I risultati hanno mostrato che non c’era differenza significativa tra i gruppi nel punteggio ottenuto nelle ADHD Rating Scale del genitore e dell’insegnante all’inizio dello studio e che tale punteggio è migliorato in entrambi i gruppi al termine del periodo di osservazione: Risultati simili sono stati ottenuti nei due gruppi anche in termini di tempo al miglioramento, riduzione dei sintomi ed effetti avversi, risultati di lieve entità. L’uso di zafferano a scopi medicinali non è una novità: è stato tradizionalmente usato per i suoi effetti antispasmodici, antisettici, antitumorali e anticonvulsivanti e, grazie alle ricerche dello stesso Akhondzadeh, è già presente in alcuni farmaci antidepressivi disponibili in Europa e in Iran, sede dello studio e principale produttore della spezia. In effetti, lo zafferano insieme ai costituenti attivi, aumenta l’inibizione della ricaptazione di dopamina e norepinefrina, è antagonista del recettore dell’acido N-metil D-aspartico e agonisa del GABA-á. Nonostante i risultati promettenti di questo studio, gli autori concordano sulla necessità di ripetere la ricerca in studi controllati più ampi con placebo e a lungo termine. «è importante anche arruolare negli studi popolazioni con diverse origini etniche, in quanto quelle presenti in Iran potrebbero avere varianti genetiche che le consentirebbero di avere una risposta positiva maggiore allo zafferano, come già costatato per altre erbe» notano in un commento Patricia Gerbarg, del New York Medical College e Richard Brown, del Columbia University College of Medicine di New York.
J Child Adolesc Psychopharmacol. 2019. doi: 10.1089/cap.2018.0146 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30741567