Ictus, il rischio si riduce con l’acido folico
Attualmente l’ictus è la seconda causa di morte nel mondo e la prima in Cina. La prevenzione primaria rappresenta un’arma importante considerando il fatto che il 77% degli ictus sono primi episodi. Fino ad oggi non ci sono chiare evidenze scientifiche sull’efficacia dell terapie a base di acifo folico nella prevenzione primaria.
Per questo i ricercatori guidati da Yong Huo, del Peking University First Hospital di Pechino, hanno voluto indagare l’efficacia della combinazione di acido folico e terapia standard in un ampio studio, denominato “China stroke primary prevention trial”, che ha coinvolto 20.702 adulti ipertesi senza una precedente storia di ictus o infarto, in 32 comunità delle province cinesi di Jiangsu e Anhui.
I partecipanti sono stati divisi in modo causale in due gruppi: il primo ha seguito una terapia giornaliera a base di enalapril (10 mg), farmaco usato per il trattamento della pressione alta, e acido folico (0,8 mg), mentre il resto del campione ha seguito il normale trattamento con il singolo antipertensivo. Tutti i soggetti sono stati inoltre sottoposti all’esame delle variazioni dei genotipi MTHFR C677T, che possono influenzare i livelli di folati.
In circa quattro anni e mezzo, da maggio 2008 ad agosto 2013, tanto è durato lo studio, si è verificato un primo episodio di ictus in 282 partecipanti (il 2,7%) del gruppo che assumeva acido folico insieme al farmaco antipertensivo, contro i 355 casi (3,4%) verificatisi nel gruppo che seguiva la terapia standard. Questo consente di dire che l’uso combinato di enalapril e acido folico ha portato a una riduzione dello 0,7% del rischio assoluto e del 21% del rischio relativo.
Le analisi hanno anche evidenziato riduzioni significative, tra i partecipanti che assumevano la terapia combinata, del rischio di ictus ischemico (2,2% contro 2,8% del gruppo di controllo) e degli eventi cardiovascolari come infarto e morte cardiovascolare (3,1% contro 3,9%).
Come spiegano i ricercatori sulle pagine del Journal of american medical association (Jama), il fattore determinante per l’efficacia della terapia con acido folico per la prevezione primaria dell’ictus è il livello di base dei folati nel sangue, misurati in partenza insieme alle variazioni del gene MTHFR.
I benefici raggiunti attraverso l’assunzione dell’acido folico, infatti, non sono stati uguali in tutti i soggetti. «Il nostro è il primo studio randomizzato su larga scala del genere e i risultati hanno messo in evidenza che l’effetto benefico è più pronunciato nei partecipanti con livelli bassi di folati», spiegano i ricercatori. «Ipotizziamo che anche nei paesi con fortificazione di acido folico e diffuso utilizzo di integratori, come negli Stati Uniti e in Canada, ci possa essere ancora un margine per ridurre ulteriormente l’incidenza di ictus con una terapia più mirata con acido folico, in particolare tra i soggetti con il genotipo TT e bassi o moderati livelli di folati».
Un dato interessante se si pensa che enormi fette di popolazione in Cina, Bangladesh e Scandinavia presentano bassi livelli di folati, quindi in questi soggetti l’integrazione di acido folico porterebbe a buoni risultati.
In un editoriale che accompagna lo studio, Meir Stampfer e Walter Willett, della Harvard TH chan school of public health di Boston, sostengono che «anche se i partecipanti allo studio avevano tutti l’ipertensione, non c’è motivo di dubitare che l’acido folico sarebbe efficace anche nei normotesi, anche se l’effetto assoluto sarebbe più ridotto».
Non bisogna dimenticare che è possibile raggiungere adeguati livelli di folati anche attraverso l’alimentazione, mangiando ortaggi, verdure a foglia verde, frutta, noci, fagioli e piselli, ricordano Stampfer e Willett, «tuttavia per molte popolazione arrivare ad adeguati livelli solo attraverso la dieta è difficile, per ragioni economiche e di disponibilità. Questo studio sembra supportare i programmi di fortificazione, dove possibile, e la supplementazione attraverso integratori di acido folico».
fonte: dica33.it