi, 700 milioni in studi clinici con 6.200 addetti di cui il 52% sono donne. Gli ampi spazi per le donne si confermano anche tra gli addetti: sono il 44% del totale (vs 25% del resto dell’industria) con ruoli importanti nell’organizzazione aziendale (29% dei dirigenti rispetto al 12% del resto dell’industria) e strategici, come ad esempio la R&S (52% del totale). Il settore, con addetti altamente qualificati (90% laureati e diplomati), si caratterizza inoltre per un modello innovativo di Relazioni Industriali e una contrattazione aziendale molto diffusa e strumenti di welfare moderni ed efficaci (come ad esempio asili nido, mense aziendali e prevenzione). E proprio con i Sindacati le imprese affrontano la nuova sfida della formazione a vantaggio di giovani e meno giovani per le professioni che verranno.
La presenza farmaceutica è concentrata principalmente in Lombardia (prima regione farmaceutica con 28.000 occupati diretti, e 18.000 dell’indotto), Lazio (prima per export, seconda per numero di occupati16.000 e 6.000 nell’indotto), Toscana (regione specializzata in vaccini emoderivati biotech con 7.000 addetti diretti e 4.000 nell’indotto), Emilia Romagna (3.600 addetti), (Veneto 3.000 occupati e 7.000 nell’indotto)con una presenza rilevante anche in altre Regioni sia nel Nord, sia nel Centro-Sud. Nel Mezzogiorno (Abruzzo, Campania, Puglia, Sicilia) le imprese del farmaco contano complessivamente 4.000 addetti. Rappresentano il 6% dell’occupazione, l’11% degli investimenti in produzione e il 12% dell’export. Con un export che negli ultimi 10 anni è più che raddoppiato. Un risultato migliore della media europea e della stessa Germania. E il valore aggiunto per addetto è più che doppio rispetto al totale dell’economia.
L’industria è una risorsa anche per la Sanità pubblica che ha una spesa farmaceutica ai minimi europei e i prezzi dei medicinali più bassi: per l’assistenza farmaceutica lo Stato spende 288 euro procapite all’anno,80 centesimi al giorno, più bassa del 29%rispetto alla media deibig Ue (405 euro). I prezzi dei medicinali, negoziati a livello centrale con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), sono inferiori in genere del 15% rispetto a quelli dei grandi Paesi europei. Con notevoli risparmi anche per il Ssn.
Infine i biosimilari: i dati 2016 sulle vendite nei primi 7 mercati europei (Italia, Germania, Francia, Spagna, UK, Belgio e Svezia) mostrano che l’Italia è prima per valore e quantità. Rispetto ai Paesi Top 7 europei l’Italia rappresenta il 27% delle vendite dei biosimilari, molto di più della quota riferita a tutto il mercato (18%). L’Italia inoltre è prima anche in termini di consumi procapite, superiori a quelli di Paesi come Germania e Svezia. Rispetto al totale della farmaceutica convenzionata, i medicinali a brevetto scaduto in Italia rappresentano il 76% della spesa e il 94% dei consumi (espressi in confezioni), circa il 30% dei quali e costituito da medicinali generici unbranded. Dal 2001 in avanti i farmaci generici hanno aumentato la loro quota di mercato dall’1% al 21% delle confezioni