Il Ginkgo biloba è l’unica specie sopravvissuta della famiglia Ginkgoaceae. È forse la pianta più antica oggi esistente: popola la terra da 250 milioni di anni senza mostrare cenni di cedimento, resiste a climi anche molto rigidi e si adatta a diversi tipi di terreno. Il nome di questa pianta deriva dal cinese “yin-kuo” Il nome della specie (biloba) deriva invece dal latino bis e lobus con riferimento alla divisione in due lobi delle foglie, a forma di ventaglio.
A livello fitoterapico: i flavonoidi e ginkgolidi estratti dalle foglie del ginkgo hanno notevoli proprietà nei confronti del micro-circolo, sfruttabili in caso di problemi alla circolazione sanguigna, con attenzione all’inibizione del PAF e conseguente effetto anticoagulante.
L’aspetto che ci preme sottolineare in questo articolo, è tuttavia l’effetto sul sistema nervoso centrale. Gli estratti di Ginkgo sono infatti in grado di stimolare il NGF (fattore di crescita neuronale) con un effetto benefico sulla sopravvivenza dei neuroni.
Tali effetti sono stati sostenuti da un articolo del 2015, nel quale gli studiosi hanno messo a confronto i risultati di diversi studi ed esperimenti condotti su estratti di Ginkgo, cercando di capire se un trattamento del genere possa essere vantaggioso, proprio per i malati di Alzheimer e per i pazienti con sintomi neuropsichiatrici.
I risultati sono stati soddisfacenti: si è visto infatti che gli effetti positivi elencati sopra danno il loro meglio con l’assunzione di una dose giornaliera di 240 mg di estratto di Ginkgo, in un trattamento che va dalle 22 alle 26 settimane. Statisticamente, i pazienti trattati con Ginkgo hanno ottenuto risultati superiori rispetto al gruppo di controllo, migliorando in generale la funzione cognitiva, la valutazione delle attività quotidiane e i sintomi neuropsichiatrici. Anche per il sottogruppo dei malati di Alzheimer i miglioramenti sono stati paragonabili.
La Schisandra, invece, è conosciuta anche con il nome di five-flavor-fruit (dal cinese wǔwèi zi) e deriva dal fatto che le bacche di Schisandra posseggono tutti e 5 i sapori fondamentali della medicina cinese: dolce, salato, amaro, piccante e acido. Dalle bacche della pianta si ricavano composti quali la schisandrina e altri lignani, che hanno dimostrato avere effetti su molteplici sistemi fisiologici.
Dall’effetto sul micriobiota intestinale, al miglioramento del quadro lipidico ematico fino ad effetti cardioprotettivi, anti-fatica e, ovviamente, contro il declino cognitivo.
Quest’ultima proprietà si deve alla frazione dei lignani, in grado di ridurre il danno neuronale ed aumentare le performance cognitive.
Su un modello animale di demenza senile, si è osservato che la somministrazione di Schisandra (e di Alpinia oxyphilla) è in grado di aumentare il numero di recettori per acetilcolina e M1 e di avere effetti neuroprotettivi. Diversi altri studi preliminari in vivo sono concordi su questo effetto e presentano la Schisandrina (e suoi derivati) come i probabili responsabili dell’azione neuroprotettiva.
Fonti
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Biomed Pharmacother. 2018 Jan;97: 128-135. doi: 10.1016/j.biopha.2017.10.088. Epub 2017 Nov 6