TRIFOLIO ROSSO – EFFETTI FISIOLOGICI
Il trifoglio rosso (Trifolium pratense L.) è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Fabaceae. Cresce spontaneamente in prati e pascoli e la raccolta avviene tra maggio e ottobre. …
Il trifoglio rosso (Trifolium pratense L.) è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Fabaceae. Cresce spontaneamente in prati e pascoli e la raccolta avviene tra maggio e ottobre. E’ una pianta diffusa su tutto il territorio italiano dal momento che si adatta bene a qualsiasi altitudine (0-2.600 m s.l.m.). La radice a fittone è caratterizzata dalla presenza di colonie di batteri azoto fissatori. Il fusto, che presenta ramificazioni, raggiunge 30 cm in altezza ed è coperto da tricomi. Le foglie, lungamente picciolate e trifogliate, hanno forma ellittica o obovata con margine intero. La pagina superiore della foglia è di colore verde acceso e presenta una caratteristica macchia biancastra a “V”; quella inferiore invece è verde scuro. I fiori, color rosso-violetto, sono riuniti in capolini globosi. Il trifoglio rosso è tra le piante autorizzate all’uso negli integratori alimentari dal Ministero della salute (Decreto dirigenziale 27 marzo 2014). Le parti della pianta ammesse sono i fiori e le parti aeree, ma gli effetti fisiologici consentiti secondo le linee guida ministeriali (“Funzionalità delle prime vie respiratorie”; “Contrasto dei disturbi della menopausa”;. “Fisiologica funzionalità cutanea”; “Funzioni depurative dell’organismo”) sono spendibili solo per i fiori. Tradizionalmente, il trifoglio rosso è sempre stato utilizzato per il trattamento di tosse, asma, bronchite, psoriasi e eczema (1). A questa pianta è correlata anche una certa attività estrogenica (da qui il claim rivendicabile sui disturbi della menopausa), che è associata al suo contenuto elevato in isoflavoni, rappresentati da quattro molecole principali: genisteina, daidzeina, biocanina A e formononetina. Biocanina A e formononetina, che derivano rispettivamente dalla metilazione di genisteina e daidzeina, sono presenti nella pianta in concentrazione più elevata rispetto alle corrispettive forme demetilate. Altri costituenti caratteristici di questa specie sono: glicosidi cianogenici derivati della cumarina, olio essenziale, minerali, vitamine e clorofilla. I fitoestrogeni sono contenuti in diversi organi epigei della pianta, come l’apparato fogliare, lo stelo e i fiori. In alcuni studi è stato osservato come la distribuzione degli stessi può variare sia in funzione della parte di pianta considerata che dello stadio di maturazione della pianta (1-3). Dai dati di seguito riportati sembra che gli isoflavoni siano presenti in quantità maggiore nelle parti aeree della pianta e in misura minore nei fiori, ma solo a quest’ultimi è correlato il claim sulla menopausa (linee guida ministeriali).
Uno studio condotto nello stato dell’Illinois ha messo a confronto la concentrazione di daidzeina, genisteina, formononetina e biocanina A in estratti acquosi degli organi ipogei di trifoglio rosso (foglie, steli, piccioli e capolini) con le quantità trovate nei capolini fioriti, raccolti in differenti stadi di maturazione della pianta, da giugno a ottobre 20012. Dalle analisi condotte con metodo HPLC (cromatografia liquida ad elevata prestazione) è emerso in generale che, in tutti i periodi di raccolta, la concentrazione di isoflavoni era maggiore negli organi epigei rispetto ai capolini fioriti. La maggior concentrazione degli isoflavoni in foglie, steli, piccioli e capolini del trifoglio rosso rispetto ai capolini fioriti si riflette anche sull’attività estrogenica della pianta che, misurata con una specifica metodica in vitro, è risultata più marcata per gli estratti delle parti aeree che per quelli dei fiori (2). In un secondo studio condotto nel 2006, un gruppo di ricercatori canadesi ha caratterizzato il profilo in isoflavoni di 13 diverse cultivars di trifoglio rosso raccolte in due momenti distinti, nel periodo di germinazione, quando le gemme sono appena visibili, e nella fase tardiva della fioritura, quando la maggior parte delle gemme sono fiorite1. Dalle analisi condotte in HPLC, si è osservato che gli isoflavoni, in particolare formononetina e biocanina A, sono presenti in maggiore quantità nelle foglie, seguite da steli e piccioli, nei quali il contenuto di tali molecole è simile soprattutto durante la fioritura. E’ durante questo periodo che nelle foglie si trova il contenuto maggiore di fitoestrogeni. I fiori, invece, sono la parte della pianta con il contenuto più basso in isoflavoni totali.). I risultati ottenuti nello studio di Tsao et al. (2006)(1) confermano quelli di un precedente studio (3) in cui è stata valutata la variazione del contenuto di isoflavoni (totali, formononetina e biocanina A) in due cultivar di trifoglio rosso in differenti stadi di maturazione della pianta. In linea generale, si è osservato che in tutte le fasi di sviluppo del trifoglio, le foglie contengono in media una