Il Cacao sembrerebbe possedere diverse proprietà grazie ai suoi numerosi componenti. Oltre ai flavanoli noti per le loro proprietà antiossidanti e i conseguenti effetti protettivi sul sistema cardio- e cerebrovascolare, altri costituenti attivi del cacao sono le metilxantine caffeina e teobromina.
La teobromina, alcaloide naturale presente nelle piante di cacao e nei suoi derivati (ed in piccole quantità nelle foglie del tè), si accumula nelle foglie giovani e la concentrazione decresce man mano che la pianta matura. Nel cioccolato il rapporto caffeina/ teobromina è all’incirca 1:5. I livelli di teobromina sono più alti nelle fave di cacao (circa 1,2-5 g/100 g) e nel cioccolato fondente ~ 1 g/100 g) e più bassi nel cioccolato al latte (0.1-0.5 g/100 g).
La caffeina differisce dalla teobromina solo per la presenza di un gruppo metilico in più che consente alla caffeina di attraversare con meno difficoltà la barriera ematoencefalica. Solo un piccolo quantitativo di caffeina (0,5-10%) è escreto dall’organismo senza modificazioni metaboliche; una parte ragguardevole è metabolizzata in oltre venti molecole diverse (dimetil-xantine, acidi urici, monometil e dimetil-uracili), tra cui la teobromina.
Un gruppo di ricerca italiano ha pubblicato una review che riassume le evidenze scientifiche esistenti sui potenziali effetti benefici della teobromina sulle funzioni cognitive e sulla sua capacità di prevenire l’insorgenza di patologie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer. Le metilxantine sono antagonisti non selettivi del recettore dell’adenosina. Esistono 4 differenti recettori dell’adenosina: A1, A2B e A3 sono maggiormente distribuiti nel cervello, mentre i recettori A2A sono principalmente localizzati a livello periferico, nei vasi sanguigni e nel cuore. Il recettore A1 blocca la trasmissione colinergica, mentre l’attivazione del sistema nervoso centrale (SNC) attraverso i recettori A2A porta all’inibizione del rilascio di dopamina e glutammato. Le metilxantine, quindi, agendo da antagonisti di A1 e A2A, sono in grado di stimolare il CNS. La teobromina sembra avere la stessa affinità per i recettori A1 e A2A, mentre la caffeina ha un’affinità leggermente inferiore per i recettori A1. Dei 2.422 studi identificati in tre banche dati, solo 19 sono stati ritenuti idonei per l’inclusione nella review: 11 studi condotti su animali (1977-2017) e 8 trial clinici nell’uomo (1970-2015). Le maggiori evidenze sugli effetti migliorativi delle funzioni cognitive della teobromina provengono dai risultati di studi su modelli animali e in vitro, miglioramenti dovuti alla modulazione di sistemi catecolaminergici e colinergici e all’azione antinfiammatoria e neuroprotettiva della teobromina. I risultati dello studio su animali più recente esaminato nella review, nel quale dei topi sono stati alimentati per 30 giorni con una dieta arricchita di teobromina, hanno dimostrato la capacità di tale sostanza di attraversare la barriera ematoencefalica. Una serie di meccanismi attivati dalla teobromina sia nell’ippocampo che nella corteccia cerebrale depongono a favore della capacità di questa sostanza di migliorare le funzioni cognitive. I pochi studi disponibili sugli effetti benefici della teobromina sulle funzioni cognitive, condotti in volontari sani, si sono incentrati su risultati differenti, pertanto sono difficili da comparare. Si tratta inoltre di studi di durata limitata e su un campione non numeroso di soggetti. La dose di teobromina considerata sicura e ben tollerata dagli esseri umani è pari ad 1 g (esposizione acuta); non sono stati condotti studi a lungo termine né di assunzione cronica. In diversi trials clinici la teobromina è stata somministrata in associazione con caffeina per valutarne gli effetti sinergici. La caffeina da sola ha un effetto stimolante maggiore sul SNC, in particolare sulla vigilanza, sull’attenzione, sull’euforia e sull’entusiasmo, mentre la teobromina sembrerebbe agire più sulla motivazione e sulla calma. L’esposizione combinata a caffeina e teobromina ha dimostrato un effetto acuto sul tono edonico e sulle capacità mnemoniche. Studi su animali hanno evidenziato una correlazione inversa tra i livelli di teobromina nel fluido cerebrospinale (CSF) e la concentrazione del peptide beta-amiloide (ASymbol 42) -proteina coinvolta nello sviluppo della malattia di Alzheimer – che tenderebbe a diminuire. Gli studi sull’uomo sembrerebbero confermare la correlazione inversa tra consumo di caffeina e teobromina (stimato in base al consumo di cioccolato) e livello di biomarker liquorale (oltre che sierico) di malattia di Alzheimer (peptide ASymbol 42) in soggetti con decadimento cognitivo lieve e malattia di Alzheimer, mentre non è stata trovata nessuna correlazione tra consumo di caffeina o altri principali metaboliti attivi (diversi da teobromina) e Aβ42 liquorale. I livelli di teobromina liquorale erano positivamente correlati con i livelli di altre xantine nel liquido cerebrospinale, ma non nel plasma, quindi non erano proporzionali al consumo stimato di teobromina dal cioccolato: questo suggerisce che la teobromina potrebbe essere costruita attraverso processi metabolici centrali che promuovono la demetilazione della caffeina. Con la caffeina ed altri metaboliti attivi, diversi dalla teobromina, non è stata osservata la stessa correlazione. Questo fenomeno, probabilmente legato alla conversione, a livello centrale, della caffeina in teobromina, suggerisce un possibile ruolo di questa metilxantina nella prevenzione della neurotossicità del peptide beta-amiloide nei pazienti affetti da Alzheimer. Tali effetti sono stati tuttavia osservati in studi condotti su individui con deterioramento cognitivo lieve o con malattia di Alzheimer; mancano evidenze su soggetti sani. Alcuni studi hanno inoltre osservato un potenziale effetto benefico della teobromina sulle funzioni cognitive attraverso un meccanismo d’azione indiretto di questa metilxantina attraverso il miglioramento del flusso ematico cerebrale; la teobromina è risultata più efficace della caffeina come vasodilatatore e stimolante cardiaco. Nel cacao sono contenute diverse sostanze attive ciascuna delle quali, con il proprio differente meccanismo d’azione, può contribuire a potenziali effetti neuroprotettivi. Ulteriori studi sono tuttavia necessari per approfondire il ruolo della teobromina somministrata da sola o in combinazione con caffeina o altri componenti del cacao sulla prevenzione del deterioramento cognitivo e in particolare della malattia di Alzheimer, anche per esposizioni a lungo termine.
FONTE: Psychopharmacology. Pubblicato on line prima della stampa DOI: 10.1007/s00213-019- 5172-0. Exploring cocoa properties: is theobromine a cognitive modulator? Autori: I. Cova, V. Leta, C. Mariani, L. Pantoni, S. Pomati