concentrazione maggiore di isoflavoni (11,97 mg/g su estratto secco), mentre il loro contenuto è nettamente più basso negli steli (4,9 mg/g) e nelle infiorescenze (3,3 mg/g). I risultati di questi studi dimostrano come le parti aeree del trifoglio rosso abbiano un contenuto in isoflavoni maggiore rispetto ai fiori. Coerentemente ai risultati di tali studi e fermo restando che, in generale, in merito alle funzioni fisiologiche delle piante (Botanicals) negli alimenti si attende la decisione della Commissione europea 4 , resta comunque la necessità, a livello nazionale, di correlare alla parte di pianta che contiene la maggiore quantità di isoflavoni, ovvero gli altri organi epigei della pianta, l’effetto fisiologico sui disturbi della menopausa, permesso oggi solo per i fiori 5. __________________
1 R., Tsao, et al. Isoflavone Profiles of Red Clovers and Their Distribution in Different Parts Harvested at Different Growing
Stages. J Agric Food Chem 2006; 54: 5797-5805
2 N.L., Booth, et al. Seasonal variation of red clover (Trifolium pratense L., Fabaceae) isoflavones and estrogenic activity. J Agric
Food Chem 2006; 54: 1277-1282
3 E., Sivesind, P., Seguin. Effects of the Environment, Cultivar, Maturity, and Preservation Method on Red Clover Isoflavone
Concentration. J Agric Food Chem 2005; 53: 6397-6402
4 Rif. Regolamento (UE) 1924/2009
5 Tale richiesta è stata avanzata al Ministero della salute da SISTE
Uno studio condotto nello stato dell’Illinois ha messo a confronto la concentrazione di daidzeina, genisteina, formononetina e biocanina A in estratti acquosi degli organi ipogei di trifoglio rosso (foglie, steli, piccioli e capolini) con le quantità trovate nei capolini fioriti, raccolti in differenti stadi di maturazione della pianta, da giugno a ottobre 20012. Dalle analisi condotte con metodo HPLC (cromatografia liquida ad elevata prestazione) è emerso in generale che, in tutti i periodi di raccolta, la concentrazione di isoflavoni era maggiore negli organi epigei rispetto ai capolini fioriti. La maggior concentrazione degli isoflavoni in foglie, steli, piccioli e capolini del trifoglio rosso rispetto ai capolini fioriti si riflette anche sull’attività estrogenica della pianta che, misurata con una specifica metodica in vitro, è risultata più marcata per gli estratti delle parti aeree che per quelli dei fiori (2). In un secondo studio condotto nel 2006, un gruppo di ricercatori canadesi ha caratterizzato il profilo in isoflavoni di 13 diverse cultivars di trifoglio rosso raccolte in due momenti distinti, nel periodo di germinazione, quando le gemme sono appena visibili, e nella fase tardiva della fioritura, quando la maggior parte delle gemme sono fiorite1. Dalle analisi condotte in HPLC, si è osservato che gli isoflavoni, in particolare formononetina e biocanina A, sono presenti in maggiore quantità nelle foglie, seguite da steli e piccioli, nei quali il contenuto di tali molecole è simile soprattutto durante la fioritura. E’ durante questo periodo che nelle foglie si trova il contenuto maggiore di fitoestrogeni. I fiori, invece, sono la parte della pianta con il contenuto più basso in isoflavoni totali.). I risultati ottenuti nello studio di Tsao et al. (2006)(1) confermano quelli di un precedente studio (3) in cui è stata valutata la variazione del contenuto di isoflavoni (totali, formononetina e biocanina A) in due cultivar di trifoglio rosso in differenti stadi di maturazione della pianta. In linea generale, si è osservato che in tutte le fasi di sviluppo del trifoglio, le foglie contengono in media una concentrazione maggiore di isoflavoni (11,97 mg/g su estratto secco), mentre il loro contenuto è nettamente più basso negli steli (4,9 mg/g) e nelle infiorescenze (3,3 mg/g). I risultati di questi studi dimostrano come le parti aeree del trifoglio rosso abbiano un contenuto in isoflavoni maggiore rispetto ai fiori. Coerentemente ai risultati di tali studi e fermo restando che, in generale, in merito alle funzioni fisiologiche delle piante (Botanicals) negli alimenti si attende la decisione della Commissione europea 4 , resta comunque la necessità, a livello nazionale, di correlare alla parte di pianta che contiene la maggiore quantità di isoflavoni, ovvero gli altri organi epigei della pianta, l’effetto fisiologico sui disturbi della menopausa, permesso oggi solo per i fiori 5. __________________
1 R., Tsao, et al. Isoflavone Profiles of Red Clovers and Their Distribution in Different Parts Harvested at Different Growing
Stages. J Agric Food Chem 2006; 54: 5797-5805
2 N.L., Booth, et al. Seasonal variation of red clover (Trifolium pratense L., Fabaceae) isoflavones and estrogenic activity. J Agric
Food Chem 2006; 54: 1277-1282
3 E., Sivesind, P., Seguin. Effects of the Environment, Cultivar, Maturity, and Preservation Method on Red Clover Isoflavone
Concentration. J Agric Food Chem 2005; 53: 6397-6402
4 Rif. Regolamento (UE) 1924/2009
5 Tale richiesta è stata avanzata al Ministero della salute da SISTE